GV
9 – La “cerauno-pila” (5.5.2008)
Allo scopo di far capire sempre meglio cos’era
veramente la “pila voltaica” (1800) e soprattutto l’abisso che la
separa dalla “pila galvanica”, quella
che a partire dai primi decenni dell’800
lasciò i gabinetti di fisica per entrare nelle stazioni telegrafiche e iniziare
quella “rivoluzione industriale”
dell’elettricismo comunemente e indebitamente attribuita a Volta, reputo opportuno e didattico presentare una pila naturale o
“atmosferica”, per alcuni versi
simile alla pila “elettrostatica” e
ad “alta tensione” del nostro
patrizio comasco.
Si tratta di un singolare generatore
elettrostatico che, “rubata” energia
ai fulmini, la raddrizza (coi diodi D1
e D3), la stabilizza (col diodo zener D2) e la
immagazzina in un comune accumulatore. Lo schema e la spiegazione (vedi immagine) sono tratti dalla nota
rivista internazionale di elettronica pratica Elektor, n. 26/27, 1981 (edizione italiana).
Questa “cerauno-pila”,
a rigore, grazie al progresso tecnologico, è più funzionale della pila di Volta, perché se ne può trarre
dell’energia “utile”, mentre la pila
voltaica, come le equipollenti pile a secco (vedi GV 3,
GV 4 e le prossime News), pur dotatissime di
“tensione” (arrivavano a fornire migliaia di Volt) difettavano di “quantità”.
Queste due grandezze dovranno essere
riconsiderate e messe meglio a fuoco. In linea di massima si può dire che la “tensione”, che si misurava con elettroscopi
ed elettrometri, rimanda a Volta, mentre
la “quantità”, un parametro più “energetico”, rimanda a Galvani, al suo “fluido nerveo” e alla galvanometria.
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