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– Capire l’acca
Carlo, tu hai
l’auto: fai
benzina e vai
ai monti!
Oggi, alla Fondazione Bordoni, sono andato a trovare
Il colloquio però, oltre che cordiale, è stato proficuo per
altre cose. Poiché Paoloni si occupa
anche di fonetica e riconoscimento vocale gli ho descritto alcuni degli esperimenti
lucidiani, ormai noti ai miei lettori, e cioè quello del numero “gettato” con
le dita, tipo morra, e quello del “turno”. Non trovando ascolto ho provato con
un altro esempio estemporaneo e più “facile”, quanto meno da descrivere.
Un sofisticato programma di riconoscimento vocale è ormai in
grado di riconoscere il parlato quasi senza errori, ma “aiutandosi” con le
regole grammaticali, ortografiche, sintattiche, ecc. della lingua. Secondo Paoloni, un tale programma
riconoscerebbe esattamente anche la frase in testa a questa News, ma se da tale “stringa” si
estraessero solo i due spezzoni hai e ai e si ripetesse il riconoscimento il
computer non potrebbe assolutamente discriminare il verbo dalla preposizione,
perchè non “sentendo” la consonante muta non “capisce” l’acca (o, a voler essere maligni: un’acca!).
Non posso che concordare con Paoloni, ma ripeto con forza che il cervello di Mario
Lucidi sarebbe stato in grado di fare questa discriminazione interdetta,
allo stato attuale della tecnica, ai nostri computer. E aggiungo, se possibile
con più forza ancora, che solo una persona potrebbe – anzi: dovrebbe – non scandalizzarsi delle mie
perentorie o vaneggianti affermazioni: Tullio
De Mauro.