CA
25 – La “mostra”
di Termini (13.5.2010)
“Oltre di detti sorgivi di acque calde, ancor si veggono altre fontane d’acque fresche, et fra l’altre un bello et vago edificio
nuovamente nella piazza fatto, da cui escono chiare et fresche acque in gran copia,
dalle quali oltre la dilettatione, che se ne piglia a
vedere, anche gran sodisfattione se ne riceve al
gusto, et ricreatione al bagnare, sopra di quale
ornato edificio li Thermani hanno fatto tagliare
nella pietra l’infrascritte lettere” (vedi sopra).
Questa
è la più antica menzione della fontana monumentale o “mostra” (vedi CA 2)
dell’acquedotto Cornelio di Thermis (Termini
Imerese) e si trova nella “Descrittione di tutta
l’Italia et Isole pertinenti ad essa” di Fra Leandro Alberti (Venezia, prima ed. 1551). Successivamente abbiamo la testimonianza di Don Vincenzo Solito che a p. 99
della sua celebre Termini Himerese posta in teatro (Palermo, 1669) racconta che “nel 1500 si fabricò
con una spesa sontuosa nel mezzo della piazza di sopra incontro al palazzo
della Città un bel fonte che buttava da quattro canali di bronzo acque christalline, colli seguenti versi (gli stessi dell’Alberti). Anche un testo anonimo del 1721, Neue und accurate Vorstellung der
Konigreiche Sicilien und Sardinien, accenna a questa lapide (p. 297).
Tra
i moderni ricordano la fontana creata per solennizzare lo sbocco in città
dell’acquedotto Cornelio A. Battaglia,
Sui bagni Termo-minerali di Termini-Imerese (ivi, 1887), da cui ho riportato la traduzione della lapide (p. 78); G. Corrieri, Il Piano del Duomo di Termini e l’opera di Vincenzo
Barbera (Quaderni del Cancro, 1973);
G. Mirabella, Un architetto del Senato
termitano tra XVI e XVII secolo (Palermo,
2008), da cui mi sono preso la libertà (non avendo avuto risposte alle mie ripetute
richieste) di riportare la splendida fotografia (a sinistra) del “Fons Signatus” dipinto dall’architetto-incegniero La Barbera, nel 1613, nella Cappella dell’Assunta dell’ex convento dei Gesuiti di
Termini.
L’Alberti dice che questo edificio fu “nuovamente fatto”, quindi probabilmente
prima del 1500 (o 1525) esisteva un altro fonte o fontanile. Agostino Navarra (vedi AG 28),
in base a qualche sbiadito ricordo, ebbe a dirmi che il pilastro centrale della
vasca non aveva solo funzione ornamentale, ma “dinamica, idraulica”. È certo però, come racconta il Solito e come si vede dal dipinto, che
la fontana gettava da quattro cannoli di bronzo, che forse
non erano altro che fistole o calici romani calibrati (“signati”).
Spero di approfondire la cosa (compresa
l’interpretazione “morale” della “flagitia”) nel lavoro che, come si sa, ho
in cantiere sulle analogie idriche Roma-Termini
(vedi CA 18).