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– Una lettera “aggressiva”
Ritengo assolutamente necessario, propedeutico e
soprattutto “funzionale” alla comprensione dell’Atomo che tra breve licenzierò pubblicare nella sua integrità (vedi
AG 13, p. 5) anche la prima lettera da
me inviata, venti anni fa, a
Spero anche, anzi ne sono certo, che l’egregio
linguista mi accorderà il permesso di pubblicare – nel futuro carteggio
organico Gaeta / De Mauro – anche le
poche e brevi righe di cui, negli anni, mi ha onorato.
Roma, 17 giugno 1985
Chiar.mo Prof. De Mauro
Forse è il caso di "fare il punto" su questa mia
"Operazione Lucidi".
Il mio interesse ai fatti prosodici risale al 1979, ed è
stato finalizzato a costruire un dispositivo elettronico capace di discriminare
nettamente le vocali aperte da quelle chiuse (che ritengo siano tuttora
le brevi e le lunghe della metrica latina e greca). In altri termini il nostro
linguaggio (sopratutto il recitativo) oltre al "segnale" analogico a
cui siamo abituati possiederebbe la componente digitale prosodica della metrica
quanti-tativa. Il testo base delle mie indagini è stato il "De
Musica" di Agostino (ed ho letto
anche, con interesse, il volume di Labov
nella Collana da Lei diretta). Sarebbe fuori luogo (e controproducente) per il
momento aggiungere altro su questa apparentemente velleitaria "ipotesi
di Gaeta".
Nel febbraio
Nel febbraio 1985 Flavia
Lucidi mi fece il nome di Roberto
Vacca: la breccia era fatta, e da allora sto inseguendo a tempo pieno
(compatibilmente con i non lievi impegni ...mondani) tensività e vergenze, come
Lei ben sa.
Accogliendo il Suo suggerimento, provo adesso a buttar giù
zibaldonescamente alcune considerazioni di carattere al tutto provvisorie. "Grosso modo" si possono
individuare tre livelli di percezione uditiva:
1) ancora - ancòra (avvertita da tutti;
la morfologia aiuta)
2) pesca - pèsca (avvertita da alcuni;
la morfologia vacilla)
3) avanza/rimane - avanza/precede
(avvertita da Lucidi; la morfologia tace)
Credevo che quest
Propongo di chiamare EFFETTO
LUCIDI quello sgusciante fenomeno linguistico (tutto peraltro da definire e
da ...percepire) per cui una parola (o anche una sillaba) slitta subdolamente
dalla dizione automatica a quella riflessa e/o viceversa (una sorta di
"libero arbitrio fonetico").
Più volte nei giorni scorsi mi ero rammaricato con stizza di
questo fatto singolare: la maggior parte dei miei intervistati ha tempo e
voglia di chiacchierare, ma sfortunatamente l
Qui cadrebbe acconcia una mia personale considerazione sul Pagliaro, il "maestro" per
antonomasia (e "il principale" per Lucidi....); ma poiché non amo giudizi affrettati mi limito ad
auspicare ...il "turno" di Lucidi.
Forse è bene precisare che non considero questa mia ricerca
una "tesi" o comunque un "saggio" di sapore accademico
(....chiedo venia al cattedratico!). Desidero invece riuscire a capire il
"segreto" di Lucidi (e solo
in questo caso pubblicare i risultati, sempre che ciò sia
"graficamente" possibile).
L
So bene - chiarissimo professore - che la mia fantasia
galoppa, ma che ne direbbe di tentare un "transfert semantico",
mediante delle "sedute psicanalitiche" basate sulle associazioni
libere dei Suoi ricordi?
In pratica si tratterebbe di incontrarci un
Potrebbe bastare un terapeuta/levatrice semiologicamente
analfabeta a far nascere grandi idee; oppure, senza scomodare Socrate e Freud, potrebbe essere sufficiente l
Non sappiamo se Lucidi
riuscì a far eseguire qualche verifica strumentale sul materiale fonico da lui
preparato e/o se tali controlli ebbero successo. In ogni caso c
Potrei continuare, e per molto, a scrivere su questo tema
che tanto mi affascina, ma non voglio appesantirLe
Allego altri "spunti" che potranno, forse, fare
affiorare dalla "banca dati" della Sua memoria preziosi dettagli, che
sarebbe bene fissare sulla carta (...la
scrittura deve pur servire a qualcosa!).
Con i migliori saluti.