GV
11 – I campanelli perenni di Lippens (7.5.2008)
Le elettricità telluriche (vedi GV
10), atmosferiche (vedi GV 8 e GV 9), delle pile secche (vedi GV 3)
e delle pile di Volta (vedi GV 4), tutte classificabili come “naturali”, non possono essere, per la
loro intrinseca natura, gestibili, trattabili o “domabili”, al contrario dell’elettricità prodotta “artificialmente” dall’uomo. Sempre per
approfondire questo concetto, che è il filo conduttore del mio pensiero (vedi BE 11),
presento un altro caso dell’inutilità delle pile telluriche.
Il classico campanello “a trembleur” (vedi MO
113) aveva un difetto che si manifestò e divenne intollerabile con
la diffusione del telefono di Bell (vedi LU 2): emetteva onde radio (all’epoca si parlava semplicemente di “induzione” o di
“extracorrente”) che disturbavano la conversazione telefonica, più o meno
come avveniva con i segnali telegrafici (quando
i fili correvano paralleli sugli stessi pali) o come accade ancora oggi in
qualche radiolina posta nelle vicinanze di tali campanelli. La causa del
fenomeno, come i tecnici ben sanno, risiede nelle continue brusche aperture e
chiusure del circuito.
Per ovviare a questo inconveniente il belga Lippens ideò alcune modifiche al
campanello che lui stesso, molti anni prima, aveva inventato (vedi La Lumière èlectrique, 1883, p. 520).
Una di queste consisteva nell’annullare il campo magnetico non con l’apertura
del circuito dei rocchetti, ma con uno shunt,
cioè cortocircuitandoli (vedi schema).
Quando con un unico pulsante si vogliono azionare
più suonerie, ad esempio in locali distanti di uno stabilimento, i campanelli “a trembleur” devono essere
obbligatoriamente collegati in parallelo o derivazione (in particolare in corrente continua, ma è superfluo entrare in dettagli
tecnici), però questo tipo di impianto non garantisce che tutte le suonerie
stiano funzionando correttamente. Per avere questa sicurezza occorrerebbe
collegarle in serie o cascata, sistema però pochissimo praticabile perché si
richiederebbe il perfetto sincronismo e l’identica forza di tensione delle
molle dei singoli campanelli.
Poiché con la modifica accennata questo problema
non sussiste, Lippens pensò anche di
sfruttare i suoi campanelli come avvisatori di chiamata tra due poste
telefoniche. Poiché i telefoni di Bell,
com’è noto, funzionavano senza pile e con la terra come filo di “ritorno” (vedi LU 3), l’inventore pensò di risparmiare la pila
anche per le suonerie, utilizzando per il loro funzionamento una pila tellurica
(vedi News precedente).
Con questo sistema però, si badi bene, i due
campanelli rimangono necessariamente sempre in funzione, proprio come i campanelli Zamboni o De Luc già accennati (vedi
GV 4) e su cui
spero di avere occasione di tornare. L’avviso di chiamata poteva dunque essere
costituito solo dall’interruzione del suono perenne dei due campanelli, ma questo sistema, come osserva il redattore de
La Lumiere, non è assolutamente
praticabile.
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