MA 4 – Luigi Magrini telegrafista (24.4.2007)

                   

Sarebbe perfettamente inutile, anzi per più versi controproducente, presentare il friulano Luigi Magrini (1802 – 1868) secondo i canoni delle consuete biobibliografie: con internet è abbastanza facile raccogliere notizie e addirittura una marea di documenti originali, cominciando a compulsare il Politecnico, la Biblioteca Italiana, gli atti dell’Istituto Lombardo (Braidense) e delle Riunioni degli scienziati italiani (IMSS), il sito del liceo Magrini di Gemona, ecc.

Dalla rete, però, si ha anche conferma che il nome di Magrini, come, anzi più di quello di Melloni, è dimenticato, rimosso dai luoghi istituzionali dove invece dovrebbe campeggiare. Nei siti degli istituti universitari, in tutte le enciclopedie – se si eccettua un trafiletto nell’Enciclopedia Popolare Sonzogno –, al citato Istituto Lombardo e all’Ateneo Veneto, dove fu attivissimo socio, al Liceo Foscarini di Venezia dove, come vedremo, nacque il telegrafo, Magrini rimane nell’ombra.

Eppure, cercando meglio e rovistando – letteralmente, coma fa e come ha fatto chi scrive – nelle biblioteche, si scopre che, prima di Gaeta, altra gente (Hajech, Provenzal, Dal Negro, Serpieri, Marchetti, Clodig, Nadalini, Orioli) ha molto apprezzato il valore del Nostro. Addirittura qualcuno (Martini, Soresini) ha interpretato il suo “Principio elettrico delle vibrazioni” (vedi testo e tavole nella citata Emeroteca Digitale Braidense) come antesignano delle teorie di Maxwell.

Vedremo più avanti, in dettaglio, i contributi di Magrini. In questa scheda introduttiva mi limito ad accennare alla sua “corrente a circuito aperto”, al “decremento della corrente in un circuito lungo” (più che della tensione, in contrasto con Ohm), al ciclopico (e oggi dimenticato!) lavoro della sistemazione dei cimeli e dei manoscritti di Volta e, soprattutto, a focalizzare queste tre fasi della sua ricerca:

1) telegrafia, diciamo, da gabinetto scientifico (1834 e seguenti);

2) telegrafia sperimentale, sulla linea Milano-Monza (1844);

3) telegrafia simultanea o duplex (1854 - vedi ME 39, lo schema in alto e quanto diremo sul “telegrafo di Zantedeschi”).

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