Questo Atomo AG
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è uno strumento di lavoro – non di semplice
consultazione – per poter studiare l’opera di Macedonio Melloni, lo scienziato italiano che nel 1834 fu insignito della medaglia Rumford, il “premio Nobel” dell’ottocento, e si acquistò, senza purtroppo
poterla mantenere, fama europea non inferiore a quella di Volta, Faraday o Newton.
In rete è abbastanza semplice trovare notizie
biografiche di Melloni, cominciando
per esempio dalle pagine
web di
Invece, purtroppo, manca
una raccolta delle numerose opere del Melloni,
disperse in riviste di difficilissima reperibilità o addirittura introvabili,
ad esempio Il Progresso delle scienze,
delle lettere e delle arti, edita a Napoli per una trentina d’anni a metà
ottocento (spero che gli storici Federico
Di Trocchio e Marta Fattori, che
ho cercato di sensibilizzare al problema, possano scovarne qualche copia).
Cinquant’anni fa c’è stata, sì, la ristampa anastatica, a tiratura
limitatissima, della melloniana Termocrosi,
o “colorazione del calore”, ma fu solo un libro celebrativo, oserei dire
una strenna senza utilità scientifica – anche, e forse soprattutto, perché in
francese.
Il risultato, un po’
paradossale, di questo stato di cose è che del Melloni forse si conoscono più le carte private che le
pubblicazioni, sintomo eloquente che la scienza ufficiale dà per scontate, e
quindi svaluta e banalizza, le geniali scoperte del Melloni “termologo” o “meteorologo” (G. Imbò), e ignora del
tutto, o peggio disconosce, i suoi ancora più importanti, a giudizio di chi
scrive, contributi di “elettricismo”,
quelli che il Nostro fece in tempo a
licenziare prima di incappare negli “artigli
del colera”.
In questo Atomo vengono allora recuperati, anzi
riscoperti, tali scritti, e precisamente: sul parafulmine,
sull’induzione laterale (fenomeno da cui ebbe poi origine il
moderno concetto di autoinduzione),
sulla velocità delle correnti elettriche (nei fili
telegrafici), sull’induzione elettrostatica
(e sull’elettricità all’epoca detta “dissimulata”)
e su un elettroscopio di nuova concezione. Come
appendice vengono anche riesumate alcune pagine coeve (relazioni
accademiche e necrologi)
utilissime a lumeggiare la statura di Melloni,
gli ostracismi dei molti detrattori e le incomprensioni degli stessi
fedelissimi, come il Nobile o il Volpicelli,
che – essendo “fisici” e non “elettricisti”, vale a dire “telegrafisti” o, come diremmo oggi, “elettrotecnici” o “ingegneri” – travisarono il nuovo, o presunto, “Teorema
fondamentale sull’induzione elettrostatica” di Melloni.