80 – Terza lettera a Sprini
Chiarissimo Sprini,
la tesi accennata in un suo lavoro (vedi Buccola News 74) di un Buccola antesignano del cognitivismo non può che trovarmi
d’accordo, invece non condivido le considerazioni sul “gelo” con cui l’ambiente accademico di Palermo - ma non solo -
accoglieva il giovane scienziato. Il novatore Buccola infatti era molto amato e non credo che fosse ritenuto un
sovversivo o peggio un mestatore: il suo “congelamento”
più verosimilmente, e più prosaicamente!, fu “pilotato” da qualche camarilla scientifica a cui il Nostro, involontariamente, poteva fare
dell’ombra.
Lo scopo di questa lettera pubblica non è però discettare
del “caso Buccola”, ma, più
modestamente, del presunto “virus Gaeta”.
Probabilmente lei, che un po’ mi conosce, caro professore (vedi le due News precedenti, 78
e 79), capirà cosa intendo, ma
per qualche profano è necessario un supersintetico riassunto di venti anni di
lotte e incomprensioni (per i più curiosi
o …i posteri c’è comunque la mia vasta produzione, tutta in questo sito).
I casi della vita mi hanno portato ad occuparmi a fondo, con
passione (…un tecnico tra i filosofi!), di Lucidi e di Buccola, e
ogni piccola o grande scoperta che facevo su di loro mi affrettavo a segnalarla
agli addetti ai lavori. La freddezza o il fastidio di questi, sommato al
rigetto da parte della Rai e di altre istituzioni di una mia invenzione (Bitnick),
mi hanno fatto erroneamente pensare quasi ad un “complotto” contro di me ordito nientedimeno che dall’ex ministro
della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro,
che perciò, sia pure senza rendermene pienamente conto, ho ripetutamente “aggredito” nei miei scritti, arrivando a
definirlo “discepolo apostata di Mario
Lucidi”.
Solo da poco ho capito le mie cantonate (vedi “Il virus
semantico”), soprattutto grazie alla “brutalità”, per esempio, di un Gambarara
o di un Lombardo, che senza mezzi
termini – il solo linguaggio, ahimè, che
capisco! – mi hanno riportato in questo mondo, spiegandomi che il
disinteresse accademico è del tutto fisiologico e attaccandomi il telefono in
faccia per farmi finalmente una buona volta capire che le mie ingerenze sono
non tanto sgradite ma letteralmente “indebite”.
L’ultima bastonata me l’ha data lei, caro Sprini,
azzerando tutto il mio sudore su Buccola
(vedi sopra), ma – la prego di credermi: sono realista, non cinico! – le sono
sincerissimamente grato della “lezione”,
dopo la quale me ne starò “al mio posto”
e con la coda tra le gambe.
Più esattamente ho capito che io posso “sensibilizzare” la gente su quello che mi pare (scoperte, invenzioni, delitti scientifici,
ecc.), ma senza insistere o “pretendere”
alcunché. Ad esempio, richiamo sì la sua attenzione sulla richiesta all’Antonelli (idem) della pubblicazione
della mia Agenda Buccola, ma il mio ruolo finisce qui: se
lei la vuol caldeggiare, se volete utilizzare o no questo contributo non è
affar mio.
Concludo con una preghiera, che è il vero scopo della
presente e che mi sforzerò di formulare nel modo più garbato che mi sarà
possibile. Non riuscendo a riguadagnare la stima del De Mauro, perché la sua indignazione è tale che egli ha tranciato
tutte le comunicazioni col sottoscritto, estendo anche a lei la richiesta
inutilmente fatta ai suoi colleghi psicologi (Luccio, Dazzi, Cimino, ecc.) e cioè di aiutarmi a
rafforzare le mie scuse a De Mauro. Ho bisogno, in altri termini, di qualcuno che
autorevolmente, e col dovuto tatto, confermi all’ex ministro che il disinteresse degli psicologi al lavoro di
Gaeta data, almeno, dal 1995 (e cioè da ben prima delle cennate accuse di apostasia, del 2003).
La ringrazio e le porgo rispettosi saluti e auguri per le
prossime festività.
Andrea Gaeta