CA 20 – Effetto sifone e “Idrochoc(1.5.2010)

Descrizione: C:\Users\Andrea\Immagini 2010\effetto sifone 4.JPG

Il 21.9.2008 ho “osservato” (nel senso scientifico del termine) i due strani (nel senso che furono inaspettati) e interconnessi fenomeni che poi, il 13.4.2010, descrivendoli alla fine di una di queste Caverni News (vedi CA 6), ho chiamato “effetto sifone” e “idrochoc”. Poiché temo che pochi abbiano prestato la “giusta” attenzione alle mie “osservazioni”, probabilmente ritenendole – a posteriori, si badi (vedi GA 40) – troppo ovvie e quindi prive di interesse (ancor meno scientifico), e poiché soprattutto nei libri, almeno in quelli scolastici, non mi risulta che questi fenomeni siano trattati, torno ad illustrarli in una News dedicata e con l’aiuto di una grafica.

Si consideri un secchio (di almeno una ventina di litri) pieno d’acqua posto sul davanzale di una finestra piuttosto alta rispetto al terreno (nell’esempio circa 3 m) e con uno spezzone di pochi centimetri di tubo di gomma da ½ pollice inserito a forza in un foro sul fondo. Prescindendo da fenomeni più sottili si noterà che la vena d’acqua è “compatta” all’uscita del tubo ma va via via “sgretolandosi” fino ad arrivare sul terreno alquanto sparpagliata e “scomposta” (foto a sinistra). Se invece il foro del secchio si “munisce” (vedi CA 4 e CA 5) di un tubo verticale, dello stesso diametro e lungo circa 3 m, si vedrà che la vena o “fune” (vedi CA 14) d’acqua arriva sul terreno ancora compatta (foto a destra).

Dopo questa descrizione dell’apparato sperimentale passiamo al rilievo quantitativo o “misura” della durata della scarica e al rilievo qualitativo della percossa o “idrochoc” dell’acqua. Con un comune contasecondi si troverà che il secchio munito di tubo di scarico si svuota in un tempo circa tre volte inferiore a quello senza tubo (17 sec invece che 52 sec) e questo perché il tubo, pur non essendo ricurvo, si deve considerare un vero e proprio “sifone”. Più esattamente potremmo dire che questo tubo non è un normale tubo di “condotta”, ma un tubo “addizionale” o, ancor meglio, “moltiplicatore” (doccia).

La misura quantitativa della percossa è piuttosto problematica, però tutti possiamo rilevarla qualitativamente, è il caso di dire, “sulla nostra pelle”, semplicemente “raccogliendo” l’acqua col palmo della mano. All’uscita del tubo di scarica (disegno a destra), pur essendo l’acqua animata da molta velocità e da molta forza, non si avrà quasi nessuna percezione di urto o percossa, mentre invece ponendo la mano sotto 3 m di acqua in “caduta libera” (ma in realtà molto ostacolata dalla resistenza dell’aria) si subirà un vero e proprio “martellamento idrico” a cui non si potrà resistere che pochi secondi (disegno a sinistra).

A coloro che non hanno voglia o possibilità di ripetere le esperienze descritte suggerisco un semplicissimo esperimento ancora più “casalingo”. Si metta il palmo della mano sotto un qualsiasi rubinetto, cannolo, tubo ecc. chegetti” l’acqua in modo normale o “laminare” (cioè senza troppa pressione, senza filtri, frangiflutti o simili) e, possibilmente, da una sufficiente altezza dal lavello o scarico, come ad esempio la fontanella qui in calce. Se si presta la dovuta attenzione si sentirà una percossa  o “idrochoc” tanto maggiore quanto più si allontana la mano dalla cannella.

 

Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: http://www.tvoggisalerno.it/Upload/fontanella_02.jpg

 

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