CA 32 – Il castello del Mosè (6.6.2010)

Descrizione: C:\Users\Andrea\Immagini 2010\Ivo 31.5.10\sezione AB modificata 4.jpg

Sulla fontana del Mosè (in calce a sinistra), oltre alle poche cose già dette in queste Caverni News (vedi CA 2 e CA 10), si possono trovare in rete abbondantissime notizie, in genere di natura storico-architettonica e per così dire “di facciata”. Dal punto di vista strettamente idraulico bisogna invece scoprire cosa c’è dietro la “mostra” dell’Acqua Felice e a questo fine credo che sia efficacissima la sezione longitudinale (vedi sopra) dell’intero monumento, comprendente, da sinistra, l’arrivo dell’acquedotto Felice, il pozzo a sifone, il “castello” cilindrico (“Purgatorio”), condotti e bottini vari, le (tre) doppie cascate d’acqua e infine le (tre) vasche “vergini” e le (tre) vasche “lorde” ben note ai romani e ai turisti di tutto il mondo.

Prima di proseguire mi corre l’obbligo di ringraziare il dott. Paolo Buonora per avermi segnalato l’esistenza della ricca collezione di piante e disegni dell’acquedotto Felice (I, 78) conservata a S. Ivo (Archivio di Stato di Roma, vedi CA 3) e da cui ho ripreso, purtroppo con una modesta macchinetta, la foto di sopra. Nell’augurabile edizione definitiva di questo mio studio (se troverò un editore!) naturalmente presenterò delle immagini migliori e più consone all’inestimabile valore dei contenuti che rappresentano.

Oggi l’acquedotto Felice, almeno con la sua “condotta maestra” a pelo libero, per quello che ne so, si ferma nei pressi della celebre Porta Maggiore di Roma e non arriva più al castello terminale (fontana del Mosè) vicino la stazione Termini. La memoria delle numerose fontane (Porta Furba, Porta Maggiore, Porta S. Lorenzo, Porta Pia, ecc.) che “per comodo dei passeggeri e delle bestie” alimentava lungo il suo tracciato (Pantano Borghese → Roma vecchia → Mandrione → Castro Pretorio → via XX Settembre) per forza di cose si va affievolendo o è del tutto sparita, tuttavia i resti del Felice e in particolare il suo castello terminale ci possono insegnare ancora molto di idraulica e, in particolare, della sottilissima “ars librandi” degli antichi e magnifici acquedotti romani.

Anche se nel canale (a sezione rettangolare di circa 80 x 200 cm) l’acqua viaggiasse in maniera la più placida le velocità dei singoli strati (filetti e/o filoni), per legge idraulica, non potrebbero essere uniformi e ciò nella partizione creerebbe scompensi simili a quelli visibili nel vascone del Quirinale (pelo idrico non orizzontale, vedi CA 31). Così l’acqua si immerge in un pozzo “a sifone” (profondo circa 3 m) da cui riemerge – a guisa di una “nuova sorgente” e “a bollore”, come usano dire gli idraulici – in una botte circolare (circa 2 m di diametro) divisa in due scomparti sovrapposti e comunicanti attraverso una griglia (vedi in basso a sinistra un dettaglio di questo castello, oggi semicircolare e scoperto). Tale sistema, oltre a costituire un’ottima “piscina limaria” per far decantare o “purgare” le acque, evita rigurgiti e permette una partizione equa, senza sacrificare neanche un centimetro del pelo d’acqua, cosa importante dal punto di vista energetico (vedi CA 23) ed essenzialissima nei vecchi sistemi di distribuzione a gravità, quando l’acqua spesso arrivava solo al pianterreno delle case (vedi il partitore Aita, in AG 28, cap. 9).

L’enorme e accigliato Mosè al centro della “mostra” è stato oggetto di critiche e ha fatto anche nascere delle leggende. Certo, anche oggi, pur ottimamente e meritoriamente restaurato, non può reggere il confronto artistico con il michelangiolesco suo omologo di S. Pietro in Vincoli, ma mi lusingo di credere che il suo indice puntato verso l’acqua che scaturisce ai suoi piedi possa ancor oggi essere interpretato come una “lezione” di idraulica.

Mi sono preso la libertà di inserire una mia foto (in basso a destra) scattata pochi giorni fa nei Giardini del Quirinale aperti al pubblico in occasione della Festa della Repubblica e dove ero andato nella speranza, purtroppo delusa, di poter visitare la celebre Fontana dell’Organo (azionata dall’acqua, come quella di villa d’Este a Tivoli). Come oggi guardiamo con stupore lo zampillo di Mannoury (vedi CA 29), così forse un tempo (prima che si inventassero i tubi di piombo, o fossero noti al grande pubblico) ci si meravigliava del semplice fenomeno fisico dello zampillo d’acqua che sfida e vince la forza di gravità. Mosè sembra volerci dire che così come l’acqua facilmente “muore” cadendo in una cascata (Fall), altrettanto facilmente può “risorgere” in un “castello”, vale a dire in una “fontana” (vedi CA 28), parola che anche etimologicamente rimanda al concetto di “sorgiva artificiale”.

Descrizione: C:\Users\Andrea\Immagini 2010\Castello Mosè\dettaglio Mosè.jpgDescrizione: Descrizione: C:\Users\Andrea\Immagini 2010\Giardini Quirinale\Zampillo compresso.jpg

 

Indietro   Indice   Avanti