CA 14 – Il sifone motore (20.4.2010)

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                                   Esperimenti con sifone e cronometro di Andrea Gaeta                              cliccare sull’immagine per il video dimostrativo del “sifone a catena”

 

Tutti conosciamo il tubo ricurvo (sifone) che permette di travasare facilmente un liquido da una damigiana, una botte o una bagnarola (foto a sinistra) in un recipiente posto più in basso (previo innesco o aspirazione “a bocca”, con un “polmone” a fisarmonica, o altro). Ma il “Mysterious Siphon”, secondo l’efficace espressione di Martin Gardner, ha almeno altre due prerogative forse meno note:

1 – la dispensa dell’acqua è “regolata”, ossia regolare come un orologio. In soldoni questo significa che sia con livello alto (bagnarola piena), che con livello basso (bagnarola agli sgoccioli) l’acqua che esce dal tubo è sempre la stessa (purchè ovviamente l’altro ramo del sifone “peschi”, e senza discontinuità, nell’acqua). È stata questa indipendenza dal “battente” idraulico a spingere il Beccaria (vedi AG 25 e AG 26) a privilegiare i sifoni nei suoi esperimenti nel parco di Venaria Reale sulla “regolazione” delle acque (sul Beccaria “idraulico”, ben peggio del Beccaria “elettricista”, la letteratura è vergognosamente assente, con l’unica eccezione di L. Moscati, Giambattista Beccaria. Misura e regime giuridico delle acque nel Piemonte del Settecento. Roma 1988).

2 – l’erogazione è proporzionale alla lunghezza del tubo esterno o “ramo motore” del sifone. In pratica questo significa che più basso è il recipiente di raccolta, maggiori saranno la portata, la velocità e la forza dell’acqua (si rilegga, con la dovuta attenzione, la descrizione dell’“effetto sifone” ne “La doccia di Termini).

Quest’ultimo effetto si comprende facilmente paragonando la vena d’acqua ad una corda o una catena a cavallo di una carrucola (vedi foto a destra). Se la fune ha la stessa lunghezza a destra e a sinistra i due rami si fanno equilibrio, ma se si tira un poco (innesco) uno dei due rami questo diventa subito “motore” (a causa del peso della fune stessa) facendo srotolare completamente la corda o la catena (in base a questo principio si possono spiegare le “centrali idroelettriche” raffigurate da Leonardo e da altri suoi contemporanei in cima alle montagne invece che negli usuali fondo valle).

Al “sifone a catena” l’innesco si può dare anche alzando leggermente uno dei rami, come si può vedere cliccando sulla foto a destra (si accederà ad un sito dell’University of Maryland, indi, cliccando di nuovo sull’immagine, si vedrà un breve e chiaro filmato didattico del fenomeno in questione).

Avrei bisogno dell’autorizzazione dell’autore, ing. Pietrantonio Pace, per pubblicare alcuni chiari disegni di castelli d’acqua (vedi miniatura in calce) tratti da suoi libri, ma non riesco a rintracciarlo. Spero che qualche lettore possa fare da tramite.

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