Relazioni Accademiche
1. Tornata del 18 agosto 1854 (Rendiconto
1856, cit.)
La tornata del 4 del mese di agosto, a cagione
del funesto cholera che affliggeva le
nostre contrade, essendo stata differita ai 18 di tal mese, l’Accadernia ebbe ad
esser attristata dall’infausta notizia della perdita, che la scienza fisica
faceva dell’illustre socio Macedonio Melloni, uno de’ maggiori ornamenti della
nostra Accademia, che oltre agl’importanti lavori che incessantemente
presentavale, tenevala al corrente, con la sua estesa corrispondenza, di quanto
facevasi in quel ramo in Europa da’ dotti e valenti fisici suoi amici ed
ammiratori del di lui merito. L’Accademia dichiarando per essa infausto un tal
giorno, sospendeva ogni occupazione scientifica, dedita solamente ad ascoltare
quel tumultuario elogio, che, nel momento di vero dolore, per la notizia di tal
perdita, avvenuta nella notte dal 10 all’11 agosto, leggevale il segretario
perpetuo, il quale ne indicava altro più perfetto e compiuto del collega Nobile,
meglio di lui informato de’ lavori del Melloni. Aveva costui promesso per la
tornata del 4 corrente di presentare all’Accademia un nuovo strumento da lui
escogitato, sensibilissimo a tutte le variazioni elettriche, leggendogliene la
relazione che ne aveva compilata, in idioma francese, per renderla comune anche
all’estero, come era necessario, e col fatto facendogliene conoscere i pregi ed
il valore. Ma non essendogli stato tanto concesso, il Nobile avendo raccolta la
descrizione di tale strumento nelle carte del distinto socio promise
presentarla all’Accademia, nella tornata seguente, insieme allo strumento
costruito dal macchinista Gargiulo[1].
* * *
2. Tornata del 18 agosto 1854 (Memorie
1856, cit.)
Il Melloni, dopo di aver coltivato con tanto successo un ramo della
fisica che rimarrà inseparabile dal suo nome; dopo di essere stato giustamente
salutato il Newton del calorico, volle dare nuova direzione a’ suoi lavori
ripiegandosi nel vasto campo del magnetismo e dell’elettricismo, e voi già
conoscete i primi risultamenti di queste sue nuove elucubrazioni. Or
continuando egli in cosiffatti studii avea menato a termine mercè l’opera
paziente e nobilmente disinteressata del macchinista Gargiulo, un nuovo
elettroscopio che vi dovea essere presentato in quel giorno medesimo in cui vi
fu annunziata la sua morte.
Di questo strumento dunque noi vi daremo la descrizione, sì perché
lo avete sotto i vostri occhi, sì perché fortunatamente, l’abbiamo vergata
dalla mano stessa dell’autore, offertaci dalla cortesia della inconsolabile
vedova di lui. Ci limiteremo perciò a dirvi solo qualche cosa della importanza
scientifica di questo strumento.
Esso, come elettroscopio ad indice orizzontale, somiglia in parte
agli elettrometri di Peltier, ed anche a quello da uno di noi ridotto per le
osservazioni di meteorologia elettrica, ma ciò non per tanto il medesimo è
regolato da una nuova idea, cioè da un principio la prima volta applicato
all’elettroscopio, siccome si scorge dalle parti nuove che sono le due tazze o
i due cilindri vuoti che vi figurano.
La sua squisitezza è tale che può paragonarsi a quella
dell’elettroscopio di Bohnenberger, senza que’ difetti di cui questo suole
essere accagionato, meno il pregio unico nel medesimo d’indicare immediatamente
la natura della elettricità che si osserva.
Il volume e la massa della tazza mobile congiunta all’indice fanno
sì che questo si muova lentamente per effetto del momento d’inerzia, onde il
deviamento cresce tuttavia quando l’impulso della forza motrice è da gran tempo
cessato. Anche più lento poi è il ritorno dell’indice verso lo zero, perchè vi
deve essere ricondotto dalla piccolissima forza di torsione del filo di
bozzolo.
In vista di ciò il Melloni non ha mancato, sull’esempio di altri
strumenti simili, di suggerire l’aggiunta sull’indice di un piccolo ago
calamitato la cui forza direttrice renderebbe più celere il moto dell’indice
suddetto, e quindi più pronto il suo ritorno verso lo zero. Lo strumento
perderà allora un poco della sua squisitezza, ma in compenso riuscirà più
pronto nelle indicazioni; ed essendo ora un semplice elettroscopio, potrebbe
forse allora diventare un elettrometro, siccome ricordiamo averne avuto
speranza l’autore, la quale speranza a noi sembra quasi certezza, perocchè
crediamo possibile la compilazione di una tavola di gradi proporzionali.
Uopo è finalmente notare che questo strumento, dopo di essere stato
scaricato, si ricarica da sè di una tensione residuale, la quale per nuovo
contatto sparisce per ricomparire molto più piccola, e lo stato naturale non
rinasce se non dopo un certo tempo. Il che non permette in molti casi di fare
due osservazioni di seguito. Due sono le cause, secondo ci siamo fatti certi,
di cotesta maniera di elettricità vindice rinascente: la prima è il lungo
invoglio coibente che circonda il conduttore, il quale viene a rappresentare
un’armatura di coibente armato; la seconda è riposta nel principio stesso da
cui lo strumento è governato, perocchè la tazza fissa scaricandosi per
contatto, la mobile acquista un poco di tensione, cosicché coteste tensioni
residue che vietano all’indice di tornare allo zero, in parte procedono dal
noto principio delle scariche residuali de’ coibenti armati, ed in parte dalle
leggi della elettricità dissimulata. A togliere l’inconveniente che deriva
dalla prima cagione converrebbe accidentalmente variare la struttura
dell’apparecchio: per fare sparire poi quello della seconda basterà abbassare
l’indice, dopo ciascuna osservazione, affinché le due tazze vengano in
comunicazione tra loro.
Il Melloni poi ebbe forse le sue ragioni di chiudere l’indice in
una cassa di metallo e non di vetro, le quali si desumono dalle sue sperienze
sulle induzioni elettrostatiche, egli volle cioè metter l’indice al coperto
delle azioni che i corpi esterni avrebbero potuto esercitare per influsso sopra
di esso; ma così facendo si è assoggettato l’indice alle azioni de’ corpi che
comunicano con le pareti metalliche della scatola anzidetta. Ecco una delle
curiose esperienze nelle quali studiando l’istrumento ci siamo imbattuti.
Toccando con un corpo elettrizzato, p. e. con uno de’ poli di una pila a secco,
le esterne pareti della scatola o campana che dirvi piaccia, l’indice dello
strumento lentamente si avvia, rimanendo deviato per un angolo molto più
piccolo di quello che si avrebbe se la pila avesse toccato l’estremo del
conduttore; ora poi toccando questo con la mano per iscaricarlo e ridurlo a
zero, vedrete con meraviglia che l’indice devia molto di più, come se le vostre
dita fosser cariche di elettricità omologa. Questo curioso fenomeno è mestieri
sia noto a coloro che vorranno fare uso dell’ingegnoso strumento del Melloni,
affinché non cadano talvolta in errore.
Comunque sia di ciò, l’autore con la sua consueta assennatezza
giudicò potersi con l’aiuto di questo strumento assai bene dimostrare in
iscuola tutte le leggi della elettricità d’influsso e della elettricità
dissimulata, e quindi lo corredò di tutte le parti occorrenti, cioè di un
condensatore, che può essere utile anche in altre congiunture, di due piccoli
dischi coniugati, di due lamine una coibente ed una deferente con piede
isolante, di un diaframma metallico forato, e di una sorgente di elettricità di
attrito.
Per le quali cose tutte noi siamo di credere che lo strumento del
quale abbiamo parlato possa tornare utile tanto per nuove scientifiche
ricerche, quanto per lo insegnamento, e però debba essere fatto di pubblica
ragione.
Luigi Palmieri relatore
Antonio Nobile
Cav. D. Vincenzo Flauti
* * *
3. Tornata del 1° settembre 1854 (Rendiconto
1856, cit.)
L’ultima memoria[2]
che il Melloni lesse innanzi a voi, ornatissimi Accademici, si riassume in una
sola proporzione che potrebbe essere così enunciata: Mentre un conduttore isolato sta sotto l’influsso di un corpo
elettrizzato, la sola elettricità omologa a quella dell’attuante gode di
tensione e la contraria resta sempre dissimulata.
Ciò, come vedete, si oppone in parte alla dottrina generalmente insegnata da’
fisici nella quale si dichiara che la tensione sussista per entrambe le
elettricità, sempre che il conduttore attuato non sia in comunicazione col
suolo.
Ingegnose sperienze, secondo il suo solito,
eseguì l’illustre fisico per fermare e rendere aperta la sua dottrina; ma noi
pensiamo che i cultori della scienza usi a tener per dimostrata l’antica
proposizione non si sapranno risolvere ad abbracciarla prima che una
sufficiente copia di fatti non venga a dissipare i mille dubbi che certamente
sorgeranno ne’ loro animi, sia per rispetto alla interpretazione delle
sperienze del nostro defunto Socio, sia per altri fatti antichi non ancora
presi in disamina. Ecco perchè il Faraday in una lunga lettera diretta al
Melloni relativa a questo argomento, lettera che costui non potè leggere perchè
giunta dopo la sua morte, muovendo dalla sua teorica generale delle induzioni
dimostra come i fenomeni osservati dal Melloni sarebbero delle conseguenze
razionali della teorica anzidetta. E qui molti troveranno con noi nuove ragioni
di rammaricarsi che la morte abbia messo il nostro Socio fuori di una disputa
che avrebbe potuto essere di non poca scientifica importanza.
D’altra parte se nelle azioni elettriche le
condizioni statiche precedono le dinamiche, ogni scarica elettrica deve
supporre due opposte tensioni. Ne’ risaputi fenomeni finalmente delle punte
vedranno eziandio i fisici segni evidenti di contrarie tensioni, per non dire
di altre sperienze che potrebbero pur presentarsi alla loro mente, come
sostegni della dottrina finora professata.
Comunque sia di ciò noi crediamo che le sperienze
del Melloni se non giungeranno a dimostrare falsa l’antica dottrina faranno
sentire per lo meno la necessità di esplicarla o modificarla, e daranno
occasione ai fisici di versarsi in nuove ricerche per risolvere i dubbi de’
quali fu innanzi discorso; e però pensiamo che il lavoro del nostro illustre
socio, di cui deploriamo la perdita, debba essere pubblicato ne’ nostri atti o
nel Rendiconto, essendo già pubblicato in francese (Istitut) avendolo già l’Autore comunicato all’Accademia delle
Scienze dell’istituto di Francia.
Luigi
Palmieri relatore
Annibale De
Gasparis
Antonio
Nobile
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4. Tornata del 25 agosto 1854 (Rendiconto
1856, cit.)
Dopo le consuete pratiche accademiche il socio Nobile adempie la promessa di presentare l’elettroscopio del fu
nostro illustre collega cav. Melloni, leggendone la descrizione da costui
lasciata tra le sue carte[3].
L’Accademia delibera, che questa si ponesse subito a stampa, tirandosene un
numero di esemplari per distribuirli in Napoli ed all’estero, e d’inserirsi poi
nel Rendiconto, come si vede qui praticato.
Il segretario perpetuo avendo ricevuto
dall’insigne fisico Faraday una lettera molto decorosa, pel Melloni, sulla Memoria dell’uguaglianza di velocità che le
correnti elettriche assumono nello stesso conduttore[4]
ne fa conoscere il contenuto all’Accademia, che delibera passarsi alla
commissione incaricata del rapporto[5]
per tal Memoria.
Legge poi alcune lettere, in risposta alle
comunicazioni da lui date alle Accademie straniere cui il Melloni apparteneva,
ed a’ dotti principali di Europa, co’ quali egli teneva regolare
corrispondenza, delle quali non è certamente superfluo, nè fuori luogo di qui
recarne squarci delle sole scrittegli dagl’illustri dotti Faraday[6]
e Humboldt[7],
che sono al presente lo più grande ornamento delle scienze fisiche.
[1] Nel quadrante dell’elettroscopio, che si intravede
nella Fig. 5, si trova la seguente
incisione:
Ultima scoverta del
Cavalier Melloni - Saverio Gargiulo, Napoli 1855
[2] Sull’induzione
elettrostatica. Vedi p. 21.
[3] Vedi la traduzione in italiano a p. 28.
[4] Vedi p. 16.
[5] Vedi il necrologio di Antonio Nobile a p. 38.
[6] Con grandissimo
dolore ho intesa la morte del cav. Melloni, inaspettatissima per me, e nel
momento che gli era impegnato in aggiugnere scoperte importanti alle scienze,
nelle quali si aveva acquistato un gran nome. Povero Melloni! La sua memoria
non ritornerà mai senza profondo dolore a tutti gli amatori delle scienze
naturali. Vi prego di manifestare il mio vivissimo cordoglio alla di lui
famiglia.
[7] La lettera che
il cav. Flauti, segretario perpetuo dell’Accademia, si è degnato di
trasmettermi mi ha confermato l’infelice notizia dell’illustre Melloni, con
Faraday il più grande dei fisici d’Europa.