Carteggio Gaeta-Belardi (1984-2005)
GB 1 – 24.2.1984 – Colloquio di circa 3 min nel
corridoio di glottologia
Alla mia richiesta di notizie sul professor Lucidi, risponde con un "Su chi?". Dopo una frazione di
secondo capisce di chi parlo; ha molta premura e mostra indifferenza all
GB 2 –
29.3.1985 – Lettera ordinaria
Chiar.mo Prof. Belardi,
circa un anno fa ebbi occasione di accennarLe ai
miei studi sulle teorie prosodiche di Mario
Lucidi. Ho letto con molto interesse il libro da Lei curato, e sto
raccogliendo delle interviste tra le persone che Lo hanno conosciuto e
apprezzato. In particolare cerco del materiale (manoscritti, dattiloscritti, nastri magnetici) che i parenti
suppongono possano essere stati dati ai colleghi di Facoltà.
Da diversi anni conduco esperimenti di fonetica (da fisico e non da linguista) e
probabilmente in futuro ne pubblicherò i
risultati, che molto dovranno al genio del Lucidi. Le sarei grato pertanto se Lei potesse dedicarmi un po’ del
Suo tempo per una breve intervista.
Con i migliori saluti.
GB 3 –
22.4.1985 – Intervista di circa 30 min (vedi AG 4, p. 9 e 10).
GB 4 –
6.11.1985 – Colloquio di circa 2 min
nel corridoio di glottologia
Gli chiedo un giudizio
sul TOTOTONO che gli avevo lasciato parecchie settimane prima. Risponde che ne
avremmo riparlato “tra un paio di
stagioni”.
GB 5 –
3.11.1986 – Colloquio di circa 7 min
nella biblioteca di glottologia
Dietro mia richiesta mi farà avere le fotocopie
complete dei "Preliminari a un corso
di fonologia indoeuropea" e, forse (previa autorizzazione di Walter Lucidi?) anche la tesi di laurea
sugli scacchi. Nessun accenno al Tototono.
Si mostra del tutto neutro. Accenna ad una sua prossima pubblicazione di
iranistica in cui citerà Lucidi.
GB 6 –
21.2.1987
Vado per l’ennesima volta all’istituto di
Glottologia, senza trovare né Belardi
né le dispense promessemi. Una impiegata, gentile ed efficiente, però, avendo
visto, forse per caso, nella cosiddetta “biblioteca
Pagliaro” quanto da me cercato mi permette di fotocopiarlo (vedi FO
21).
GB 7 – 5.10.1987
Lascio a Glottologia
busta con l’articolo “Crittofonie
mnemoniche” (vedi AG 10).
GB 8 – 25.10.1988
Lascio a Glottologia
busta con la lettera a Cossiga (vedi AG 4, p. 4).
GB 9 – 1.12.1988 – Lettera raccomandata
Egregio
Professore,
tanti anni fa Lei si
duoleva di quanto poco Le fosse stato possibile recuperare dei lavori di Lucidi, per cui, a rigor di logica,
quanto accludo – la versione definitiva di un fondamentale e martoriato saggio
del nostro comune maestro (e naturalmente non mi riferisco al Pagliaro!) – dovrebbe quanto meno
interessarLa. Tuttavia un Suo ennesimo silenzio, ormai (e dopo il mio recente
scritto, passato inosservato, sulla scoperta di Lucidi), non mi sorprenderà più di tanto. Invece una cosa sulla
quale penso di avere ogni diritto di insistere, e Lei ogni dovere (almeno
morale) di assecondare, è ottenere una copia della tesi di laurea di Lucidi, che da anni inutilmente le ho
richiesto.
Alla presente accludo,
a semplice titolo di conoscenza, anche quest’altro materiale:
- la lettera a De Mauro del 17.6.1985, che sancì
l’inizio e al contempo la fine di una ventilata e impossibile collaborazione
scientifica;
- uno stralcio di una
seconda lettera a De Mauro del
8.6.1986, anch’essa rimasta senza risposta;
- il riassunto della
mia invenzione del RSI;
- tre fogli
illustrativi della stessa;
- un paio di scritti di
Eco, in certa misura, e senso,
illuminanti.
Distinti
saluti.
GB 10 – 26.4.1990
Lascio a Glottologia
busta con “La lingua bistabile” (vedi AG
9).
GB 11 – 14.11.1995
Lascio opuscolo (vedi AG 4)
al prof. Di Giovine, vice di Belardi (in pensione?).
GB 12 – 29.4.2003
A Glottologia mi danno,
con qualche reticenza, l’indirizzo email di Belardi.
GB 13 – 29.4.2003 - email di Gaeta con
oggetto “Bitnick (Mario Lucidi)”
Chiarissimo Prof. Belardi,
avrei bisogno di parlarle a proposito
- indirettamente - di Mario
Lucidi, di cui ormai da un ventennio, come spero ricorderà, mi occupo.
Poiché stamani a Glottologia non sono riuscito ad avere il Suo telefono provo
ad accennarLe qui il mio problema (cosa non
facile).
Oltre ai miei lavori sulle scoperte di Lucidi
pubblicati (lingua bistabile, interviste,
ecc.) o in via di pubblicazione (psicolinguistica
del Morse fonetico) ho fatto una invenzione (Bitnick, Televisione Interattiva, ecc.) che non solo è stata incompresa,
ma anche osteggiata e derisa, con buona pace del De Mauro. (Invero ci sono
state delle eccezioni, ma troppo timide, come può evincere dagli attestati
riportati in calce a questa email).
Se fosse incuriosito può visitare il sito www.bitnick.it dove ci sono tutte
le mie pubblicazioni e le polemiche sul "Bitnick incompreso", ma nel caso volesse e potesse aiutarmi,
nel nome di Lucidi, di Mario Lucidi sottolineo, basterebbe che considerasse
indirizzata a Lei - e non a De Mauro
- la seguente lettera riepilogativa.
Grazie anticipate.
Cordiali saluti.
GB 14 – 8.9.2003, ore 23,28 breve email di Belardi con oggetto “Mario
Lucidi”
Riassunto: Ha parole di apprezzamento per il mio
lavoro su Lucidi. Si ritiene l’unico
linguista che ha ricordato la “scoperta”
di Lucidi. Allega il suo ultimo
scritto sulla voce articolata (vedi FO 1).
GB 15 – 9.11.2003 – breve email di Gaeta di
riscontro
GB 16– 11.9.2003 – breve telefonata di Gaeta a Belardi
Riassunto: Accenna agli acciacchi dei suoi 82
anni. Non si stupisce della mia critica al comportamento di De Mauro. Discutiamo della faccenda del
“turno” di Lucidi.
GB 17 –
11.9.2003 – ore 16,07 email di Gaeta con oggetto “Lucidi”
Emerito Prof. Belardi,
faccio seguito alla breve ma “intensa” conversazione telefonica di
stamani. Sia al telefono, sia soprattutto nelle pagine che ha avuto la
squisitezza di mandarmi, l’ho trovata “lucidissima”
e mi auguro che questo “segno” o
segnale sia foriero di grandi benefici per Lucidi,
per me, per Lei stesso e soprattutto per la Scienza. Non faccio retorica: siamo
arrivati, da percorsi diversi, alla stessa conclusione, come scriverò
probabilmente in una recensione che già comincio a vagheggiare sul Suo lavoro.
Spero che Lei trovi il tempo - la “lucidità”, la potenzialità e la volontà
le ha senz’altro - di leggere TUTTO il mio opuscolo, entrando nel merito delle
non poche questioni lì dibattute o semplicemente accennate (la scoperta di Lucidi, la responsabilità di Pagliaro, la mia scoperta della pressività, la mia invenzione del Bitnick, la diffamazione di De Mauro, ecc.).
Allego il capitolo “Il disdegno di Guido”. Se vuole le mando tutto l’opuscolo, in
formato word (oppure lo trova in rete al
mio sito www.bitnick.it).
Desidero accennarle, in chiusura, un piccolo
dettaglio che Le chiarirà perchè il suo ultimo scritto mi ha tanto
(favorevolmente) sorpreso: solo mesi fa seppi per caso, trovandolo in rete con Google, dello scritto di De Mauro sulla scuola romana, scritto in
cui accomuna le mie interviste su Lucidi
al Suo lavoro su Pagliaro del 1992.
Ebbene, cercai questo lavoro, ma rimasi molto deluso - mi perdoni - perchè di Lucidi non diceva quasi nulla. Invece
nello scritto inedito che mi ha mandato avantieri c’è molto, ma molto di più (anzi forse più di quanto lei stesso non
immagini...).
Cordiali saluti.
GB 18 –
11.9.2003 – ore 22,37 lunga email di Belardi con oggetto “Il disdegno”
Riassunto: Ha letto “Il disdegno di Guido”. Apprezza i miei sforzi per mantenere viva la
memoria di Lucidi. Si lamenta della
poca considerazione che i suoi colleghi accademici dedicano ai suoi scritti,
che, a differenza di altri, non sono stati distribuiti da case editrici
prestigiose.
Racconta con quanta
pazienza all’epoca aiutò Lucidi,
assieme alla D’Avino. Non omise nulla
di quello che poté avere. Ha sempre citato Lucidi,
criticandolo dove lo riteneva giusto, ad esempio sulla faccenda dell’iposema. È
assurdo presentare Pagliaro come “allievo” di Lucidi, erano due personalità scientifiche diversissime. In tutte
le società vi sono vip della cultura
con una coscienza non detto limpida. I miei attacchi arditi rischiano di non
essere creduti.
GB 19 – 12.9.2003 breve email di Gaeta con
oggetto “Consegna opuscoli”
GB 20 – 13.9.2003 lunga email di Gaeta con
oggetto “Quinta lettera”
Emerito Prof. Belardi,
nell
1 -
29 aprile. OGGETTO: Bitnick (Mario Lucidi) (riportata qui in calce)
2 - 9 settembre. OGGETTO: Re: Mario Lucidi
3 - 11 settembre. OGGETTO: Lucidi
4 - 12 settembre. OGGETTO: Consegna
opuscoli
e
suggerisco in tal caso di identificarle con un numero progressivo...) a poche
osservazioni, come promesso, sulla sua ultima lunga nota. Certo, dal mio
scritto Lei non esce ben rappresentato, ma rispetto al mio antagonista e diffamatore
Lei è un gigante, una persona nobile e onesta (intellettualmente e giuridicamente!), e sicuramente non un
opportunista, ci mancherebbe altro!
Noi possiamo avere o avere avuto divergenze, ma
sempre nel rispetto reciproco delle persone, questa è la cosa che conta! Se a De Mauro rimprovero di essere un […], a
Lei posso solo rimproverare di avermi ignorato, ma in assoluta buona fede!
Detto questo, se crede, sarei onorato di continuare con Lei la discussione
scientifica sulle idee del nostro Mario,
fermo restando che io non sono un linguista, ma al più un "tecnico" della lingua, più o meno
come un tipografo che compone sul "vantaggio"
non è uno scrittore...
Ribadisco infine che sul ruolo preponderante o
esclusivo dell
Cordialmente.
GB
21 – 16.9.2003, ore 18,40 email di Belardi con oggetto “Pacchetto ricevuto”
Riassunto: Purtroppo, per mancanza
di tempo e per le sue condizioni di salute, non può leggere le infinite pubblicazioni
che gli arrivano da ogni parte. Lui è refrattario alle polemiche e rifugge
dagli attacchi “ad personam”. Anche
questa riservatezza la deve a Lucidi,
che giammai “disturbò” il suo
maestro. Ricorda “la sovrana pacatezza
con cui Lucidi assentì, senza adontarsi, alla decisione di Pagliaro, il quale,
rientrato in servizio, spiegò a Lucidi con poche parole che la parte di corso
(parte a mio avviso pregevole) che Lucidi aveva svolto nel precedente anno,
tenuto da Nencioni, non avrebbe potuto essere nel corso che Pagliaro si
apprestava a svolgere. Nella stessa maniera Lucidi si comportò quando Pagliaro
pubblicò lui il testo pahlavico sul gioco degli scacchi (che era stato oggetto
della tesi di laurea di Lucidi; ovviamente Pagliaro ne sapeva di più, più di
tutti noi)”.
GB 22 –
16.9.2003 ore 19,16 email di Gaeta con oggetto “Sesta e ultima
lettera”
Emerito Professor Belardi,
se Lei mi avesse detto subito e senza i giri di
parole della sua garbatissima ultima email che non intendeva proseguire la
discussione scientifica con me e che non voleva essere invischiato nelle mie
beghe, io non avrei cercato né Lei né la professoressa Cipriano per avere tale risposta. Ora che l’ho non mi permetterò di
“importunarLa” oltre.
La ringrazio del testo che mi ha allegato, ma
anche per me, purtroppo, il tempo è ridottissimo. Mi è bastato vedere che il
riferimento a Lucidi è del tutto
irrilevante rispetto a quello dell’articolo sulla voce articolata (e naturalmente dei suoi “Elementi di
fonologia generale” del 1959 che io lessi, con grande profitto, nel 1987).
Lucidi non è autore da
bibliografia. Lucidi è un genio.
La ringrazio del
riscontro e la ossequio.
GB 23 – 24.9.2003 email di Gaeta a Belardi e Albano Leoni
Emerito Prof. Belardi e Chiarissimo Prof. Albano Leoni,
l
Grazie e cordiali saluti.
GB 24 –
13.5.2004 – Telefonata di circa 20 min
Mi sorprende per la grande lucidità. Non ha né
potere, né soprattutto tempo per collaborare fattivamente con me. Al massimo
può farmi pubblicare qualcosa.
GB 25 –
15.9.2004 email di Belardi con oggetto “Telegrafia e Lingua”.
Riassunto: stanotte ha letto il
mio opuscolo trovando molto interessante, per esempio, le considerazioni
sull’evoluzione e sulla natura di “codice”
del Morse. Circa l’energia articolatoria, fatti salvi problemi nomenclaturali
con Saussure, bisognerebbe
confrontare col giapponese, lingua eminentemente energetica, e col cinese,
lingua eminentemente tonale.
GB 26 – 15.9.2004 – Email di riscontro di Gaeta
Chiarissimo
Belardi,
ho letto con
soddisfazione le Sue righe. Vorrei cortesemente sapere se:
1) posso pubblicare integralmente questa preziosa email sul mio sito;
2) posso telefonarle o parlarle di persona per approfondire alcuni
aspetti, linguistici e no, della questione;
3) se lei può e/o vuole spendere ancora il Suo nome per me (e per
Lucidi).
Le ricordo che nelle
alte sfere io passo, come minimo, per un rompiballe.
Grazie
e a presto.
GB 27 – 15.9.2004 – email di Belardi di
riscontro
Riassunto: cortesemente risponde di no a tutte e tre
le mie richieste. Non desidera assolutamente avermi come apostolo indefesso che
sparge su internet notizie sulla sua presunta “rozzezza”. Se Lucidi è Allah basta Gaeta come suo Maometto.
Prega di soprassedere ad ogni telefonata, ad email invasive e a pubblicità non desiderate.
GB 28 – 16.9.2004 – Lettera aperta a Belardi (vedi MO 70)
Emerito
professor Belardi,
rispetto, malvolentieri,
il Suo desiderio di non voler ricevere mie lettere o telefonate private e
spero, sincerissimamente, che la mia decisione di scriverLe pubblicamente non
l’avvilisca troppo.
Io non sono un
accademico, né di nome né di fatto: ciò è la mia debolezza, però è anche la mia
forza. Con l’aiuto della vera “allieva” di Mario, Virginia Ascioni
(qui ritratta con me nel 1986 – vedi foto di copertina), ho avuto
la ventura di capire a fondo la scoperta di Lucidi; con
l’ostracismo degli allievi diretti o “ufficiali” del Nostro (Lei e De
Mauro, per la stragrande maggioranza che lo ignora) ho avuto invece la
sventura di un nome infangato, nonché danni materiali per la non valorizzazione
di un brevetto.
Solo da ieri, dopo le
sue due email “privatissime” e dopo un colloquio, che si potrebbe anche
definire “cordiale”, col De Mauro, ho forse cominciato a capire la “mentalità”
– eufemismo che sottende ipocrisia, egoismo, ipocondria, autostima, arroganza,
spocchia, invidia, ecc. – degli accademici. Lei, e anche Tullio, in privato avete parole di apprezzamento per il mio lavoro,
però pretendete che non si dica e non si sappia in giro! E manifestate questa
vostra “pretesa” come cosa del tutto ovvia!
Potrei candidamente
dire che voi “non rendete testimonianza alla verità”, ma la vostra colpa
– a quel che pare involontaria, inavvertita – è ben più grave: voi ostacolate
il progresso della Scienza! Ma, più prosaicamente, voi intimidite e
imbavagliate i vostri colleghi o allievi più giovani e più aperti, col
risultato che su Lucidi, malgrado Gaeta, permane ancora la cappa,
il tabù di silenzio e incomprensione. In soldoni: Lei, che è “Belardi”,
l’effetto Lucidi può averlo capito o intravisto, ma è mio dovere
ricordarLe che la stragrande maggioranza dei profani che ignora Lucidi non
può che riderne.
Non sono un grafomane
e taglio corto, non prima però di aver rintuzzato l’accusa di averLa offesa in
qualche passaggio di “Telegrafia e Lingua”. Non ne ho mai avuto
né l’intenzione né il motivo e sono certo che se e quando rileggerà senza
animosità, con serenità (come quella che traspare dal volto della Ascioni…)
le mie pagine non potrà che ricredersi.
Con i migliori auguri di buona salute.
GB 29 –
24.2.2005 – breve email di Belardi
Riassunto: Prega cortesemente di
essere cancellato dalla mia mailing list perché per motivi di salute non può
leggermi.
Carteggio Gaeta-De Mauro (1985-2006)
GD 1 – 25.2.1985 – Colloquio di circa 2 min a via Magenta
Lo avvicino alla fine
di una sua lezione. Aveva avuto dalla segretaria Vidili il mio messaggio che desideravo informazioni su Lucidi. Gentilissimo e disponibilissimo
mi dà appuntamento al lunedì successivo alle 17, un’ora prima dell’inizio della
lezione.
GD 2 – 4.3.1985 – Colloquio di circa 30 min a via Magenta (vedi AG 4, p. 21)
GD 3 – 30.3.1985 – Lettera ordinaria
Chiar.mo
Prof. De Mauro,
dalle brevi interviste (Belardi, D
Purtroppo Lei, Chiarissimo Professore, usa una
terminologia troppo specialistica (anche se a suo tempo riuscii a leggere con
molto interesse il Suo commento all
1) la
bibliografia di ciò che è stato scritto sul Lucidi;
2) cosa
intendeva il nostro per TENSIVITÀ e VERGENZA;
3) chi
potrebbe (o vorrebbe) scrivere qualche ricordo (oltre a quelli, già ottimi, di Pagliaro e Belardi) in
modo da poter eventualmente in futuro "cucire" una completa
biografia;
4) qualche
aneddoto sulla prodigiosa memoria del nostro;
5)
chiarimenti sulla "faccenda" dei "riccioletti";
6)
esperimenti sui numeri primi e composti;
7) da chi
Lucidi è stato definito "il Leopardi della linguistica"?
Sicuro di poter contare sulla Sua collaborazione,
e ringraziando per la cortese attenzione, La ossequio.
GD 4 – 13.5.1985 – Colloquio di circa 35 min a via Magenta (vedi AG 4, p. 21)
GD 6 – 3.6.1985 – Colloquio di circa 15 min a via Magenta (vedi AG 4, p. 21)
GD 7 –
17.6.1985
Assisto ad una conferenza di De Mauro sulla femminilizzazione dei sostantivi e gli consegno una
busta con la lettera seguente. Mi dà appuntamento tra 15 giorni.
GD 8 –
17.6.1985 – Lettera a mano (parzialmente
pubblicata in AG 13, p. 5)
Chiar.mo Prof. De Mauro
Forse è il caso di "fare il punto" su questa mia "Operazione Lucidi".
Il mio interesse ai fatti prosodici risale al 1979,
ed è stato finalizzato a costruire un dispositivo elettronico capace di
discriminare nettamente le vocali aperte da quelle chiuse (che ritengo siano TUTTORA le brevi e le lunghe della metrica latina e
greca). In altri termini il nostro linguaggio (sopratutto il recitativo) oltre al "segnale" analogico a cui siamo abituati possiederebbe la
componente digitale prosodica della metrica quanti-tativa. Il testo base delle
mie indagini è stato il "De Musica"
di Agostino (ed ho letto anche, con
interesse, il volume di Labov nella
Collana da Lei diretta). Sarebbe fuori luogo (e controproducente) per il momento aggiungere altro su questa
apparentemente velleitaria "IPOTESI DI GAETA".
Nel febbraio
Nel febbraio 1985 Flavia Lucidi mi fece il nome di Roberto Vacca: la breccia era fatta, e da allora sto inseguendo a
tempo pieno (compatibilmente con i non lievi impegni ...mondani) tensività e
vergenze, come Lei ben sa.
Accogliendo il Suo suggerimento, provo adesso a
buttar giù zibaldonescamente alcune considerazioni di carattere al tutto
PROVVISORIE. "Grosso modo"
si possono individuare tre livelli di percezione uditiva:
1) ancora -
ancòra (avvertita da tutti; la morfologia aiuta)
2) pesca -
pèsca (avvertita da alcuni; la morfologia vacilla)
3)
avanza/rimane - avanza/precede (avvertita da Lucidi; la morfologia tace)
Credevo che quest
Propongo di chiamare EFFETTO LUCIDI quello
sgusciante fenomeno linguistico (tutto
peraltro da definire e da ...percepire) per cui una parola (o anche una sillaba) slitta subdolamente
dalla dizione automatica a quella riflessa e/o viceversa (una sorta di "libero arbitrio fonetico").
Più volte nei giorni scorsi mi ero rammaricato
con stizza di questo fatto singolare: la maggior parte dei miei intervistati ha
tempo e voglia di chiacchierare, ma sfortunatamente l
Qui cadrebbe acconcia una mia personale
considerazione sul Pagliaro, il
"maestro" per antonomasia
(e "il principale" per Lucidi....); ma poiché non amo giudizi
affrettati mi limito ad auspicare ...IL "TURNO" DI LUCIDI
Forse è bene precisare che non considero questa
mia ricerca una "tesi"
o comunque un "saggio" di sapore accademico (....chiedo venia al
cattedratico!). Desidero invece riuscire a capire il "segreto" di Lucidi
(e solo in questo caso pubblicare i risultati, sempre che ciò sia "graficamente" possibile).
L
So bene - chiarissimo professore - che la mia
fantasia galoppa, ma che ne direbbe di tentare un "transfert semantico", mediante delle "sedute psicanalitiche" basate sulle
associazioni libere dei Suoi ricordi? In pratica si tratterebbe di incontrarci
un
Potrebbe bastare un terapeuta/levatrice
semiologicamente analfabeta a far nascere grandi idee; oppure, senza scomodare Socrate e Freud, potrebbe essere sufficiente l
Non sappiamo se Lucidi riuscì a far eseguire qualche verifica strumentale sul
materiale fonico da lui preparato e/o se tali controlli ebbero successo. In
ogni caso c
Potrei continuare, e per molto, a scrivere su
questo tema che tanto mi affascina, ma non voglio appesantirLe la lettura.
Anche perchè tali ardue e particolarissime questioni si devono affrontare (e
risolvere) solo oralmente.
Allego altri "spunti" * che potranno, forse, fare affiorare dalla "banca dati" della Sua memoria
preziosi dettagli, che sarebbe bene fissare sulla carta (...la scrittura deve
pur servire a qualcosa!).
Con i migliori saluti.
*
Bibliografia su Lucidi; elenco intervistati e intervistandi; piste da seguire;
quesiti (Lucidi era a conoscenza degli studi di De Saussure sugli ipogrammi?; Lucidi ha conosciuto Agostino Gemelli?; Lucidi cantava o si occupava di opera lirica?; Che tipi di
registratori usava?)
GD 9 – 1.7.1985
Vado a via Magenta per il "responso", come convenuto. De Mauro è nel suo studio con una
laureanda e, pur avendomi visto fuori nel corridoio, la intrattiene per circa
un
GD 10 –
25.8.1985 – Lettera ordinaria di De Mauro
Riassunto: Risponde soltanto ai 4
quesiti della mia lettera. Forse vuole riparare al suo villano comportamento
dell
GD 11 –
10.9.1985 – Telefonata di Gaeta di
circa 8 min (vedi AG 4, p. 23)
In questo colloquio De Mauro, di nuovo aperto, franco e disponibile, mi dice, con una
certa soddisfazione, di avermi trovato un altro testimone: Mario Di Rienzo, un "nostro"
collega, suo redattore di “Riforma della
scuola”. Congedandomi aggiunge che potremmo vederci una volta finito il
trasferimento dell’istituto in altra sede.
GD 12 –
25.9.1985
Gli lascio il Tototono alla portineria
degli Editori Riuniti.
GD 13 –
13.10.85 – Telefonata di Gaeta di circa
7 min
Dopo averlo cercato più volte a casa sua riesco a
parlargli agli Editori Riuniti. Mi
ringrazia con cordialità del Tototono.
Poi gli accenno ad un grosso guaio che stavo attraversando (denuncia per truffa, vedi GD 17 e GD 19) e gli chiedo se conosceva il
Direttore Generale della Istruzione Professionale Giannarelli. L’unico consiglio che mi diede fu di rivolgermi a
qualche sindacalista della CGIL. Mi fissò anche un mezzo appuntamento per
lasciargli un foglio (Il gioco del
Blituri) relativo a tale denuncia.
GD 14 –
15.10.1985
Non viene all’appuntamento. Gli lascio una busta
con poche righe e il Blituri.
GD 15 –
20.10.1985
Dopo molta insistenza Cimatti, un collaboratore di De
Mauro, mi riferisce che il Professore si sarebbe fatto vivo lui dopo aver esaminato
bene la cosa.
GD 16 –
25.2.1986
Rivedo De
Mauro all’ingresso del teatro Eliseo in occasione di una conferenza ACI. Mi
saluta gentilmente, come se niente fosse.
GD 17 –
8.6.1986 – Lettera ordinaria
Chiar.mo Prof. De Mauro
Ieri ho detto alla segretaria del Suo Istituto
che avrei bisogno di parlarLe, ma è meglio che Le accenni per lettera (cosa non facile) di che si tratta. Sto
vivendo un periodo della mia vita molto drammatico per almeno tre motivi:
1)
l’approccio, le delusioni, le “scoperte” sulla fonetica e su Lucidi;
2) una
assurda “guerra” personale col Preside della mia scuola;
3) la
nascita del mio primogenito (che ho voluto chiamare Mario!).
La ragguaglierò brevemente sul primo di questi
eventi e mi prenderò la libertà di accennare al secondo, che rischia di
compromettermi carriera e salute.
* * *
Dopo la pubblicazione del TOTOTONO (su cui avrei piacere di conoscere anche il Suo giudizio)
ho avuto la fortuna di rintracciare la compagna di Mario! Ormai è una arzilla ottantenne, che ha accettato con
entusiasmo di farmi partecipe dei suoi ricordi lontani e, purtroppo, quasi del
tutto sfumati. Tuttavia ella conserva integra la percezione uditiva a cui Mario l’aveva addestrata e ho potuto
così ripetere, tra gli altri, e con risultati straordinari, gli esperimenti
descrittimi da De Rienzo.
Ma la cosa senza dubbio più importante è stata la
scoperta, anche questa fortunosa, di alcune pagine di appunti (gli ultimi) su cui stavano lavorando. Li
ho esaminati a lungo; alcune cose le ho capite, altre no (e qui sarà necessaria la Sua competenza), ma di una cosa sono
certo: non si tratta di normali “contributi”
scientifici, ma di scoperte e conclusioni “definitive”.
Anche dal punto di vista sperimentale (i
tentativi di costruzione del detector intense/estense) ho fatto molti
progressi: la meta finale (una
rivoluzionaria interfaccia uomo/computer) mi appare a volte lontana, a
volte vicinissima!
Un recentissimo punto di arrivo delle mie
speculazioni è questo: il ruolo essenziale della “nomenclatura” dei numeri in tutte
le lingue indoeuropee (mi potrebbe forse
a questo proposito essere di aiuto la lettura della tesi di Lucidi sugli
scacchi, ma fino a che punto i miei sforzi isolati potrebbero permettermi di
decifrarla?). Avrei bisogno di collaborazione, di bibliografia, di
consulenza (in varie discipline!), di
altre testimonianze, ma sopratutto di tempo e di serenità.
* * *
Invece, da due anni e mezzo, a causa di un mio
esposto per il pessimo funzionamento del laboratorio di misure elettriche in
cui opero, sono invischiato nelle maglie della ottusa macchina burocratica
italiana e nelle inimmaginabili (e
impunite) ritorsioni del Preside Renzo
Falcone! Potrei, senza troppa esagerazione, paragonare il mio caso a quello
del dissidente sovietico Sacharov.
Nella mia ingenuità (il compianto Preside
Picone mi definì una volta, amichevolmente, un “fessacchiotto”!) credevo
che in uno Stato democratico si aveva non tanto il dovere quanto almeno il
diritto di denunciare le cose che non vanno. Lei, prof. De Mauro, è un esperto del degrado della scuola italiana, ma non
può nemmeno lontanamente immaginare quello dell’Istituto (“Professionale” solo di nome) Duca d’Aosta di Roma!
Da accusatore sono diventato accusato, e
precisamente di:
1) insubordinazione;
2) falsità ideologica; (dal punto di vista amministrativo il Sig. Direttore Generale
dell’Istruzione Professionale Giannarelli ha fatto decadere questa accusa
perché letteralmente ridicola)
3) truffa continuata e aggravata; (mentre mia moglie, nel lontano 1978, faceva
la supplente precaria e saltuaria nelle scuole di tutto il
Lazio, ho percepito - per provata
buonafede - gli assegni di famiglia per un totale di circa 200.000 lire!)
4) infermità mentale (cfr. fotocopia allegata).
Proprio perchè non sono “pazzo” (come vorrebbe far
credere il Preside Falcone per tentare di giustificare il proprio operato)
mi rendo perfettamente conto che anche a Lei - come agli indaffarati burocrati
del Provveditorato e Ministero - questa vertenza (un dossier con centinaia di cartelle!), proposta ex abrupto, farà venire le vertigini.
Perché allora mi permetto di importunare con i miei guai il Prof. De Mauro?
A questa domanda risponderò francamente. E non
potrebbe essere diversamente perchè il mio carattere (e il mio errore) è sempre Stato quello di usare la corda “seria”, mai quella “civile” e - La prego di persuadersene, egregio Professore - solo
rarissimamente, quella “pazza”. E per
aver detto la verità mi si vuole ora liquidare col berretto a sonagli della
pazzia! Non creda poi che questa accusa di “pazzia”
abbia a che fare col TOTOTONO (in questo caso almeno potrebbe avere una
...parvenza di fondamento!): infatti solo ad alcuni colleghi ho dato il
relativo opuscolo.
Un altro aspetto patetico della cosa è che,
all’inizio della mia democratica e civile protesta (contro il solo Preside e non contro “il sistema” tout court) avevo
la solidarietà - direi anzi l’invito - di molti colleghi; adesso sono
praticamente solo: tutti hanno paura (giustificatissima!)
di rappresaglie.
Anni fa ero iscritto alla CGIL, ma non mi sono
mai interessato di politica; adesso la sgangheratissima sezione sindacale della
CGIL del Duca d’Aosta ha preso una timida (quanto
inutile) posizione su questa vertenza, riuscendo forse a far rientrare la costituzione
di parte civile dell’Istituto nei miei confronti (sic!) che il Preside subdolamente era riuscito ad ottenere “plagiando” la buonafede dei consiglieri.
Il Suo impegno per una scuola democratica è fin
troppo noto, ed su questo, nonché sulla Sua influenza politica, che io ripongo
la mia fiducia. In particolare Lei potrebbe segnalare il mio caso a qualche competente
avvocato della CGIL. (N.B. - Il Preside
Falcone è iscritto allo SNALS)
La vicenda inquisitoria che Le ho fugacemente
descritta è assurda, surreale e kafkiana. Avendola portata - dopo molta
titubanza - alla Sua attenzione, spero che, quanto meno, non incrini la nostra
reciproca stima.
Con i migliori saluti.
GD 18 – 27.11.1986
Rivedo e saluto De Mauro a Villa Mirafiori (conferenza su Jakobson, vedi LU 100)
GD 19 – 4.12.1986 – Lettera raccomandata
La presente, caro prof.
De Mauro, per informarLa degli
sviluppi di alcune vicende che mi riguardano e, soprattutto, per chiudere una
pagina forse inopportunamente aperta. Con i migliori saluti.
Allegati: sentenza del tribunale (assoluzione con formula piena); perizia
neurologica (perfettamente sano di mente).
GD 20 – 11.4.1987 – Lettera ordinaria
Chiar.mo Prof. De Mauro,
ho delle novità sulle mie ricerche di fonetica:
poiché però sono molte e molto importanti, intendo parlarne di persona.
Pertanto, subito dopo Pasqua, verrò in Istituto e - data la mia vocazione di
ricercatore - "cercherò"
anche l
Quest
In questi due anni invece - malgrado grossi
problemi personali - le mie ricerche sono divenute più sistematiche e mi hanno
permesso di capire, tra l
In attesa dell
1) l
2) Lucidi percepiva "infrasuoni sillabici" (N.B.:
non "ultrasuoni");
3) l
4) l
5) la parola scritta è un "makeshift" (Scripture);
6) Parallelo (con tutte le proporzioni del caso!) tra Lucidi
che traffica con i primi registratori e il sottoscritto che bazzica con i primi
computer, word processing e idea processing;
7) Nella parola scritta il feedback non è più in atto (De
Mauro).
Con i migliori saluti.
GD 21 –
27.4.1987 – Colloquio di circa 3 min
a Castro Pretorio
Ho la netta sensazione che la sola mia presenza
lo metta in forte imbarazzo. Dice di aver ricevuto la lettera, ma ha qualcuno
che lo aspetta e procrastina, evasivamente, l’incontro. Gli lascio Il Labirinto, aperto sulla pagina delle Crittofonie mnemoniche (vedi AG
10), e gli dico che mi sono preso la libertà di citarlo. Ringrazia.
GD 22 –
2.5.1987 e 8.5.1987
Telefono al prof. Raffaele Simone per cercare di "ricucire" i rapporti col De
Mauro. Simone mi dice che il
professore gli ha detto che è disponibile ad incontrarmi.
GD 23 –
11.5.1987 – Colloquio si circa 15 min
Riesco a trovarlo nella sua stanza, mi dice che Simone gli ha accennato e che gli era
stata riferita la telefonata. Accenna alle Crittofonie,
ma dico che son venuto per altro, per il problema (che aveva ben chiaro) con il mio Preside. Gli lascio un promemoria,
lamentandomi che non gliene frega niente a nessuno. Ha dato il mio telefono ad
un suo allievo (Bartocci) che sta
facendo una tesi con lui (sulla
intonazione di "trippa", con o senza verbo, in frase dipendente...)
e che è anche tecnico alla RAI.
È disponibile per un mio distacco al suo
istituto. Se i tempi non fossero gia scaduti avrebbe inoltrato la domanda al
consiglio di amministrazione. Eventualmente lo farà l
GD 24 –
13.5.1987 – Istanza con allegato curriculum (vedi
AG 13, p.12)
GD 25 –
14.5.1987 – Telefonata di circa 4 min
Gli dico che pare che il comando si possa realizzare
e gli chiedo un incontro piuttosto urgente anche per parlare di un altro
argomento: una invenzione (la prima)
da me depositata, relativa a un dispositivo elettronico che potrebbe costituire
un oggetto di ricerca e di studio nell
GD 26 –
15.5.1987 – Colloquio di circa 15 min
Arriva con un leggero ritardo, ma aveva
telefonato alla segretaria di farmi aspettare. Noto, nel suo studio, due
quadretti: "Cogito ergo mus"
di Eco e l
Gli spiego la genesi dell
GD 27 –
15.5.1987 – Pro memoria per il prof. De
Mauro
1) Motivi dell
2) Il Dipartimento dovrebbe avanzare la richiesta
alla Direzione Generale Istruzione Professionale e, p. c., all
3) Analogia col "Grillo parlante", il computer didattico "Speak & Spell" della Texas
Instruments (commercializzato dalla Clementoni, divisione EDUCLEM), a cui ha
lavorato l
4) Il lavoro sulla biografia di Lucidi (che potrebbe anche costituire
formalmente il motivo del comando) potrebbe cominciare a prendere corpo con i
due brani allegati delle interviste a De
Mauro e a Cubeddu, nel primo dei
quali non esito a riconoscere il seme che tanto frutto doveva, e di certo
continuerà, a far nascere;
5) sono stati pubblicati gli atti del convegno su
Jakobson?
6) Interesse di Ceccato, Uberti e (forse) Beccaria;
7) allego altri due documenti (uno dei quali Lei ha già avuto la
compiacenza di scorrere) della mia passata vertenza: non perché Lei ne
prenda atto, ma unicamente per farLe comprendere meglio (se ce ne fosse bisogno) l
8) allego invece il mio breve scritto "Anatomia della rosa" (vedi AG
10) per la storia del mio approccio (pre-Lucidi) alle crittografie mnemoniche.
9) se vuole, le faccio vedere il prototipo.
GD 28 – 18.5.1987
– Colloquio di circa 10 min
Gli porto l
GD 29 –
15.6.1987
In una “Conferenza
del lunedì”, che seguo con una certa assiduità, anche per sollecitargli la
relazione scientifica da allegare alla domanda (e che ancora "non ha avuto il tempo" per
scriverla) De Mauro, parlando del suo
saggio "Thamus e Theuth" mi
onora di un riferimento ai miei studi su Lucidi.
GD 30 –
15.7.1987 – Telefonata di circa 8 min
Gli comunico che per il comando vi sono delle
difficoltà, imprevedibili: mi hanno trasferito, d
GD 31 –
4.9.1987 – Lettera ordinaria
Chiarissimo Prof. Tullio De Mauro,
come già accennatoLe, la mia domanda di distacco
non è stata accolta (a causa di poco chiari intoppi burocratici). Nel
ringraziare il Consiglio d
Con l
Per quanto riguarda il lavoro sulla biografia di Lucidi, anche se gli ostacoli da
superare sono enormi e di varia natura, Le chiedo se non sia il caso di
cominciare a preparare il materiale "di
prima mano", chiedendo per esempio agli allievi e agli amici di Lucidi un profilo o un ricordo (anche
con aneddoti, perchè no?) scritto. Il tempo infatti passa inesorabilmente, e
molti testimoni ormai cominciano a mancare.
Infine, Le chiederei se ha memoria di un uso
particolare, da parte di Lucidi, del
verbo "repetere", o se egli
aveva formulato o formalizzato una qualche "teoria della repetibilità". Il professor Coccia, al riguardo, non ha potuto aiutarmi.
Con i migliori saluti.
(allego
foto a colori del prototipo del laboratorio
linguistico)
GD 32 –
16.9.1987
Gli lascio nella cassetta della posta il depliant
del Laboratorio Fonetico.
GD 33 –
8.10.1987 - Telefonata di circa 4 min
Ha ricevuto la “roba”, ogni tanto gli arrivano "segni" della mia attività, "ringrazia". Gli dico che avrei bisogno o piacere di mostrargli
il mio apparecchio, utile nel campo didattico. Risponde che su questo (il laboratorio) proprio non vede cosa
possa fare. Vagamente disponibile ad un incontro, dopo che si sarà liberato
dagli esami. Mi prega di ritelefonargli il lunedì successivo per prendere un
appuntamento.
GD 34 –
19.1.1987
Gli lascio in cassetta depliant L
GD 35 –
19.1.1987 – Lettera a mano
Chiar.mo Prof. De Mauro,
malgrado tutto io continuo a credere nella
validità del mio "gioco" di
fonetica e, anche se Lei mi ha già detto di non poter fare niente per
divulgarlo, tuttavia un piccolo aiuto potrebbe fornirmelo (sempre che non giudichi del tutto peregrina la mia invenzione).
Mi rendo conto che Lei si aspetterebbe interessi
e contributi, da parte mia, di ben altro livello dei giochi ....enigmistici, ma
- come più volte ho avuto occasione di accennare - non ho, almeno per il
momento, ali sufficienti per spiccare tali arditi voli.
Tornando al Laboratorio
linguistico e al motivo della presente, sarei onorato di una Sua breve
relazione scientifica che mettesse in adeguata luce le (eventuali) doti del TOTOTONO agli occhi dei burocrati e degli
imprenditori industriali.
Mi perdoni ancora la
libertà e gradisca i migliori saluti.
GD 36 –
28.1.1988 - Telefonata di circa 10 min
Ha una laureanda, ma “se non è cosa lunga...” Ha avuto l
GD 37 –
1.2.1988 – Lettera ordinaria (vedi
AG 13, p. 15)
GD 38 –
4.2.1988
De Mauro non si presenta
all’appuntamento.
GD 39 –
5.5.1988
Il dott. Pilo
del Ministero P. I, mi informa che il Ministro non ha firmato il distacco.
GD 40 –
13.5.1988 – Lettera raccomandata
Chiarissimo prof. De Mauro,
facendo riferimento alla mia ultima del 1.2.88,
nonché al breve colloquio telefonico che l
Considerato il prestigio del Richiedente nonché l
Per questi motivi sono fermamente intenzionato a
tutelare in sede legale, come dichiarato nel documento allegato, la mia
dignità, quella stessa dignità che mi ha impedito, nel caso in ispecie, non
tanto di accettare - sia ben chiaro -, quanto di "chiedere" un Suo interessamento diretto presso il Ministro.
Alla presente
mi pregio di allegare il testo di
un mio secondo brevetto, confidando,
come sempre del resto, nel Suo
autorevole giudizio, tenuto conto che, da più punti, Lei saprà estrapolarvi il mio grande debito
verso Mario Lucidi.
Poiché tale documento è coperto dal segreto
industriale per un periodo di 18 mesi, La pregherei di non farvi alcun riferimento,
nella lontana ipotesi che Lei dovesse accennare, in uno scritto pubblico,
alle mie ricerche.
Con i migliori saluti.
GD 41 – 24.10.1988 – Lettera ordinaria
Chiarissimo Prof. De Mauro,
motivi contingenti mi hanno indotto a scrivere la
lettera al Presidente Cossiga che,
per necessaria conoscenza, Le allego (vedi
AG 4, p. 4).
Per conoscenza egualmente necessaria accludo
anche la versione definitiva di un martoriato inedito di Lucidi: il testo è monco e guasto in più punti, ma spero concorderà
con me nel giudicarlo di importanza almeno pari al frammento sulla tensività.
Infine per conoscenza, stavolta opportuna, allego
qualcosa sulla più vasta e utile applicazione della mia invenzione, la radio interattiva.
Per quanto riguarda le nefaste interferenze
esterne che, tra l
Con i migliori saluti.
GD 42 –
30.11.1988 – Lettera ordinaria
Chiar.mo Prof. De Mauro,
probabilmente Le apparirò importuno, o altro, se
continuo ad inviarLe materiale, malgrado i suoi silenzi (che, chissà, forse
saranno dovuti a disguidi postali....).
Per quel che mi riguarda, continuerò a tenerLa
aggiornata dei miei progressi e sulle mie aspettative. Stavolta Le mando
qualcosa sulla invenzione, sempre con la non celata speranza di ottenere l
(allegato
RSI, Riproduttore sonoro interattivo)
GD 43 –
circa 15.2.1989
Richiedo inutilmente appuntamento a De Mauro.
GD 44 –
14.3.1989
Lascio alla segretaria Vidili copia della mia denuncia al preside Falcone.
GD 45 –
4.4.1989
Lascio in segreteria una copia della mia
recensione ad Arnheim (vedi AG
10).
GD 46 –
20.9.89
La prof. Di
Lello mi informa della morte della moglie di De Mauro.
GD 47 –
9.9.1989 – Lettera ordinaria
Chiarissimo prof. De Mauro,
ecco l
Tali contributi potranno apparire banali, ma io
sono fermamente persuaso della loro fondamentale importanza e spero che ciò
possa valere come giustificazione della "grandissima libertà" che da tempo mi prendo nel portarli al
Suo vaglio.
Onde evitare doppioni, e per comodità (soprattutto mia), li elenco:
- recensione ad Arnheim;
- lettera a Ibba
del 26.5.89;
- lettera a Titone
del 26.3.88;
- nuovo foglio illustrativo degli audiogiochi;
- software dimostrativo della teaching machine (in inglese);
- il "Genietto
Didatto";
- musicassetta intervista radiofonica del
17.4.89.
Ho riversato poi, sulla seconda facciata della
musicassetta, l
GD 48 –
30.1.1990 – Lettera raccomandata
Chiar.mo prof. De Mauro,
accludo dei miei (non recentissimi) appunti, poco
più di un canovaccio, sulla scoperta di Lucidi.
Lo scopo, e la speranza, sono di avere se non un Suo giudizio dettagliato,
almeno delle osservazioni di massima e delle indicazioni operative in vista di
una futura pubblicazione, subordinata comunque alla verifica strumentale del
fenomeno, sulla cui esistenza non ho il minimo dubbio.
Qualche dubbio - e tormentoso! - lo (ri)ho
invece, da qualche tempo, circa lo scambio delle mie attribuzioni
estensa/intensa con breve/lunga. Ma il discorso sarebbe complicato e fuori
luogo.
A puro titolo di conoscenza aggiungo che il
disinteresse sui miei audiogiochi è
totale, malgrado stranamente tutti sembrino apprezzarli. Negli ultimi anni ho
imparato molte cose: a dare, per esempio, il giusto valore ai silenzi.
La ossequio confidando nella Sua riservatezza
circa i miei appunti inediti.
Allegato: La
lingua bistabile - Appunti 1989 (10 pagine) (vedi AG 9).
GD 49 –
20.2.1990 – Lettera ordinaria (di De
Mauro)
Riassunto: Ringrazia dell’invio, segnala l’errore
della doppia r in Saussurre e mi
consiglia di rivolgermi al suo allievo Federico
Albano Leoni (Università Napoli).
GD 50 –
20.2.1990 – Lettera raccomandata (ad Albano
Leoni)
Chiar.mo professore,
seguendo il suggerimento del prof. De Mauro, mi piglio la libertà di
portare alla Sua conoscenza - e sperabilmente anche alla Sua attenzione -
alcuni miei scritti di fonetica (purtroppo
molto frammentari). Allego anche un inedito di Mario Lucidi che io giudico di estremo interesse.
Apprendo solo oggi che Lei è stato allievo di Lucidi, per cui, a prescindere dalla
valutazione che Lei darà dei miei lavori e dal Suo eventuale (auspicabile) interessamento concreto, Le
sarei grato di poter raccogliere anche la Sua testimonianza su questo genio
ignorato (in vista, almeno, di una futura
biografia scientifica....).
Potrei aggiungere altre cose, per prevenire -
quanto meno - possibili malintesi, ma preferisco accludere una selezione di mie
lettere abbastanza significative, credo, della mia attività e dei miei
interessi.
Con i migliori saluti.
Allegati:
1) Un
inedito di Mario Lucidi (15 cartelle);
2) La
lingua bistabile, appunti 1989 di A.
Gaeta (10 cartelle);
3) Crittofonie
mnemoniche (1 foglio);
4) Tototono
(4 fogli);
5) lettera del prof. De Mauro del 16.2.90 (1
foglio);
6) lettera al prof. De Mauro del 17.6.85 (2 fogli);
7) Appello al presidente Cossiga (1 foglio);
8) lettera ad dr. Ferrero del 12.9.88 (1 foglio);
9) foglio illustrativo degli audiogiochi.
GD 51 – 21.2.1990
– Lettera ordinaria
Chiar.mo prof. De Mauro,
La ringrazio della lettera e della benevolenza
circa le mende del mio lavoro, certamente ben maggiori del pur macroscopico
...infortunio grafico in cui sono incappato, e per le quali non ho altra giustificazione
che le condizioni di completo isolamento in cui sono costretto a lavorare.
Ieri stesso ho spedito al prof. Albano Leoni un plico accompagnato dalla
lettera qui allegata in copia. Speriamo che questa sia, finalmente, la strada
giusta.
Con i migliori saluti.
GD 52 –
5.3.1990 – Lettera ordinaria
Cortese risposta di Albano Leoni (vedi AG 13, p.
17).
GD 53 –
16.3.1990 – Lettera ordinaria
Chiar.mo prof. De Mauro,
ho cercato nei giorni scorsi di contattarLa
telefonicamente. Le scrivo allora per informarLa che (anche) la strada Albano
si è (semi)arenata, se ho ben decodificato la
cortese lettera che il professore
mi ha scritto (e che allego per
conoscenza).
Credo che a tutti - forse anche a Lei - sfugga
la cosa essenziale, che cioè siamo di fronte non a disquisizioni accademiche,
ma ad una scoperta incontrovertibile, almeno nelle linee generali. Altrimenti
non si spiega come al formale interesse non faccia seguito l
Cordiali saluti.
GD 54 –
3.12.1990
Ottenuto un appuntamento vado a trovare De Mauro al Dipartimento. Impegnato per
la conferenza di Sebeok mi accoglie
nel corridoio e mi chiede se si tratta di un saggio. Mi prega di telefonare tra
10 giorni.
GD 55 –
3.12.1990 – Lettera raccomandata (vedi AG 3, p. 36)
GD 56 –
19.12.1990; 16.1.1991; 22.1.1991
Serie di telefonate per avere l
GD 57 –
29.1.1991 – Colloquio di circa 20 min
Vado a villa Mirafiori, dove credevo che De Mauro mi avesse dato appuntamento. Mi
dicono che il consiglio di Facoltà è invece alla Sapienza e allora vado lì. De Mauro è nell
GD 58 – 19.5.1991
– Lettera ordinaria
Caro professor De Mauro,
una docente universitaria a cui avevo chiesto della bibliografia
sull’atto grafico, in particolare sulla fisiologia e cinesiologia della
scrittura, anche con riferimenti a calligrafia,
grafologia e stenografia, mi ha
recentemente segnalato Fernando Dogana,
“Le parole dell’incanto”, Franco
Angeli (1990), libro certamente
interessante, ma che non ha assolutamente niente a che vedere con quanto da me
cercato ed esplicitamente richiesto.
Questo banale evento (che
riprova quanto possano essere fallaci le letture …normali anche di gente
qualificata e non prevenuta) mi ha fatto nascere l’idea di fare a Lei la
stessa richiesta. Mi sono ricordato infatti di un lusinghiero complimento che Lucidi (così almeno mi stato riferito)
ebbe a formulare su di Lei giovane laureando: “Si è letto un nare di
libri…” (probabilmente questo mio modo un
po’ ingenuo o naif di esprimermi può essere male interpretato da interlocutori
di altro ambiente, tuttavia non posso “cambiarmi” e, in ogni caso, è un rischio
che vale la pena correre).
Tornando alla mia richiesta preciso che conosco Liliane Lurcat, Studio dell’atto grafico (1974);
l’interessantissimo n. 6 dei Quaderni
Fare Scuola (Nuova Italia, 1987)
dedicato alla scrittura (in particolare il saggio del paleografo Fabio Troncarelli); qualche lavoro del Dottrens; mentre, del Gemelli, ho apprezzato il Contributo all’analisi dei movimenti della
scrittura (1950) e in particolare i rilievi sul ductus, sulla pressione o trazione delle penna e sulle cosiddette “bilance di scrittura” (con le quali sto
conducendo promettenti esperimenti, perchè sono persuaso che non solo c’è
stretta analogia tra fonia e grafia, ma che lo studio dell’atto
grafico, fisicamente meno complesso di quello fonico, possa essere la chiave di
volta delle scoperta di Lucidi).
Come vede, caro professore, si tratta di un tema molto specifico,
su cui la bibliografia non è affatto immensa, come mi hanno risposto molti
dotti. Da Lei non mi aspetto una risposta del genere, nè un elenco di libri, ma
soltanto sapere se “per caso” (anche qui spero di non essere frainteso e di
non urtare la suscettibilità del cattedratico....) Lei abbia memoria o sia
a conoscenza di lavori che potremmo definire di “meccanica grafica”. Avrei
anche bisogno di sapere se Lucidi si
interessò di stenografia, ad esempio parlandone col dott. Giovanni Panarello, direttore della scuola di stenografia
parlamentare (morto da qualche anno). Ricorda qualcosa?
Sugli audiogiochi
scandalosamente (e inspiegabilmente)
tutto tace.
Cordiali saluti.
GD 59 –
6.7.1991 – Lettera ordinaria (di De Mauro)
Riassunto: mi segnala i libri di A. Fairbank e dice di non credere che Lucidi si fosse interessato di stenografia e tecniche grafiche in
genere.
GD 60 –
3.9.1991 – Lettera ordinaria
Caro prof. De Mauro,
Lei è una delle pochissime persone di mia
conoscenza in grado di capire l
La ringrazio molto, anche per la segnalazione di Fairbank, che non conoscevo, e La saluto
cordialmente.
GD 61 –
11.9.1991 – Lettera ordinaria (di De
Mauro)
Riassunto: Non è in grado di
giudicare il mio lavoro di carattere radiotecnico. Le riviste di norma non
danno alcun compenso, al più qualche estratto.
GD 62 –
28.5.1992 – Lettera ordinaria
Chiar.mo prof. De Mauro,
Le invio due estratti della RILA e il riassunto
dell
Se la cosa dovesse essere di Suo interesse Le
farò avere la documentazione completa, comprendente, oltre alla relazione
tecnica, anche 12 fogli illustrativi e una videocassetta DEMO di 35 min.
Cordiali saluti.
P. S. – Allego anche “La radio interattiva” pubblicata in Hambit ‘91
GD 63 –
28.5.1992 – Lettera ordinaria (a Gambarara)
Caro prof. Gambarara,
ecco gli estratti RILA di cui Le parlavo. Con l
Le sarò molto grato di un riscontro (su tutti e quattro questi documenti) e
soprattutto di un Suo interessamento a far conoscere l
Un cordiale saluto e un
grazie anticipato.
GD 64 –
5.11.1996
Incontro casualmente De Mauro in un viale della Sapienza
e lo saluto.
GD 65 –
18.10.1999 – Lettera raccomandata
Chiar.mo Prof. Tullio De Mauro,
ho appena pubblicato un sito http://space.tin.it/televisione/andgaeta (oppure voce Count-down
nel canale Televisione di Space.tin) che forse potrà aiutare a
chiarire, dopo 5 anni, che cos’è la Televisione Interattiva Equivalente
da me inventata.
Credo e spero che
l’argomento possa interessarLa professionalmente.
Distinti saluti.
GD 66 –
6.12.1999 – Raccomandata a mano (vedi AG 7,
lettera 20)
GD 67 –
17.1.2000 – Telefonata di circa 2 min
Dice che ha letto con interesse le mie carte, è
disponibile ad una chiacchierata. Mi dà appuntamento alla settimana successiva.
GD 68 –
24.1.2000 – Colloquio di circa 10 min
Non si sbottona. Per il Bitnick provare con i conduttori dei giochi televisivi. Lascia
intendere che i dirigenti non contano. Si lamenta che “ogni cinque anni mi faccio vivo e lo maltratto…”. Mi scuso del mio
carattere spigoloso.
Caro Professor De Mauro,
poche
parole per accompagnare la mia ultima fatica (vera e propria, mi creda), Il Bitnick incompreso, nel caso non riuscissi a trovarla,
domani all’Università.
In quest’opera non c’è solo un’invenzione e le
sue traversie, ma c’è anche una scoperta:
non sappiamo leggere, neanche il
linguista De Mauro sa leggere.
L’interpretazione di questa frase è ad ampissimo
spettro: dall’arroganza pura, alla demenza senile, all’acqua calda. Mi lusingo
però di credere che l’allievo di Lucidi
la capisca, sappia capire e sappia rivivere con me la gioia e lo choc della comprensione, della vittoria
della ragione sull’equivoco.
Grazie.
P.S. – Allego anche una copia del mio povero
libretto su Lucidi (AG 4), nel caso
voglia darla Lei alla biblioteca di Glottologia. All’epoca l’avevo data, ma
qualche tempo fa, andando in quella biblioteca a cercare un’opera introvabile (Saenger), mi sono accorto che non c’è.
L’avranno buttata via…
GD 70 – 24.10.2000
Pubblicizzo il sito e il Bitnick per email (probabilmente anche a
De Mauro).
GD 71 – 16.2.2001 – Lettera ordinaria
On. Prof. De Mauro,
ricorderà, forse, la mia
bistrattata Televisione Interattiva Equivalente e, certo, la
strana “lettera-relè” del 6.12.99,
riportata, assieme a tutta la documentazione del “caso Bitnick” e ad altri miei lavori (anche su Lucidi), nel
sito (rinnovato) www.bitnick.it.
Dall’alone di silenzio,
indifferenza o insofferenza che continua a circondarmi mi ostino a dedurre una
sola cosa: che l’invenzione continua a non essere capita e che gli infelici e
stringati accenni ad ardui problemi linguistici (livelli, scoperte, equivoci
sottili, cavalli, cavallucci, radio fantasma, ecc.) si sono rivelati
pregiudizievoli ed hanno oscurato invece di far luce! A questo punto solo Lei,
chiarissimo professore, può non certo legittimare ma forse perdonare questi
miei incauti sconfinamenti, o comunque non tenerne conto o azzerarli.
Con atto di resipiscenza chiedo
allora - stavolta esplicitamente e con umiltà, e non al Ministro ma, se me lo
consente, al Maestro - un passo “informale”
o un’italica “raccomandazione” per
fare finalmente prendere in considerazione da parte della Rai (in particolare dalla struttura tecnica),
dopo sette anni, il microsatellite Bitnick.
Suo devoto.
GD 72 – 20.8.2001 – Lettera ordinaria (di De Mauro) (vedi AG 13, p. 33)
GD 73 – 27.8.2001 – Lettera ordinaria
Chiarissimo Professor De Mauro,
La ringrazio della sua
cortese del 20 u.s. e attendo fiducioso l’esito del Suo
interessamento. In questa sede non voglio certo entrare nel merito
dell’invenzione, tuttavia non so resistere alla tentazione di accennarLe un
piccolo, anche se credo non marginale, “retroscena”. Mi riferisco
all’uso, durante la stesura del seguente brano della relazione tecnica del
Sistema Gaeta, dell’avverbio “spettacolarmente”
che la ebbe vinta, dopo non poca lotta, sul rivale “semanticamente”.
Cordiali saluti.
Un telespettatore nel partecipare da casa al talk show interattivo Count-down preme tre volte (per ogni
sessione, cioè per ogni quiz) il pulsante polifunzionale del suo Bitnick, e
precisamente agli istanti:
T1 (spettacolarmente per “accendere” il suo trasmettitore)
T2
T3 (spettacolarmente per “accendere” il suo ricevitore).
GD 74 – 15.10.2001 – Telefonata di sollecito
GD 75 – 18.11.2001 – Colloquio con Di Trocchio (vedi BI 77)
GD 76 – 30.11.2001
Incontro e saluto De Mauro ad una conferenza di Pigliacampo.
GD 77 – 17.12.2001
Saluto De Mauro all’ingresso della Sapienza.
GD 78 – 21.1.2002 – Lettera raccomandata
Chiarissimo Professor De Mauro,
espongo brevemente i tre motivi di questa mia
lettera.
1) Bitnick. È evidente che Ella,
malgrado le buone intenzioni del 20.8.2001, si è associato, per così dire, alla
generale congiura del silenzio (per non
dire altro!) sulla mia invenzione. Meno evidente è che il Suo atteggiamento
poggia forse su equivoci a catena – me ne sono convinto soprattutto dopo un
casuale accenno del Prof. Di Trocchio
– e incomprensioni che probabilmente risalgono ai tempi dei miei interessi, che
certo ricorderà, per Mario Lucidi.
Per fare un paragone, spero non troppo irriverente, attorno al Bitnick si è creato un maxiingorgo
semantico simile a quello su Benveniste
individuato e sciolto (inutilmente, per quanto
ne so), appunto, dal nostro Lucidi.
2) BARBAROS.
A pagina 64 della edizione francese del 1922 del Cours, a proposito della genialità dei segni alfabetici greci,
vengono riportate delle stanghette verticali (separatrici dei tempi omogenei) che differiscono, per errore di
composizione tipografica, da quelle della Sua traduzione italiana (p. 54). Ad un esame attento si nota che
esse non sono equidistanti e che sono tracciate all’inizio del fonema/grafema,
e non al centro. La grande cortesia che oso chiederLe è quella di poter avere
la fotocopia della ripresa stenografica di questo passo del maestro ginevrino,
onde poter eventualmente trarre qualche lume sulla questione.
3) Meccanica grafica. Mi prendo infine
l’ardire ancora più grande di allegare una selezione di carte preparatorie del
mio prossimo lavoro (AG 11)
sull’aspetto fisiofisico della scrittura. Anche se Ella, come linguista, può
non avere una specifica competenza su questi argomenti per così dire “tecnici”, mi lusingo sperare che mi sarà
prodigo di qualche prezioso consiglio e di un’accoglienza benevola a lavoro
finito (tra circa un mese, spero).
Grazie dell’attenzione e
distinti saluti.
GD 79 – 3.6.2002 – Email di sollecito
GD 80 – 15.9.2002 – email “Manoscrittura-
GD 81 – 16.10.2002 – Lettera raccomandata (a ing.
L. Bianco e a De Mauro)
Il sottoscritto Dott.
Allega i documenti più significativi del
pregresso contenzioso con il CNR (rimandando
al sito www.bitnick.it per la
documentazione completa) e alcuni attestati di stima da parte di docenti di
chiara fama, italiani e stranieri.
Con osservanza.
GD 82 – 23.10.2002 - Vana telefonata
GD 83 – 30.10.2002 – Telefonata di circa 2 min
Non può aiutarmi perché
ha rapporti con l’ing. Bianco,
presidente del CNR.
GD 84 – 6.11.2002 – Colloquio di circa 20 min
Discettiamo sulla “libidine” delle email paragonabile
all’antica frenesia per le fotocopie. Svisceriamo, forse non abbastanza, il
malinteso Di Trocchio e gli illustro
la mia teoria del “disturbo De Mauro”,
involontariamente creato da me stesso. Ci lasciamo con la promessa di un suo
interessamento circa il Bitnick.
GD 85 – 20.11.2002 – Telefonata di 2 min
De Mauro si mostra gentile, ma dice che non ha
potuto far niente.
GD 86 – 25.11.2002 – Lettera ordinaria (vedi anche LU 32)
Caro De Mauro,
tra i molti progetti che mi ronzano in testa ci
sarebbe anche un opuscolo sulla lingua telegrafica [Δ – La linguistica della telegrafia, l’iposema Morse], che è un
perfetto laboratorio per indagare i più sottili fenomeni percettivi e le
continue inavvertite interazioni e inversioni tra oralità e scrittura (Morse fonetico e Morse sulla zona di carta).
Certo, di fregnacce (fonostrizione,
stenosi semantica, ecc.) ne conterrebbe o ne conterrà, ma credo sarebbe in
buona compagnia perché non c’è testo, o addirittura trattato di linguistica che
non ne sia infarcito. Tuttavia, Lei mi insegna, il progresso culturale e
scientifico, procedendo per tentativi, errori e contributi infinitesimi, che
forse i posteri correggeranno o utilizzeranno, è imprescindibile dal confronto
e dal dibattito.
Credo di aver capito, sia pure in linea di
massima, e come pochissimi (o nessuno!),
cosa Lucidi intendeva per iposema
e penso che tale concetto, ostico, “osticissimo”
per natura, riuscirebbe agevole una volta trasferito nel ridotto, ma
strumentalmente controllabilissimo, habitat
della telegrafia Morse.
Le uniche fonti “primarie” per questa operazione, allo stato, sarebbero, oltre alle
quattro redazioni formali e quasi identiche dello stesso Lucidi (1944, 1946, 1950 e
1961), gli esempi del “segnale
stradale” riportati nelle interviste a Cubeddu e Morpurgo (in Gaeta,
1985) oltre a quello apparentemente simile (e meno chiaro) di
Buyssens
(in Eco, 1984). Certamente vorrei e dovrei
appoggiarmi all’autorità di De Mauro
o, in mancanza, a quella di Eco, ma
non mi pare di aver trovato nessun luogo in cui Lei spieghi ab initio, o a dir meglio per i non iniziati, analizzabilità e/o
inanalizzabilità dei segni linguistici – di carta, di latta o d’aria che siano.
Confido nella Sua
collaborazione. Cordialmente.
GD 87 – 18.12.2002
Vado a trovarlo alla Sapienza, ma ha gente e non mi riceve.
GD 88 – 12.2.2003 – Colloquio di circa 2 min
Ha premura perché deve andare a Montecitorio. Ha
letto tutto, rileggerà e risponderà. Vorrebbe aiutarmi ma lui non conta più, un
suo intervento anzi è controproducente.
GD 89 – 2.4.2003
“Il Bitnick
e la famosa china” e “Il disdegno
di Tullio” (vedi
AG 13, p. 31)
GD 90 – 29.4.2003
Trovo casualmente in
rete articolo di De Mauro che cita i
miei lavori su Lucidi.
GD 91 – ottobre 2003
Svariati e vani
tentativi di ricucitura (Cubeddu,
Gambarara, Gamaleri, Di Trocchio,
Luccio, Zamboni, Morcellini, Albano Leoni, ecc.) col De Mauro, che però si mostra del tutto refrattario, anzi “ambiguo” (teoria della “porta aperta per tutti”).
GD 92 – 7.4.2004 – Telefonata di circa 2 min
Gli telefono in ufficio e lui conferma che tanta
gente gli ha riferito che il prof. Gaeta
vorrebbe “ripacificarsi”, ma lui non
capisce questa parola… Comunque lui è lì il mercoledì dalle 9 alle 11, riceve
tutti. Mi dà appuntamento tra due settimane e mi fornisce l’esatto suo
indirizzo email.
GD 93 – 21.4.2004 – Colloquio di circa 5 min
Ignoriamo i problemi
legali. Non gli risultano manoscritti a Ginevra. Ha letto lo scritto di Gambarara. Ribadisco, con forza, che il
Morse non è un codice, ma una “lingua”,
nata come scrittura (telegrafia), ma
affermatasi come orale. Poiché c’è molta confusione, mi prega di ritornare
qualche mercoledì successivo, un po’ prima, verso le 9, quando i laureandi
ancora dormono.
GD 94 – 4.5.2004 – Lettera aperta “L’iposema Morse” (vedi MO 16)
Chiarissimo
De Mauro,
poche parole pubbliche per spiegare il senso di
queste Morse News.
Lei conosce da dove sono partito e, soprattutto,
dove voglio arrivare: dimostrare e divulgare le scoperte del nostro comune
geniale maestro Mario Lucidi, che ha legato il suo nome all’iposema
linguistico, parametro oscuro persino agli addetti.
Nel nostro ultimo incontro, di cui do conto nella
MO 14 a Gambarara (ad oggi senza risposta)*, ho potuto solo accennarLe che il Morse
non è un codice, ma una lingua, e che anzi, come codice di punti e linee si può
addirittura dire che non esiste, esattamente nello stesso senso che “non esistono” le intense
ed estense di Lucidi.
Mutuandone l’espressione sempre da Lucidi io la eleggo “ricevitore
ideale” di tutto ciò che io “trasmetto” in queste News, sperando che l’influenza nociva
degli inevitabili elementi perturbatori svii il meno possibile.
Distintamente.
* Ma
vedi aggiornamento del 09.05.04 di MO 14
GD 95 – 12.5.2004 – Colloquio di circa 30 min
De Mauro è palesemente affaticato
e alterato, gli tremano leggermente le mani. Non compete a lui o a Bertinetto entrare nel merito delle mie
cose. Io non sono nessuno e lui è internazionale. Mi faccio male da solo. Non
ha tempo o voglia di querelarmi, come non l’ha avuta con altri in passato. Si
risente anche dell’intervista su Lucidi
riportata in AG 4, che è incompleta, offensiva e non fedele.
GD 96 – 25.5.2004 – Email “Ombra e velo” a De Mauro,
Belardi, Eco, Canepari, Lepschy, Gambarara e Bertinetto (vedi anche MO 32 – L’effetto Canepari)
Chiarissimo De Mauro,
pensavo che
l’opuscolo Etica e Fonetica, quello – sia detto a beneficio dei
sei codestinatari di questa email – in cui sono stato costretto a “sbattere in prima pagina” la Sua foto,
cioè quella del “mostro” (sacro)
della linguistica italiana, avesse fatto giustizia e chiarezza delle vicende
intorno al Bitnick, a Lucidi e soprattutto a chi scrive. Poiché
così non è stato
Noi due ci
siamo già chiariti; la vertenza giudiziaria si è sgonfiata, anzi è abortita
prima di nascere; ognuno di noi prosegue la sua strada nel reciproco rispetto;
io, se non l’attenzione, ho almeno la stima dei proff. Lepschy, Gambarara, Belardi (per limitarmi ai codestinatari) e
soprattutto quella più preziosa, cioè la Sua, caro De Mauro – e questa stima, sottolineo, a me non solo basta, ma
avanza anche.
Io però –
forse sarò presuntuoso – voglio, anzi pretendo la stima di tutti. Fin quando Eco e la gran maggioranza dei luminari
italiani non risponde ai miei appelli scientifici, pazienza:
avranno altro a cui pensare che a Morse,
a Gaeta o a Lucidi. Quando però una persona del valore e del calibro di un Canepari mi scrive in
presumibilissima buonafede di aver “subito capito, quando ha visto quella
mia cosa cartacea (sottinteso: il citato “Etica e Fonetica”) che qualsiasi altra mia cosa non avrebbe
potuto avere il minimo interesse per lui” (condendo inoltre il suo giudizio
con insulti che per decenza non riporto), ebbene, in tal caso, non potendo e
non volendo rispondere con insulti, devo far ulteriore luce, cioè devo togliere
ombre e veli: se ci riesco, con questa email ristretta;
altrimenti allargherò i destinatari pubblicando (finalmente!) il fascicolo rimasto in sospeso dal 2002 (AG 11, vedi qui in calce).
Il succo, Tullio, è questo: io, involontariamente,
posso averti fatto e farti ombra; ma tu, altrettanto
involontariamente, indirettamente e certo inconsapevolmente, mi
fai velo. È molto verosimile infatti che l’“effetto
Canepari” sia generalizzato: la gente non leggendo (è così, Tullio, la gente non legge: tu lo
ripeti da una vita, io l’ho scoperto sulla mia pelle!) e non sapendo “i fatti nostri”, si fa “i fatti suoi” (e fin qui mi può star bene) e pensa (e parla!) male di Gaeta (questo mi sta meno bene).
E che dire
poi dell’“eresia Bertinetto” secondo cui io avrei reso una
pessimo servizio a Lucidi andando a
rovistare nei suoi cassetti? Ma il discorso sarebbe lungo e ve ne faccio
grazia…
Cordialmente.
GD 97 – 30.5.2004 – Appello a De Mauro (vedi MO 35)
cronoscopio microscopio
Chiar.mo Prof. De Mauro,
chiusa la vicenda Bitnick e riguadagnata la Sua stima,
eccomi con un altro appello, quello di caldeggiare dei finanziamenti per
le mie importanti, innovative e promettentissime ricerche sulla lingua Morse.
Mi lusingo che Lei, come destinatario ideale di
queste News, le abbia lette e abbia saputo soprattutto estrapolarvi gli
addentellati con gli studi linguisti ai quali Lei stesso mi ha introdotto e il
mio debito verso la genialità di Mario
Lucidi, il negletto De Saussure
italiano.
Anche se le cose di
telegrafia Le sono ovviamente estranee, sono certo che i miei tentativi,
diciamo di divulgazione scientifica del Morse, specialmente delle due News
precedenti, abbiano raggiunto lo scopo di suscitare il Suo interesse e
guadagnare l’oro della Sua attenzione.
Se così fosse ogni altra parola sarebbe superflua, eccetto
forse un riferimento ai lontani – e anch’essi ahimé ignorati – studi del Buccola su “La legge del tempo nei
fenomeni del pensiero”, studi che, come da tempo avverto, avrebbero integrato la ricerca scientifica del “microscopio”
con quella del “cronoscopio”.
I miei lavori sul Morse
necessitano di severissimi esperimenti scientifici, con apparecchiature moderne
e ovviamente costose. Spero quindi, per Suo tramite, di avere l’appoggio della
comunità scientifica italiana.
Ringrazio
e porgo cordiali saluti.
Postilla (9.6.04) – Non avendo ricevuto alcun “segnale” vado a trovare il Prof. De Mauro alla Sapienza: mi dice solo che
non può parlarmi perché ha esami.
Postilla (16.6.04) – Telefono, ma il
professore è assente.
Intervento di De Mauro (23.6.04)
Nel corso di un cordiale colloquio confessa di
non avere potere per far finanziare alcunché.
GD 98 –
16.7.2004 – Lettera aperta “Semafori e
iposemi” (vedi MO 63)
Chiarissimo De Mauro,
a fine estate, come già Le ho accennato, dovrei
licenziare un Atomo dal titolo
ambizioso (e provvisorio) “Semafori
e iposemi”, il cui leit-motiv
sarà che la macchina di Chappe
veicola un significato, mentre l’iposema di Lucidi
no.
L’amico Gambarara,
a cui anche ho avuto occasione di illustrare questo mio progetto, mi ha non
solo spronato ma consigliato di mandarLe il materiale montato sia per una
revisione che per qualche riga di presentazione.
Vorrei dunque preventivamente e con certezza
sapere se posso aspirare all’oro della Sua attenzione, entro ovviamente i tempi
indicati.
Ringrazio e saluto
cordialmente.
GD 99 –
19.7.2004 – Email di De Mauro
Egregio dottor Gaeta,
il professor Gambarara
conosce i miei impegni di lavoro e sa bene che, prima di parecchi mesi, non
posso assumere altri impegni di sorta. Ma, a parte ciò, non vi è
alcuna congruità di una mia collaborazione a un Suo scritto. La prego dunque di
desistere dalla Sua richiesta, che, se ben intendo, il professor Gambarara è
invece ben disposto a soddisfare. Con molti saluti, Tullio De Mauro
GD 100 –
28.7.2004 – Email di Gaeta
Chiarissimo De Mauro,
prendo atto pubblicamente, e con rammarico, della
Sua volontà. Sì, il prof. Gambarara, anche
– presumo – grazie al Suo indiretto invito, leggerà le mie carte, continuando
ad onorarmi della Sua considerazione.
Cordiali saluti.
GD 101 –
3.9.2004
Lascio a casa De
Mauro busta con l’opuscolo “Telegrafia e Lingua” (AG 14)
GD 102 –
8.9.2004 – Colloquio di circa 1 min
De Mauro ha avuto, e appena
sfogliato, l’opuscolo.
GD 103 –
15.9.2004 – Colloquio di circa 15 min (davanti aula VI)
Anche se stavolta De Mauro ha più tempo continua ad essere evasivo e sfuggente circa
i problemi principali. Si offre di fare una ricerca sul buccoliano Pereunt; mi rimprovera di riportare
fatti privati nei miei lavori scientifici; giustifica l’inerzia di Gambarara perché impegnatissimo; resta
neutro alla notizia della lunga e importante email notturna di Belardi; si nega per una prefazione alla
seconda edizione.
GD 104 –
6.10.2004 – Colloquio di circa 10 min
Il tono è serio e deciso, l’apertura di De Mauro è finalmente chiara: zero assoluto.
Non ha letto e non leggerà, ha altre cose da fare. Risentito del “raccomandato da De Mauro” che
provocatoriamente avevo scritto in una email circolare. Potrebbe denunciarmi.
Di telegrafia non capisce nulla. Gambarara
è occupatissimo, scrivergli. Gli spiego bene la diffamazione in “ambito
Lucidi” e in “ambito Buccola”. Capisce bene, ma
non si smuove. Dice che ho fatto parecchi sbagli nei suoi confronti. Esige
scuse plateali e di essere lasciato in pace. Il lavoro sulle interviste (AG 4) l’aveva capito e apprezzato anche se c’erano,
come del resto in tutte le pubblicazioni, delle inesattezze. Ossicini un poco lo conosce, ma non
telefonerà per me.
GD 105 – 26.10.2004 – Raccomandata a mano (vedi anche LU
35)
Caro
De Mauro,
non solo noi attribuiamo arbitrariamente un
significato alle parole, che
iposemi-camente non ce l’hanno, ma lo attribuiamo anche ai silenzi che a maggior ragione, e con tutta evidenza, non l’hanno
neanche loro. Questa non è banalità, è filosofia, anzi filosofia del linguaggio
e lei certamente ne capirà e condividerà la portata.
Ci conosciamo da 20 anni. I suoi silenzi dei
primi, grosso modo, 18 non erano ambigui: lei mi ignorava e rendeva tacito (appunto!) però sentito omaggio alla memoria di Lucidi. I suoi silenzi degli ultimi due
anni invece alle mie orecchie, mi correggo, alla mia psiche sono apparsi
subdoli e sono stati fraintesi perché circostanze esterne, chiamiamole così,
hanno congiurato in tal senso (in realtà
c’è stata gente che me lo ha fatto indirettamente o ingenuamente credere).
Lei non si è “difeso” dalle mie
infamanti accuse forse perché si è ritenuto “offeso”, ma ragionamenti analoghi, mutatis mutandis, valgono anche per me!
Spero che lei si ricordi di quel “Ma io, Gaeta, non la conosco” che il
grande Mucciarelli, dopo che si era
instaurato un promettentissimo rapporto di stima e collaborazione, ebbe a dirmi
all’uscita de “Il Bitnick incompreso”.
Per me fu una pugnalata, inferta per bocca di Mucciarelli, ma per mano di qualche traditore che, per liberarsi di
uno studioso scomodo che cominciava a fargli pericolosa ombra, aveva “inzuppato il pane” e ironizzato su quel
titolo così invitante. Tutti gli indizi (Carpitella,
Di Trocchio, le accennate reticenze…) portavano a lei, invece, come in ogni
giallo che si rispetti, il o i colpevoli erano altrove!
Non so se Mucciarelli
abbia letto o iniziato a leggere lo strano e imbarazzante opuscolo di un autore
che si accingeva proprio in quei giorni a pubblicare, anzi a “lanciare” nella
sua prestigiosa rivista. Sicuramente invece avrà telefonato a
quelli del suo entourage e, con ogni verosimiglianza, proprio a chi
quel Gaeta (più per scaricarlo che per valorizzarlo!), qualche mese prima, glielo
aveva presentato.
Qui potrei scrivere pagine e pagine (sia private, come la presente, che pubbliche)
sugli indegni “eredi di Buccola” e
della psicologia un tempo sperimentale
e oggi solo libresca, ma me ne
guarderò bene. Senza prove, e spesso neanche con quelle (alludo alla faccenda della tesi negata, su cui, se ricorda, ho chiesto
anche il suo parere, e al sottobosco di ipocrisie che solo ultimamente e per
puro caso sto scoprendo), non è igienico accusare o semplicemente
infastidire (pur senza mai “aggredire”)
la gente, specie se di qualche potere: l’esperienza
docet. Devo però “convincere” Lei, caro e chiarissimo De Mauro. Spero di trovarla domani,
finalmente, alla Sapienza.
A presto.
GD 106 – 28.10.2004 – “Scuse a De Mauro” (vedi MO
80)
Fatti del tutto casuali, e solo relativamente marginali (accennati nella MO 75), mi hanno convinto che
i detrattori miei e del mio Bitnick,
in particolare nell’aprile-maggio 2000 e agli occhi del grande Giuseppe Mucciarelli (vedi MO 81) si annidavano in
ambito diverso da quello in cui credevo di averli trovati (vedi AG
13, Etica e Fonetica, la diffamazione del Bitnick).
Spero di essere riuscito a convincere di questo anche il principale
interessato, Tullio De Mauro, a cui
il 25 e 26 u. s. ho inviato due email private in cui illustro, con un po’ meno
riserbo di quanto sto facendo in queste doverose righe pubbliche, le
motivazioni della mia tardiva resipiscenza.
Intervento di De Mauro (3.11.04):
Nel consueto breve incontro settimanale il professore ha preso atto
delle mie scuse, pubbliche e private.
GD 107 – 3.11.2004 – Colloquio di circa 10 min
Oggi l’incontro è distensivo. De Mauro in genere legge tutte le mie
mail. A proposito della tesi negata (di Degni,
su Buccola) sostiene che farla
leggere è discrezionale. Si mostra risentito che l’ho “portato in tribunale”… Fa ancora il sostenuto… Certo, la porta per
me è aperta, come per tutti. Giudica importanti, e soprattutto unici, i miei
studi sulla telegrafia. Lui ha mille cose da fare. Riparlerà con Gambarara, che aveva non delegato ma
pregato di occuparsi di me.
GD 108 –
10.11.2004
Assisto ad una lezione di De Mauro (a via Cisalpino).
Specifica che lui è sempre disponibile, ma per cose concrete, non
…dell’iperuranio!
GD 109 – 24.11.2004 – Colloquio di circa 5 min (nel
terrazzo della Sapienza)
A proposito del “turno” mi spiega la “regola”
della commutabilità di “di notte”.
Gambarara lo ha sentito, crede sia
solo questione di tempo, non ci sono pregiudiziali, posso chiamarlo a suo nome.
Forse qualcuno pensa che De Mauro sia
stato troppo paziente con me. Non ricorda incongruità…
GD 110 –
19.12.2004 – “Auguri a Dazzi e De Mauro” (vedi MO
100)
GD 111 – 1.1.2005 – “Statistica sul turno” (vedi LU 1)
Chiarissimo De Mauro,
nel nostro ultimo incontro (24.11.2004)
Lei ha accennato, se ho ben capito, che un criterio per discriminare e/o
esplicitare l’attribuzione specificativa o temporale
della locuzione “di notte” nell’esperimento lucidiano del “turno”
(vedi Telegrafia e Lingua, p. 25) potrebbe essere
la commutabilità con la locuzione “la notte”.
Il problema è, come minimo, duplice: stabilire la
eventuale corrispondenza univoca con le forme verbali “fai” e “hai”;
stabilire quale complemento (di specificazione, di tempo o altro) il
parlante attribuisce più o meno coscientemente alla locuzione “di notte”,
e questo sarebbe facilitato ricorrendo alla commutazione di cui sopra.
Parrebbero minuzie aleatorie e senza valore
scientifico, però credo che se si potesse condurre una rigorosa indagine
statistico-linguistica su un certo numero di parlanti se ne potrebbe ricavare
qualche conferma, magari indiretta, della scoperta di Lucidi.
GD 112 –
12.1.2005 – Colloquio di circa 5 min
De Mauro declina, senza mezzi
termini, il mio invito perché non può “sottrarre
tempo ai suoi doveri”. È inondato dalle mie mail, solo alcune le guarda.
No, non può collaborare al sondaggio, ha “doveri”
prioritari che lo impegnano. Quando sottolineo, garbatamente, l’uso improprio
della parola “dovere” si altera e mi
invita a uscire. Accenna, mentre sto sulla porta, a larvate minacce, nel senso
che finora è stato sin troppo disponibile.
GD 113 –
25.1.2005 – “Disco verde da De Mauro” (vedi LU 9)
L’unica reazione, finora, alla lettera aperta a Lombardo è stata una garbatissima mail (dal titolo “Con molta
franchezza”) del prof. Luccio.
Mentre invito l’amico psicologo a far partecipi tutti i lettori delle mie News
degli apprezzamenti e delle critiche nei miei confronti prendo spunto da un
paio di sue considerazioni per puntualizzare meglio il mio pensiero.
Io vedrei immaginari nemici ovunque e, segnatamente,
in Lombardo, in De Mauro e nello stesso Luccio,
ma la realtà è ben diversa. A parte l’incidente con De Mauro – del tutto rientrato, come ben sa chi si è tenuto
aggiornato sugli sviluppi dell’incresciosa vicenda – io non ho, né tanto meno
mi creo nemici e ogni riga dei miei scritti, solo che si legga con la dovuta
attenzione, non può non tradirlo.
Su questo punto basta ricordare le scultoree – e
mai abbastanza assimilate – parole di Lucidi
nel Disdegno di Guido: “cogliamo ciò che il nostro atteggiamento
psicologico ci permette di cogliere”.
Tornando a De
Mauro le cose stanno semplicemente e limpidamente in questi termini: i
nostri percorsi scientifici, che avevo sperato potessero convergere, invece
divergono, fermo restando il reciproco rispetto. E fermo restando anche – si
badi – il disco verde alle mie ricerche su Lucidi
su cui De Mauro non si è mai sognato
di porre alcun veto (nella MO 63 l’icona del disco rosso è del tutto casuale!), anzi ha delegato il suo pupillo Gambarara a occuparsi, compatibilmente
s’intende con i suoi gravosi impegni, della mia “telelinguistica”.
Luccio crede poi che io abbia
“maltrattato” Lombardo. Qui però,
cari accademici, consentitemi una reazione ferma: siete voi – non so, forse per
deformazione professionale – a cogliere insulti in quelle che
invece sono soltanto civilissime critiche ed esposizioni di dati di fatto!
GD 114 –
31.3.2005 – “Annuncio a De Mauro” (Articolatore Morse, vedi LU 29)
Annuncio al mondo scientifico italiano, a
cominciare da Ella, chiarissimo De Mauro,
che ho in cantiere la realizzazione semplificata – ed esclusivamente meccanica,
“articolatoria”, a guisa degli
ergografi ottocenteschi – del congegno qui raffigurato, risalente ad un
anno fa. L’apparecchio porta determinanti contributi scientifici non solo alla
obsoleta telegrafia Morse, ma soprattutto alla linguistica generale.
GD 115 –
12.4.2005
Unico avviso di ricezione (LU 31, Il
Morse parlante) pervenutomi da De
Mauro.
GD 116 –
19.4.2005 – “Stenosi semantica” (vedi LU 32 e GD 86)
GD 117 – 27.4.2005
– “Metafisica e Metalingua” (vedi BU 29)
“La psicologia contemporanea ha rotto il
cerchio delle tradizioni metafisiche e procede con alacrità nella via regia
dell
Il positivismo, approccio “fisico” verso la scienza, si prefiggeva, com’è noto, di iniettare
il virus antireligioso nell’animo dei giovani e di relegare in soffitta ogni
filosofia. Ma il metafisico, basta rifletterci, estromesso dalla porta ha
sempre continuato, e sempre continuerà, a rientrare dalla finestra. Per
limitarmi ad un caso che mi tocca da vicino accennerò al “linguaggio” di uno dei più famosi linguisti italiani, il De
Mauro. Riascoltando, recentemente, la lunga intervista che venti anni fa mi
concesse (vedi un sunto in AG 4),
l’ho trovata ancora più “infarcita” di “metalinguaggi”,
per me, fisico, assolutamente oscuri. E questo non a caso, perchè il De Mauro, se non erro, è titolare di una
cattedra di “filosofia del linguaggio”.
Ora, è un fatto che fisica e metafisica, lingua e
metalingua, Gaeta e De Mauro - tanto per esemplificare -, non
solo coesistono, ma devono farlo, perché la dicotomia o l’antinomia di cui
sopra è alla base dell’ordine naturale delle cose. Il problema vero è come
risolvere il predetto apparente conflitto epistemologico.
Tra le infinite sofisticherie filosofiche e i
tanti odierni metafisici travestiti da sperimentatori non bisogna né confondere
la chimica con l’alchimia, né rifugiarsi tra le nebbie dell’astrazione, ma
seguire l’insegnamento degli sperimentatori veri, ad esempio del Canestrelli
che, nello spiegarmi certi problemi della locomozione legati semplicemente
all’abbassamento del centro di gravità, concludeva: non c’è niente di
metafisico!
GD 118 –
28.4.2005 – “Il convincimento di Tullio” (vedi LU 35
e GD 105)
Circostanze contingenti e orecchie da mercanti mi
costringono a rendere del tutto pubblica la lettera di scuse da me scritta a Tullio
De Mauro il 26.10.2004 (vedi MO 80).
Analogamente continuerò a scrivere lettere aperte a tutti coloro
con cui non riesco a comunicare.
GD 119 –
28.4.2005 – “La pagina perduta” (vedi LU 36)
Qui comincia la sistemazione di quello che è destinato a
diventare il testo definitivo.
Comincia. Il presumere che le sollecitazioni ospiti (ottiche?) delle quali ci fa partecipi la lettura sostituiscano
in maniera adeguata – sia in linea di principio, sia per quel che concerne i
completanti (concretanti?)
della sostituzione nell’attuale fissatura grafica – colle naturalmente
acustiche cui attinge il normale intendere linguistico, costituisce per la
speculazione esegetica non tanto una ipotesi di lavoro necessaria quando si
tratti di lingue morte, ma piuttosto un postulato fuori discussione: nei
confronti della sintesi elaborata sui dati forniti dal documento la
restituzione di ciò che si è inteso in una entità sonora si presenta, per
l’estrema indocumentabile variabilità delle possibili realizzazioni, come un
procedimento praticamente e sostanzialmente irrilevante; una specie di
operazione i cui risultati trascendono i confini e gli interessi dell’attività
ermeneutica specificamente intesa. Questo stato di cose impone un chiarimento
pregiudiziale (inserire pagina
due scritta a mano e poi continuare con quel che segue).
Chiarissimo De Mauro,
le parole su riportate sono la mia trascrizione,
certamente imperfetta, dell’introduzione di “Un inedito di Mario Lucidi”,
da anni messa in rete nei miei Atomi, non nella consueta forma scritta,
ma in quella per così dire “allotropica”,
l’orale. Come sottolineo nella presentazione
si tratta di un brano molto difficile la cui estrema importanza
dubito sia stata – o possa essere – capita anche dagli addetti ai lavori,
compresi quelli di buona volontà. All’epoca, mi pare di ricordare, lei mi
promise che avrebbe cercato di rintracciare la pagina manoscritta
che Lucidi menziona e che sicuramente
getterebbe molta luce sul passo. Evidentemente è andata smarrita, rimane solo
la Sua memoria della frequentazione del Maestro: può tentare di regalarci – a me e ai quattro gatti che ci leggeranno
– una breve esegesi del passo, o un ricordo indiretto che illumini, anche se
fiocamente?
GD 120 –
4.5.2005 – Colloquio di circa 30 sec
A mia domanda risponde di non aver ricevuto
nessuna telefonata da Luccio.
GD 121 –
8.5.2005 – “De Mauro analfabeta” (vedi LU
39)
Prevengo immediatamente la reazione di qualche
lettore superficiale: questa News non è un insulto al maggior linguista italiano, ma un contributo scientifico – di cinque
anni fa – che da privato diventa pubblico. Il concetto di “analfabetismo”,
abbozzato dal 1989 (vedi AG 9) ed esemplificato nella News
precedente, e le eventuali residue ombre apparenti tra il sottoscritto e l’esimio linguista, potranno
essere ulteriormente chiariti in una prossima News, che al dilemma
emblematico De Mauro: apostata o analfabeta? darà, ovviamente, l’unica
risposta possibile: Nessuno dei due!
Con l’occasione segnalo il recente ottimo sito ufficiale del De Mauro,
da cui è tratta l’immagine.
(segue GD 69)
GD 122 –
8.5.2005 – “Né apostata né analfabeta” (vedi LU 40)
Sì, due anni fa ho definito Tullio De Mauro
(foto) “discepolo apostata di
Mario Lucidi”. Nello stesso scritto (AG
13) lo ritenevo anche reticente, se non responsabile, delle “chiacchiere” sul conto mio e del Bitnick.
Successivamente (vedi MO 95) mi convinsi che
tali chiacchiere erano nate ben prima dei fatti del
Il De Mauro
accettò l’ampia ammenda dei miei torti, tanto è vero che delegò un giovane e brillante
suo allievo, il chiarissimo Gambarara, a seguire gli sviluppi della mia
“telelinguistica”, mantenendo nei miei confronti un atteggiamento di
neutralità e di doveroso riserbo, come ebbero privatamente a confidarmi il
predetto Gambarara e il chiarissimo
professor Riccardo Luccio, al quale ultimo avevo cortesemente, ma con
forza, chiesto – disturbando a tal fine anche un altro insigne psicologo, il
professor Nino Dazzi (anch’egli
perfettamente al corrente delle vicende che mi riguardano) – almeno una
telefonata al De Mauro che
rafforzasse le mie scuse e le mie argomentazioni (vedi LU
16).
Queste le beghe. Dal punto di vista scientifico
il discorso è molto più semplice: siamo talmente avvezzi alla lettura – e
chi più del De Mauro è “alfabetizzato”? – che ne abbiamo perso di vista il
segreto neuro- e psico-fisiologico scoperto da Lucidi e adombrato nei miei
scritti, almeno a partire dalla lettera del 2000 riportata nella News
precedente.
GD 123 –
7.6.2005 – “Lettera a Cubeddu” (vedi LU 51)
Sempre più costretto dagli eventi pubblico una
mia lettera all’emerito filosofo Italo Cubeddu concernente la “ricucitura” dei rapporti con Tullio
De Mauro (nella foto col Presidente Ciampi), dopo l’infelice
pubblicazione del mio Etica e Fonetica. La sola sibillina
risposta data dal De Mauro a Cubeddu, come a molti altri che
avevo cortesemente pregato di una missione analoga (Gamaleri, Morcellini,
Luccio, Gambarara, Di Trocchio…), è stata che “la porta della sua stanza
è sempre aperta per tutti”.
Roma, 17 novembre 2003
Caro Cubeddu,
La pregherei di leggere le carte che allego in
modo che, dato che parte delle polemiche pregresse (Belardi, Gamaleri…)
Le sono ignote, all’incontro di venerdì venga, per così dire, “preparato” (la
prego di badare alle date).
Io non so in che rapporti reali Lei sia con De Mauro, però della Sua disponibilità
nei miei confronti, non foss’altro per rispetto alla memoria di Lucidi
e, se mi consente, anche perché è sardo, sono assolutamente certo. Quindi Le
sono e Le sarò lealmente grato di quello che sta facendo, a prescindere dagli
esiti, che manifestamente travalicano la Sua volontà.
Visto che, almeno in questa prima fase “esplorativa”, il Suo ruolo è solo quello
di latore dei miei “desiderata”,
vorrei che Lei portasse al nostro Tullio la qui allegata lettera al
Presidente Pera (vedi BI 63) e soprattutto gli riferisse
queste testuali parole: dopo i tre incontri-interviste del 1985 Gaeta da te
si è sentito come un “innamorato respinto”.
A venerdì.
GD 124 –
16.07.2005 – “Segnali a martello” (vedi LU
66)
Chiarissimo De Mauro,
a fine estate, come ogni anno, licenzierò un Atomo,
dal titolo provvisorio “Segnali a martello” (vedi immagine),
che approfondirà quello dell’anno scorso (Telegrafia e Lingua), rimasto
purtroppo orfano della presentazione del Gambarara e – forse anche per
questo – dell’attenzione della critica (vedi MO 64).
Mi auguro che se non Lei – qualora prioritari
impegni e “incongruenze” varie continuino ad impedirglielo (vedi MO 63) – almeno
qualche altro accademico voglia revisionare le mie pagine e, se il caso,
benevolmente presentarle.
Ringrazio e saluto
cordialmente.
GD 125 –
1.9.2005 – Email circolare (vedi LU 66)
Il lavoro è quasi pronto. Aspetto però di poter
completare la consultazione del Niaudet richiesto a Padova. Purtroppo
nessuno si è offerto per revisionarmelo e quindi lancio un ultimo appello,
specialmente ai destinatari in intestazione.
Segnalo infine che a giorni metterò integralmente
in rete, nella sezione Fonti on line del mio sito, due lavori che
discuto nel mio saggio. Si tratta de La legge fisica della coscienza di Buccola
e de La memoria e il fonografo di Guyau.
GD 126 –
8.9.2005 – “Una lettera aggressiva” (vedi LU
67)
Ritengo assolutamente necessario, propedeutico e
soprattutto “funzionale” alla comprensione dell’Atomo che
tra breve licenzierò pubblicare nella sua integrità (vedi AG 13, p. 5 e GD 8) anche la prima lettera da me
inviata, venti anni fa, a Tullio De Mauro. Spero possa far chiarezza,
finalmente, sulla mia presunta “belligeranza”
e sulle relative “armi” (vedi
immagine), in modo che le polemiche gratuite non continuino a far velo ai
contenuti scientifici e alle scoperte di Lucidi.
Spero anche, anzi ne sono certo, che l’egregio
linguista mi accorderà il permesso (*) di pubblicare – nel
futuro carteggio organico Gaeta / De Mauro – anche le poche e brevi
righe di cui, negli anni, mi ha onorato.
(*) Non ho avuto nessun riscontro al riguardo.
GD 127 –
30.9.2005
Pubblico “L’iposema di Lucidi. L’inerzia di De
Mauro” (AG
16).
Per i
dettagli di questo tormentato parto rimando, per motivi di spazio, a LU 68 ÷ LU 83 e a LU
93)
GD 128 –
5.10.2005 – Colloquio di circa 1 min
Andando a consegnare una busta (AG 16) per Albano Leoni incontro il De
Mauro. Lo invito a prendere un caffé e, testualmente, a “leggere l’opuscolo sull’iposema facendo
finta che il sottotitolo non ci sia”. È molto alterato, ma si trattiene e
mi invita a non importunarlo più.
GD 129 –
9.10.2005 – “Puntualizzazioni” (vedi LU 84)
Caro Andrea,
il tuo insistere (permetti
se ti do del tu?) sul Prof. De Mauro diventa "pesante".
Non si può condannare una persona perché non ci ascolta sulle nostre proposte e
valutazioni teoriche. De Mauro, quando era giovane, ha fatto un percorso
di studioso. È giunto a pubblicare testi importanti per la Cultura italiana. È
apprezzato a livello europeo e, forse, mondiale.
tuo Renato Pigliacampo
Caro Gaeta,
[…] Se Lucidi e il
suo iposema, se Gaeta e la sua telelinguistica sono rimasti e rimangono
ignorati, tutta la responsabilità è di
Nessuno ha il diritto di
imporre ad un altro di che cosa e quando si deve occupare. […] Continui a farsi
male da solo, se è questo che le piace. […]
Daniele Gambarara
Estrapolo da queste email che gli amici Pigliacampo
e Gambarara hanno avuto la cortesia di indirizzarmi – e autorizzarmi a
pubblicare – solo le seguenti proposizioni:
1) De Mauro è uno studioso di
livello internazionale;
2) Lucidi e il suo iposema sono
rimasti ignorati;
3) Gaeta vuole imporre a De
Mauro un percorso di ricerca;
4) Gaeta condanna De Mauro
perché non lo ascolta.
I punti 1) e 2) sono pacificamente
fuori discussione: il prestigio di De Mauro, meritatissimo, non
foss’altro perché ha saputo mettere a frutto gli insegnamenti del suo maestro (vedi
LU 67),
non ha bisogno di essere sottolineato dallo scrivente, e la dottrina (per
non parlare della scoperta) di Lucidi è di fatto ignorata (a
prescindere dalle responsabilità), checché ne pensino, per esempio, i proff. Bertinetto
o Canepari (vedi MO 32).
I punti 3) e 4) sono invece falsi: con
quale arbitrio chi scrive potrebbe contestare i comportamenti o le “scelte
editoriali” di chicchessia, tanto meno di chi potrebbe essergli, e
parzialmente gli è stato, maestro? Gaeta, senza assolutissimamente
permettersi di bollare nessuno, ritiene però che buona parte delle gravissime
obiettive negligenze su Lucidi sono del De Mauro (per quantificare diciamo un 30%,
mentre al Pagliaro andrebbe un 50%
e al Belardi un 20%).
GD 130 –
18.10.2005
Telefonata di Cubeddu:
De Mauro non vuol neanche sentirmi nominare.
Invita a “non farsi il sangue amaro”.
GD 131 – 18.10.2005 – “Travi e pagliuzze” (vedi LU 88)
Anche Federico Di Trocchio, l’autore del
già lodato “Il genio incompreso” (a sinistra), che pure conosce
bene le mie disavventure di inventore e la mia emarginazione di scienziato, ha
da tempo smesso non dico di leggere ma semplicemente di “aprire” le mie News.
Dice che è infastidito dalla loro abbondanza e, soprattutto, dalla mia tendenza
costituzionale a “creare situazioni conflittuali”.
Con tutta evidenza è una posizione analoga a
quella di chi (Gambarara) pensa che io sia autolesionista, di chi (Morcellini)
pensa che io goda a crearmi dei nemici, di chi (Canepari) si scandalizza
per una copertina, di chi (Frova, Ianniello) butta nel cestino i
fascicoli che lascio nelle loro cassette, di chi (Lombardo, Antonelli,
Luccio) mi sbatte il telefono in faccia, di chi (Cimino) fa finta di
non capire, e in generale della miriade – una quarantina, in realtà – di
accademici che mi ignorano, sfuggendomi come la peste: notano la pagliuzza
dell’animosità di Gaeta, ma trascurano la trave del silenzio di De
Mauro.
A fronte di questo atteggiamento “ufficiale”
che infanga la mia reputazione presso il vasto pubblico, ricevo a titolo “privato”
qualche gratifica che, pur compensando solo in minima parte queste umiliazioni,
mi sprona a non mollare e ad andare avanti.
Questo stato di cose in realtà nasce da un mal
recepita situazione di conflittualità tra me e il De Mauro. Ripeto per
l’ennesima volta che si tratta unicamente di divergenze sul piano scientifico.
Certo, come mi ha fatto osservare qualcuno, il sottotitolo dell’ultimo lavoro
sull’iposema di Lucidi me lo sarei potuto risparmiare, ma chi legge con
attenzione le Lucidi News – almeno quelle dello scorso settembre –
comprende la genesi di questa scelta inopportuna e di cui però, malgrado ne
stia pagando a carissimo prezzo le conseguenze, non mi pento. È giusto infatti
che ai posteri sia stata consegnata una pagina, sia pure imperfettissima come
quella di cui sopra, che associ, in nome della verità scientifica, la scoperta
di Lucidi e il silenzio di De Mauro.
Da più parti mi arrivano segnali o inviti
espliciti a ignorare a mia volta De Mauro, visto che lui “non ne vuol
sapere” di Gaeta e da venti anni ne butta nel secchio i lavori. Lo
farò certamente, anche se malvolentieri (come
nel caso del Belardi, vedi
GB 28), quando lui stesso me lo chiederà esplicitamente o quando si invertirà
la tendenza degli accademici italiani a snobbare il mio sito, le mie invenzioni
e i miei contributi scientifici.
Dalla pubblicazione di AG 16, infatti, si è manifestato un
fenomeno assolutamente imprevedibile o comunque da me imprevisto: mentre prima
c’era una media di un paio di visite al giorno a qualche pagina del mio vasto sito,
ultimamente non le apre quasi più nessuno e questo è la spia inequivocabile
della considerazione in cui, grazie al “silenzio” di cui sopra
(interpretato come sconfessione), sono tenuto.
Concludo con un suggerimento all’amico Di
Trocchio: in una eventuale prossima edizione del suo libro non metta in
copertina una caricatura, ma un vero incompreso (a destra). I geni non
sono buffoni.
GD 132 – 11.12.2005 – “Il virus semantico” (vedi BU 75 e AG
18, p. 41)
GD 133 – 13.1.2006 – “Sulle tracce di Lucidi “ (vedi GA 9)
Per simmetria con l’agenda Buccola da me
approntata nel 1995 (vedi BU 80) riporto
l’elenco delle “piste da seguire”, in pratica un’agenda Lucidi,
allegato alla lettera al De Mauro del 1985 (vedi GD 8, GD 126 e LU 67).
Quest’elenco ovviamente è “datato” ed ha
quindi solo un valore storico, valore che comunque emergerà meglio dal
carteggio De Mauro/Gaeta da tempo in cantiere e che presto dovrebbe
vedere la luce.
A questo proposito sono costretto a sollecitare –
pubblicamente, essendo interrotti tutti i canali privati – l’illustre linguista
circa l’autorizzazione o meno alla pubblicazione integrale in
tale dossier delle poche lettere che in questi anni mi ha indirizzato.
COLLAZIONE di tutte le
frasi-test prodotte da Lucidi;
Sottoporre le più
significative di queste a dei ciechi;
Ipogrammi (paragrammi)
di De Saussure;
Analisi strumentale del
materiale fonico attualmente disponibile mediante oscillogrammi, sonogrammi,
analisi armonica, ecc.;
Fisiologia (riflessi
condizionati di Pavlov);
Crittografie mnemoniche
("La grammatica dell
Percezioni
extrasensoriali;
Slogan pubblicitari,
lapsus, giochi di parole;
Recupero di nastri,
manoscritti, tesi di laurea, ecc.;
Raccogliere il maggior
numero di testimonianze di chi ha conosciuto Lucidi;
COLLAZIONE dei luoghi
poetici analizzati dal Nostro (disdegno di Guido, Caronte, natura
matrigna, Paolo e Francesca che insieme vanno, itale glorie), leggi del
pensiero - tavole verità (Boole);
Tecniche di composizioni
delle canzonette (parolieri);
Stenografia (e
stenofonia) e scrittura automatica;
Effetto cocktail-party (misterioso
meccanismo di soppressione degli echi);
Rintracciare attori RAI
"usati" da Lucidi per esperimenti di dizione;
Fluidodinamica (suoni
laminari vs suoni turbolenti?)
GD 134 – 31.1.2006 – “Imera contro Pompei” (vedi GA 17)
Se Erice, per quanto detto nella News
precedente, ignora Capri, Pompei ignora Imera. I due casi
però sono molto diversi e l’analogia è limitata alla metafora geografica tra il
linguista di fama internazionale Tullio De Mauro, nato dalle parti di Pompei,
e l’oscuro fisico
Purtroppo i rapporti col De Mauro sono
stati inquinati da due gravissime polemiche extrascientifiche – le insinuazioni
sul Bitnick e i silenzi su Lucidi – inopportunamente e
avventatamente sollevate da chi scrive, che torna a scusarsene non solo col
grande linguista, ma anche, e anzi soprattutto, con la comunità accademica – a
cui è estraneo, e di cui indirettamente e involontariamente può avere in
qualche misura urtato la sensibilità. Per ricondurre i rapporti nei binari di
un sano antagonismo scientifico bisogna dunque, per prima cosa, far drastica
chiarezza sulle due predette dispute.
Sicuramente l’insuccesso del Bitnick è
dovuto a nient’altro che all’imprevista o sottovalutata – e tuttavia
inoppugnabile, dopo l’esperienza di dodici anni! – “osticità” della “interazione
psicologica” su cui funziona, non molto dissimile dalla negletta e
incompresa “proiezione psichica” ronchiana. Si deve dunque far leva su
psicologi e sociologi (giovani!) per portarlo all’attenzione
dell’opinione pubblica.
Sulle responsabilità dell’oscuramento di Mario
Lucidi non tocca a me giudicare. Decideranno certo i posteri, caro Gambarara,
ma oggi bisogna lavorare, alacremente e serenamente, sui suoi immensi e non
mietuti lasciti scientifici.
Lo stesso, caro Antonelli (vedi BU 74) e cara Degni
(vedi MO 72),
dicasi per Gabriele Buccola.
GD 135 – 4.2.2006 – “La dattiloscrittura di Lucidi” (vedi AG
11)
GD 136 – 5.3.2006 – “L’immagine acustica” (vedi AG 17)
GD 137 – 15.3.2006 – Telefonata di circa 5 min
Ennesimo mio tentativo di ricucitura col De Mauro. Se lo vado a trovare mi darà
volentieri della bibliografia sull’approccio multidisciplinare a Saussure.
GD 138 –
22.3.2006 – Colloquio di circa 10 min
De Mauro dice che i miei scritti
difettano di impostazione scientifica. I lavori seri e tradizionali iniziano
con una carrellata di quello che è stato scritto sull’argomento. Io non ho idea
dei tanti luoghi dove lui ha citato Lucidi!
Mi segnala un testo di Miller, a suo
tempo fatto tradurre e circolare da lui (vedi
GD 140).
GD 139 –
22.3.2006
Colloquio di circa 2 min anche col prof. Paolo
Di Giovine. Dice che i libri che avevo donato alla biblioteca sono stati
catalogati (*).
(*) In
realtà l’acquisizione è stata molto tardiva e, soprattutto, parziale.
GD 140 –
24.3.2006 – “L’anello mancante” (vedi GA 48)
Ho avuto nei giorni scorsi un lungo, disteso e
soprattutto costruttivo colloquio con Tullio
De Mauro. Il grande linguista, lungi dall’essere adombrato per le
intemperanze di un inventore incompreso e ostinato, mi è stato prodigo di consigli,
sia sulla gestione “internettiana”
della mia immagine, sia soprattutto sul modo di presentare alla comunità
scientifica i miei lavori, non solo quelli su Lucidi, ma anche quelli sul Morse, su Buccola e sul Bitnick (per quest’ultimo vedi la News successiva).
Dopo aver bonariamente criticato la
disorganicità, la sinteticità e soprattutto la carenza bibliografica dei miei
scritti mi ha suggerito di leggere il lavoro di G. Miller, Linguaggio e comunicazione, un buon anello di
congiunzione tra l’approccio psicologico-sperimentale e quello teorico dei
problemi linguistici. (Non ho remore – e
purtroppo neanche attenuanti! – a confessare che non conoscevo questo testo
chiave, tra l’altro abbastanza diffuso e tradotto in molte lingue).
Non solo vi ho trovato chiarezza espositiva di
temi ormai classici – ridondanza,
tosatura dei segnali, indici di leggibilità, analisi statistiche,
spettrogrammi, decibel, ecc. – ma anche imprescindibili riferimenti a Boring, Stevens, Titchener, Woodworth,
Farnsworth, Sanford, Shannon, Skinner, Cattell, ecc., tutti “mostri sacri” della psicologia
scientifica, che io ho incontrato e scrupolosamente studiato nel corso dei miei
lunghi studi sul Buccola. E, dulcis in fundo, mi ha molto interessato
il capitolo finale di questo libro del Miller,
riguardante lo studio scientifico della diceria.
Su un punto rimango comunque in disaccordo col De Mauro e cioè sul fatto che
quest’opera, risalente al 1946, è alquanto datata. Spiegherò il perché quando
riuscirò a portargli il lavoro scientificamente “compiuto” che il grande linguista, d’autorità, mi ha “imposto”.
GD 141 –
27.3.2006 - Email
Chiarissimo De Mauro,
avevo pensato di portarle, mercoledì prossimo, un
primo contributo confezionato secondo i criteri scientifici la
lei indicatimi e di cui abbiamo discusso. Mi accorgo però che non riesco a
presentarle un “prodotto” finito e
montato – non dimentichi che io sono solo
un tecnico! – e quindi glielo presento allo stadio di progetto che, sia
pure ben “definito”, deve però essere
“rifinito”.
I nomi di tutte le unità di misura hanno una
ragion d’essere, sia etimologica (metro,
grammo, ecc.), sia onorifica (Volta,
Watt, ecc.). L’unica eccezione è il “secondo”,
l’unità di misura del tempo, che non si sa perché è stata denominata così. La
spiegazione di questa etimologia è l’articolo che le propongo, “L’indefinizione del secondo”, che
potrebbe derivare dalla semplice fusione dei due articoli in calce (GA 21 e GA 22), con,
in appendice, le pagine citate come “fonti” (naturalmente tutti i link
andrebbero sostituiti da corpose note) [vedi
AG 17].
La collaborazione di cui ho bisogno certamente
lei non può darmela, per mancanza di tempo, ma potrebbe incaricare i suoi
allievi diretti, Albano e Gambarara, che come ben sappiamo se ne
lavano le mani (magari con l’alibi che
Tullio non vuole o a Tullio non interessa…).
Attendo una chiara risposta, via email e in
tempi internettiani, circa il suo appoggio o meno. Cordialmente. Gaeta
GD 142 – 31.3.2006 – “Be it known that” (vedi GA 54)
Più di qualcuno, immagino, non si capacita del “senso”
delle mie News, troppo dispersive e forse banali. Eppure è semplice: far
sapere alla gente alcune cose grazie alla prodigiosa “bacheca elettronica”
del web. Potrei raffrontare le mie News a delle pubblicazioni di
matrimonio o alle volontà testamentarie, ma il paragone più calzante, non
foss’altro perché anch’io sono un inventore, è quello della documentazione
brevettuale, in cui fa fede la data di deposito. Il patent americano
inizia con la formula “Be it known that”, “Si rende noto che, si
sappia che…”, un avviso per i distratti, un imperativo “etico” per i
recalcitranti, un avvertimento o “caveat” per i furbi che un domani
potrebbero far finta di non sapere. E in questi documenti quello che conta più
di tutto è la classica “data del timbro postale”, che nelle e-mail
è precisa al “minuto”.
Ciò premesso, con questa News voglio
che si sappia cosa pensa Gaeta, oggi, dei due “nipotini”
o “prodiscepoli” di Mario Lucidi, i chiarissimi professori Federico
Albano Leoni e Paolo Di Giovine, che sono subentrati,
rispettivamente, al De Mauro e al Belardi, i “figli” o
allievi diretti di Lucidi.
1) L’altro Federico
Se Federico Di Trocchio, come sappiamo (vedi
BU 72 e GA 40),
banalizza le mie News (pur senza togliermi la sua stima!) e mi
mena per il naso circa l’interessamento al Bitnick e al cronoscopio
di Hipp (promesso da anni e da mesi, rispettivamente), Federico
Albano Leoni, direttore del più attrezzato centro di fonetica sperimentale
italiano – e quindi di diritto, e di dovere, il referente naturale delle
scoperte di Lucidi e Gaeta (telelinguistica) –, nonché
incaricato dal De Mauro, sin dal 1990, di esaminare la mia “Lingua
bistabile” (vedi AG 13), mi
prega senza mezzi termini, e soprattutto senza spiegazioni, di essere
cancellato dalla mia mailing list. La mia replica (Gaeta-spam, vedi
sopra) non ha avuto esiti di sorta (*).
2) L’altro giovane
Ma c’è un altro erede di Lucidi, secondo
l’asse Pagliaro-Belardi, il cui comportamento nei confronti miei e
soprattutto di Lucidi, è non solo inqualificabile, ma addirittura “anomalo”.
Mi riferisco al prof. Di Giovine, che con tutta chiarezza – di questo
devo dargliene atto! – mi ha detto che i miei lavori sull’iposema di Lucidi
per lui non avranno alcun seguito, mentre da circa un anno, con pretesti
ridicoli, procrastina o fa procrastinare la catalogazione di qualche mio
opuscolo nella biblioteca di Glottologia (vedi LU 42) (**).
Fino a qualche tempo fa ero ingenuamente convinto
che sia Albano Leoni che Di Giovine mi evitassero per deferenza
verso i loro maestri, De Mauro e Belardi, da me apparentemente “offesi”
(vedi MO 70).
Oggi, più scaltrito su costumi e malcostumi accademici, penso che il loro far
quadrato può essere, al più, un alibi della loro “totale ignoranza”
della dottrina di Lucidi. A riprova riferisco che nell’ultimo mio
colloquio col De Mauro (vedi GA 48), ho avuto la
soddisfazione – magra, magrissima! – del suo assenso a considerare
addirittura una “bestemmia” il giudizio “eretico” del Bertinetto,
un altro “giovane” linguista all’oscuro della luce di Lucidi, nei
miei confronti (vedi MO 32).
(*) Pochi minuti fa, quando questo articolo era già
composto, ho ricevuto una email del prof. Zamboni che mi riferiva
l’esito della ricucitura con Albano Leoni: pare che questi,
semplicemente, non sia interessato “alle cose proposte nei miei messaggi”.
Un grazie al prof. Zamboni per la cortesia che mi ha usato.
(**) Da verifiche effettuate
in rete fino a tutto aprile non risultava alcun libro. Al momento della
pubblicazione di questo Atomo
(10.5.2006) risultano solo tre fascicoli sui sette
che avevo donato alla biblioteca.
GD 143 – 27.4.2006
– Email con oggetto “Atomo 17 – anteprima”
(inviata a
De Mauro, Gambarara, Paoloni, Zamboni, Di
Giovine, Albano Leoni, Magno Caldognetto, Sabatini, Bertinetto, Lepschy).
Chiarissimi linguisti -
sordi, ciechi e soprattutto,
paradossalmente (essendo linguisti!), muti - vi informo che ho in imminente
uscita il mio Atomo 17 (*).
Pur volendo non posso
non far riferimento alle polemiche con gli allievi, i maestri e i colleghi di Mario Lucidi (non uno studioso “come gli altri”, ma un genio, checché ne
pensiate tutti). Se qualcuno mi vuol consigliare, ad esempio nella scelta dei
due sottotitoli proposti, sappia che gliene sarei molto grato.
Cordialmente.
Gaeta
(*) Questo Atomo in realtà porta il numero 19
perché, per sopraggiunti problemi di impaginazione, ho preferito scinderlo in
due fascicoli.