VI
9 – Le “tabernae” della Gisira (28.11.2013)
Un mese fa postavo sul gruppo “Belvedere” di Facebook questo annuncio: “Sto
preparando una scheda sugli edifici, anche di epoca romana, sepolti in alcuni
punti di Termini bassa, ad esempio dalle parti di via Gisira presso il Grand
Hotel. Se qualche termitano sapesse
qualcosa e volesse collaborare con me sarebbe il benvenuto”. Stranamente
qualcuno (Cumbo, Casà, Bacino, Cordò, Di
Garbo) intervenne, ma fu un fuoco di paglia perché quando osai aggiungere
che il rilancio turistico/culturale di Termini come una nuova (ma piccolissima) Pompei sarebbe potuto
partire proprio dalle "taberne"
sepolte sotto le vie Gisira, La Rosa,
Ciprì o, appunto, “Taverna” (vedi mappa) i miei interlocutori
ritennero più “igienico” (leggi: prudente) troncare di netto la
discussione forse incautamente iniziata.
A questo punto sono costretto,
mio malgrado, a fare una breve digressione per chiarire il senso di
quest’ultima frase. Non è che i termitani hanno paura a discutere del futuro
economico e produttivo della loro città, perché anzi su questi temi “caldi”, da parecchi anni, specie in
tempo di crisi e/o in clima di elezioni amministrative, è incentrato tutto il
dibattito politico. No, solo che i miei concittadini non vogliono
compromettersi col mio nome, tanto più chiacchierato ed emarginato quanto più
io faccio – e scrivo! – per farmi
conoscere, accettare e rispettare, lottando contro le impari e oscure forze di
nemici e mestatori “professionisti del
fango” (vedi almeno PO 13).
Nell’interessantissimo
programma Wildes Mittelmeer (Mediterraneo
selvaggio) trasmesso pochi giorni fa dalla televisione tedesca ZDF e ben
noto a Termini per le inquadrature del cosiddetto acquedotto Cornelio (ponte Figurella), vengono descritti e
illustrati con bellissime immagini e anche con eloquenti animazioni quei
fenomeni (eruzioni sottomarine, tsunami,
terremoti, bradisismi, ecc.) che nei secoli hanno sconvolto i paesi
affacciati sul Mediterraneo – ad esempio
Pozzuoli e la sua Solfatara, Baia, Stromboli, Pompei, ecc. – costituendo,
di fatto, la “culla dell’Europa” (Wiege Europas). Ecco, io inviterei i
termitani che, come me, sono rimasti colpiti da queste selvagge forze della
natura, a non escludere a priori e pregiudizialmente che qualcosa di simile
possa essere accaduto a Termini Imerese e a rileggere con più attenzione, e
soprattutto con più indulgenza, quanto ho scritto sull’alluvione inversa (vedi almeno DA 8
e VI 4).
Il risultato di questo
imponente fenomeno geologico è stato, come evidenziato nell’immagine di questa
scheda, un interramento di circa 9 m
di fango che, seppellendo il mare, il molo (cioè
la Gisira), le terme circolari romane e le “case” di cui parla il Solito
(vedi PO 18),
ha elevato, anzi ha “dato luogo”
all’attuale livello, appunto di 9 m s.l.m.,
di piazza delle Terme (meglio nota come
piazza Bagni). Tra queste case vi sono ovviamente le botteghelle (o “tabernulae”, vedi relazione del Caietano sulla “Diva Virgo Thermarum Himeraeorum” a
p. 30 e 31 di AG 40) non solo del “piano Salia” (vedi VI 7), ma anche
quelle della Gisira (come la TABERNA romana
raffigurata accanto alle terme).
Questa scheda dovrebbe
dirimere, spero, i dubbi del Catanzaro
(vedi VI 5): l’alluvione inversa ha seppellito non
solo il mare della Termini romana (vedi
ancora PO
18), ma anche il tratto di costa, dalle terme fino alla collina dei
Paolotti (mediamente largo una
cinquantina di metri), che vi si affacciava. Visto che “a mari un ci sunnu taverni” le fabbriche
di cui parla il Solito dovevano
necessariamente essere state nella predetta fascia costiera, anch’essa
alluvionata dal fango.