73 – Il pennino “scagliato”

 

  

                      

 

 

Il successo di una qualsiasi invenzione, nella fattispecie il telegrafo Morse, non dipende tanto dai principi teorici che l’hanno ispirata, ma da due elementi molto più banali e …prosaici. Il primo è l’imprenditorialità, col sottobosco di corruzione, mazzette, appalti truccati, ecc. (vedi per esempio J. Bozza, Cenni storici sulla telegrafia elettrica nelle Due Sicilie, 1861); il secondo le soluzioni di infiniti spiccioli problemi tecnici e costruttivi (ognuna delle quali viene in genere protetta da specifici brevetti di singoli inventori).

Com’è noto croce e delizia della “scrivente” Morse, all’epoca, fu il sistema per lasciare i segni sulla banda di carta. Quello che in merito si trova nei libri è molto poco, sia per le ritrosie o gelosie degli inventori, sia soprattutto perché erroneamente ritenuti problemi marginali, o artatamente fatti passare come tali. Spesso invece, stando ai risultati presentati nel mio Telegrafia e Lingua, queste cose “tecniche” hanno implicazioni teoriche di primissimo piano.

Mi riferisco al “pennino” circolare (printing disk, del diametro di circa 1 cm, vedi foto in alto), imbevuto di inchiostro oleoso, usato nelle scriventi Morse per marcare i segni sulla banda di carta o “zona”. Fu una soluzione geniale, rivendicata dall’ungherese John, dal francese Digney e dal tedesco Halske, ovviamente con soluzioni tecnologiche diverse (vedi a titolo di esempio le due immagini in calce, tratte da R. Sabine, The History and Progress of the Electric Telegraph, 3a ed., 1872), che risolvette alla radice il problema dell’essiccamento, delle macchie e degli spruzzi di inchiostro delle varie penne stilografiche (fountain pen) sperimentate (in alto quella triplice usata nella celebre trasmissione a Washington nel 1844).

Come ricordo nella Nota 54 di Telegrafia e Lingua la manutenzione più frequente delle scriventi Morse, affidata ai tecnici “orologiai” (vedi AG 12, p. 6), consisteva nella sostituzione di questo pennino deformato, ovalizzato e scheggiato (o “scagliato”) per il continuo uso (vedi foto a destra, esagerata per chiarezza), con un pennino nuovo (foto al centro).

La cosa veramente essenziale, però, si badi, è che la “scagliatura” veniva provocata solo nel segnare le linee e non i punti: questi infatti venivano fatti con pressione “gentile”, quelle con veri “colpi di martello”.

            

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