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– Delle congiure
da A.
Gaeta, Etica e Fonetica, Roma 2003:
E se non ho mai voluto credere a congiure del silenzio,
ancor meno ordite dal De Mauro, i fatti recenti ora mi inducono a non escludere
l’idea di una “congiura” della denigrazione, risalente almeno all’uscita del
pamphlet citato, quando, per tema che i silenzi fossero intesi come assensi, o per altre infide cause, a mia
insaputa, e screditando, si parlò. (pag. 3)
Oggi, comunque, dopo oltre un secolo, presso qualche
ristretto ambiente di storici della scienza il nome di Buccola circola, qualche
saggio, qualche convegno, qualche tesi su di lui vengono fatti; invece di
Lucidi, morto meno di mezzo secolo fa, rimane il ricordo, sempre più sbiadito,
solo tra i fortunati, ingrati e per legge fisiologica sempre più rari discepoli
che ebbero la ventura di conoscerlo di persona. (pag. 27)
Riallacciandomi alle News dove parlo della mia vicenda
personale e dei tormentati rapporti col mondo accademico italiano, e forte
soprattutto dell’esperienza maturata nell’ultimo anno, ritengo giusto e
doveroso mettere più a fuoco la faccenda delle “due congiure”: del silenzio e
della denigrazione.
Io, il mio Bitnick e le mie ricerche scientifiche siamo
stati e siamo tuttora ignorati, non esistiamo: questo è un dato di fatto.
Ufficialmente nessuno ci prende in considerazione e gli “attestati” che io
ingenuamente chiamavo “riconoscimenti” in realtà non sono che vuote parole
(private, senza valore) nel mare del silenzio o dell’indifferenza generale e
istituzionale (Università, CNR, Rai, ecc.).
Altri dati di fatto – o quanto meno assoluti convincimenti
di chi scrive – sono che il Bitnick in tutte le sue implicazioni (spettacolari, sociologiche, psicologiche,
pedagogiche, tecniche, ecc.) non è stato ancora capito e che i miei studi (telegrafia, linguistica, psicologia, ecc.)
sono inconsueti o, diciamo, “originali” e pertanto conviene non parlarne (classica congiura del silenzio).
Ora, discriminare se la gente non ti risponde per superbia
intellettuale o perché intimidita, infastidita, disinteressata (congiura del silenzio), oppure perché il
tuo nome è bruciato da infamie e pregiudizi (congiura della denigrazione) mi si concederà che non è facile,
anche perché purtroppo le due “congiure” possono benissimo coesistere. E mi si
concederà anche, spero, che la differenza tra queste congiure non è questione
di lana caprina, in quanto la prima comporta “solo” responsabilità morali, la
seconda invece delle responsabilità penali.
Fino all’anno scorso ero convinto di essere vittima di una
congiura della denigrazione da parte dei linguisti per i miei sconfinamenti
indebiti nel loro campo (scoperte di Lucidi).
Oggi fatti accertati, o in corso di accertamento, mi hanno fatto correggere il
tiro additandomi in altro ambiente – gli
accademici per così dire “eredi” di Buccola – i miei detrattori.
Senza entrare nei dettagli (tesi secretate, ecc.) basterà, in queste righe pubbliche, addurre
come prova logica che mentre i miei scritti su Lucidi si limitano a colmare
delle lacune, sia pur gravi, i miei lavori su Buccola invece entrano in
conflitto con quello che su Buccola è pubblicato e, soprattutto, si è
continuato a pubblicare negli ultimi dieci anni, ignorando e azzerando tutti i
miei contributi scientifici.
In soldoni: se arriva Gaeta a dire che una data, mettiamo,
su Buccola è diversa da quella riportata da Tizio, questo Tizio, percependo la
critica come attentato alla sua autorità, preferisce perseverare nell’errore e
ignorare Gaeta. Come pezza di eventuale appoggio al suo comportamento è però
necessario neutralizzare, delegittimare e screditare il presunto avversario.