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– Molle e contromolle
Sulla
scorta delle considerazioni tecniche delle Morse
News 119
e 120
possiamo mettere a raffronto la molla della scrivente Morse ordinaria (a sinistra, freccia rossa) con la doppia
molla della macchina Hasler (al centro,
frecce rosse), del relè Hipp (a
destra, frecce rosse), del sideswiper e del cronoscopio
di Hipp.
Nella
lunga e sottile leva Morse orizzontale del primo apparato si notano, da
sinistra: il “coltello” che spinge in alto la zona fino a farle toccare la rotellina inchiostrata;
la vite di regolazione della tensione della molla a spirale verticale; il
fulcro C della leva; l’ancora di
ferro dolce (sopra i nuclei dell’elettromagnete); l’estremità destra che
“gioca” (sbraccio) tra due viti di
fine corsa (sulle quali si producono up
stroke e down stroke). La stessa
leva si ritrova nella macchina Hasler (dove ha identica funzione) e in tutti i
congegni menzionati.
Alla luce
delle mie indagini ho maturato la convinzione che numero di molle (semplice o doppia), tipo di molle (a lamina, a spirale, ecc.), distanza dal
fulcro, funzionamento in compressione (push)
o in trazione (pull), sbraccio,
momento di inerzia del sistema, rigidezza o flessibilità della leva, ecc. non
sono soltanto soluzioni “tecniche” e costruttive, ma sono “minuzie” fisiche che
hanno un corrispettivo in ambito fisiologico. Per far tesoro di queste
equivalenze la strada maestra, che stiamo tracciando e percorrendo, è quella
della distinzione tra “lavoro”
e “riposo”, Morse ordinario e Morse invertito,
circuito aperto e circuito chiuso, ecc. sulla quale c’è non solo, o non tanto,
ignoranza, ma soprattutto confusione, a cominciare dalla terminologia. Mi
sforzerò, nel prosieguo, di essere il più chiaro possibile, ma è necessaria la
massima attenzione e collaborazione da parte del lettore.
Nella lettera a Bigazzi adombravo
una analogia totale tra le due molle del relè (e del cronoscopio) di Hipp e le
due molle degli apparati stampanti, perché l’analogia costruttiva (eccentrico sulla molla inferiore, vite fine
e semifissa sulla superiore, cilindretti, ecc.) mi portava a supporre una
analogia di funzione (all’epoca non sapevo nulla del “Morse invertito”!). Invece la funzione delle due molle del relè (e
molto probabilmente anche del cronoscopio) ha a che fare con lo smorzamento, mentre le due
molle degli apparati servono, più banalmente, per il passaggio dal
funzionamento ordinario (americano) a
quello invertito (tedesco).
Osservando
attentamente i due disegni si vede che nel primo il pennino non sta scrivendo,
l’elettromagnete è diseccitato, la
leva è ferma sulla vite di riposo e
la molla (che lavora in compressione)
è distesa. Nel secondo invece il
pennino sta scrivendo, ma l’elettromagnete è egualmente diseccitato e la vite di riposo stavolta è quella in
basso (la vite di lavoro è dunque
quella superiore). La molla utile (antagonista)
è quella inferiore (che lavora in trazione),
mentre la superiore serve “a moderare la
forza dell’altra” (Cappanera, citato).
Stavolta “la forza del segnale, essendo
data dalla tensione della molla antagonista, è sempre inferiore alla forza
magnetica generata dalla corrente” (Artom,
citato).
Probabilmente
– ma con tutta evidenza bisognerebbe fare delicatissime esperienze di
laboratorio – questo è il motivo per cui la Hasler
risultava meno sonora della Morse
ordinaria. Rimangono però aperti i seguenti problemi: la Hasler in
funzionamento ordinario aveva una sonorità “ordinaria”?;
come mai la spiegazione di Cominoli
fa riferimento ad una sola molla, e non a due?; questa “trombetta” funzionava
sul principio della lira incantata?;
e nel suo onorato servizio per circa un secolo (1883-1985) nelle ferrovie italiane aveva rendimento uguale sulle
Morse ordinarie e sulle Hasler?
In attesa
delle verifiche sperimentali di telelinguistica
da tempo auspicate, l’unico dato certo, desunto dalla preziosa testimonianza Vianisi (vedi AG
12, p. 13), è che la tensione delle molle ha a che fare con la
fruizione orale o scritta – nonché tattile – del
sistema Morse (fisiolinguistica).