MA
5 – La funicella di comunicazione (25.4.2007)
Come per Melloni,
il mio auspicio è che gli storici italiani si sveglino e diano alle stampe,
dopo 170 anni, un’edizione critica dell’opuscolo di Magrini sul
suo telegrafo (vedi MA
1). Sarebbe non solo una riparazione, ma soprattutto, come vado
inutilmente ripetendo, un tonico per la scienza. Questo libretto, ignorato,
anche e forse principalmente, perché posseduto (troppo gelosamente!)
solo da una mezza dozzina di biblioteche del Nord Italia, io dovetti
procurarmelo, nel
Ad ogni capitolo di questo libro (svegliarino, tastiera, pila, ecc.)
intendo riservare una scheda, cominciando con due – questa e la prossima
News – a carattere introduttivo.
Sembra che il Governo austriaco, accogliendo
inizialmente gli appelli lanciati dal Magrini
sin dall’estate 1837 con l’appoggio delle molte degne persone che avevano
entusiasticamente assistito alle sue dimostrazioni, tra cui il Reverendissimo Patriarca
di Venezia Ladislao Pyrker (al quale poi Magrini dedicherà l’opuscolo),
avesse approvato (e finanziato) il progetto
di una comunicazione telegrafica tra Venezia e Padova, comprensiva del tratto
lagunare fino a Fusina, da farsi in pompa magna nel settembre
Avversato dalla fortuna, o a causa dei “dubbi
avanzati da persone influenti sulla riuscita in grande scala”, il
progetto fallì e Magrini dovette
limitarsi a sperimentare in scala ridotta, e a sue spese, il suo osteggiato “ritrovamento”.
Come è testimoniato dalla Gazzetta di Venezia del 23 agosto 1837 la prima “trasmissione
inequivocabile e rapidissima di segnali elettrici” fu fatta tra la
Direzione e la Sala di Fisica del Liceo
Santa Catterina di Venezia (oggi Liceo Foscarini),
dove appunto il nostro Magrini insegnava
(come supplente del celebre fisico
Stefano Marianini). Poiché le due “stazioni”
erano collegate da un circuito di
Tale funicella, dovendo collegare l’“apparecchio di scrittura” e quello di
chiamata della stazione trasmittente con l’“apparecchio
di lettura” (costituto da 3 “galvanometri di
Marianini”) e lo “svegliarino”
della stazione ricevente, era costituita da sei fili per la segnalazione (una coppia per ogni “bussola”) e due fili per la chiamata. Magrini, invece della costosa “gomma
elastica” di isolamento (che sarà poi
soppiantata dalla guttaperca)
usata in Inghilterra, pensava di “incerare”
la sua “candeletta”, sotterranea e
sottomarina, con sostanze bituminose o resinose.
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