CA 23 – La “misura” dell’acqua (10.5.2010)

Descrizione: C:\Users\Andrea\Immagini 2010\effetto sifone 4.JPG

Le poche ma sicure nozioni finora acquisite su catini, sifoni e docce possono essere “rassodate” trasponendole ai casi pratici in cui si sfrutta o, ancor meglio, si sfruttava la funzione motrice dell’acqua, come ad esempio nei numerosissimi opifici idraulici (mulini e cartiere, soprattutto) un tempo operanti a Tivoli, a Scillato o nella valle del Liri (vedi CA 24). E proprio la spettacolare cascata di Isola del Liri – l’unica al mondo, pare, che si trovi al centro di una città (foto a destra) – si presta egregiamente a questo scopo.

A sinistra della cascata, nascosta nella roccia e addossata all’adiacente castello Boncompagni, c’è una centrale idroelettrica che sfrutta questo salto naturale (27 m), e che io ho schematizzato mettendone “a giorno” solo la “condotta forzata” (a sinistra nella foto) e tralasciando la turbina (alla fine della condotta) e il relativo tubo di scarico o di “evacuazione” dell’acqua.

Il sistema centrale-cascata, quasi laboratorio idraulico a cielo aperto e in scala naturale, si può paragonare ai nostri “laboratori” casalinghi, e in particolare allo schema della CA 20, qui ribaltato per omogeneità con la foto. Il tubo o sifone (sifone” etimologicamente significa “tubo”) del secchio di sinistra corrisponde alla condotta forzata (effetto sifone), mentre il nudo foro del secchio di destra, da cui come sappiamo fuoriesce molta meno acqua, si può considerare analogo alla cascata (idrochoc).

L’acqua del fiume Liri, prescindendo dalle percentuali, arriva ai piedi della cascata attraverso due percorsi, il salto naturale (a destra), dove stramazza o tracima con “scomposizione” di forza; e il tubo artificiale (a sinistra) in cui viene per così dire risucchiata o “allettata” (Poleni) con “continuità”, “compostezza” e “misura”. Per capire meglio quest’ultima analogia si immagini la condotta forzata munita di un imbuto in modo che, contrariamente a quanto potrebbe far pensare il mio disegno schematico, non vi possa assolutamente entrare aria, ma solo acqua.

In aggiunta, da quanto esposto discende:

Primo. La condotta forzata fornisce sì forza, ma per caduta naturale, senza nessuna “forzatura”. Semmai si dovrebbe chiamare “condotta forzante”;

Secondo. Il sifone – o tubo moltiplicatore di velocità, doccia, ecc. che dir si voglia – è sia “dispensatore” che “regolatore” di forza (vedi CA 14);

Terzo. Una doccia orizzontale eroga acqua non solo in funzione della sua bocca, del battente e della velocità (legge di Castelli), ma anche, come i romani ben sapevano, in base alla lunghezza del “modulo” o “calice”;

Quarto. Nel calice, come nel sifone, nella fistula e in tutti i “regolatori”, la portata e la forza sono maggiori perché l’acqua è più “misurata”, nel senso di regolata, moderata, corretta, composta, compatta, rassodata, ecc.;

Quinto. Capire il “tubo idraulico” aiuta a capire meglio il “tubo fonatorio” (vedi “Capire l’acca”, LU 60, 22.6.05).

 

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