CA 4 – L’enigma della doccia (9.4.2010)

 

                 

 

Supponiamo che un secchio pieno d’acqua impieghi 60 secondi a svuotarsi attraverso il foro laterale e circolare che ben si vede nella foto a sinistra. Se ora si munisce o si “arma” tale foro con un tubo (canna, cannella, cannolo, ecc.) di circa 20 cm (di diametro anche inferiore a quello del foro, vedi foto a destra) e si ripete l’esperimento si troverà che il tempo di scarica invece di aumentare diminuisce, arrivando mettiamo a 45 secondi. Le vere cause di questo fenomeno – studiatissimo nei testi di Idraulica e “Foronomia”, ma sconosciuto al grande pubblico – sono tuttavia oscure, e il tubo addizionale o “doccia” di cui sopra costituisce un vero e proprio enigma scientifico.

I parametri che influenzano il moto dell’acqua sono infiniti. Mi limito ad accennare al fatto che se il tubo di scarico si allunga, mantenendosi però orizzontale, i tempi aumentano diciamo proporzionalmente alla lunghezza; mentre se il tubo viene diretto verso la verticale, o semplicemente si abbassa (aumentando così quello che gli ingegneri chiamano il “battente”), i tempi si riducono, anche drasticamente (effetto sifone).

Sulla scorta di queste considerazioni è facilissimo approfondire in casa, con un cronometro, l’esperimento dei cosiddetti “vasi comunicanti”. Invece di far disperdere per terra l’acqua che esce dal tubo della figura di destra la si può raccogliere in un secchio uguale al primo. Basta unire i due secchi diciamo “speculari” con un pezzo di tubo, munito però, al centro, di un rubinetto o saracinesca inizialmente chiusa. Un secchio si riempie d’acqua, mentre l’altro si lascia vuoto e con una piccola asticella graduata o un righello millimetrato adagiato alla parete interna.

Al momento dell’apertura del rubinetto l’acqua scenderà dal secchio pieno e salirà in quello vuoto, fino a raggiungere lo stesso livello. Misurando l’altezza dell’acqua, mettiamo ogni due secondi, si troverà ovviamente che all’inizio l’acqua corre veloce e indi sempre più lenta, perché non solo la forza motrice (il battente) va diminuendo, ma contemporaneamente aumenta anche il carico idrico del sistema.

Un aspetto molto meno ovvio di questa “bilancia idrostatica” consiste nel fatto “paradossale” che l’equilibrio regge anche se uno dei due secchi è molto più stretto dell’altro, e quindi con due masse d’acqua diversissime, pur a parità di livello. Ma questa bilancia diciamo “leonardesca” non ha niente a che vedere con la ben più celebre “bilancetta” di Galileo. L’argomento lo riprenderemo a suo tempo, ma qui voglio accennare alla mia sorpresa quando, circa un anno fa, mi capitò di essere redarguito da mia moglie di non conoscere la bilancetta di Galileo, sulla quale gli alunni suoi e di tutti i licei fanno tesine e “ricerche” a non finire.

La ricerca vera la feci, anzi la sto facendo io, e la mia fonte e la mia guida, come già detto è il Caverni (vedi CA 1).

 

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