18 - La signorina di metallo
La telefonia elettrica, nata verso il 1878 (quaranta anni
dopo la telegrafia elettrica), grazie all’invenzione del telefono di Bell e del microfono di Hughes, deve il suo vertiginoso
sviluppo ad un dispositivo poco noto e squisitamente telegrafico: il relé, un elettromagnete che aziona uno o
più contatti (disegni a destra).
Senza relé non ci sarebbero state centrali telefoniche e
reti o ragnatele di collegamento dei vari “abbonati”, a cominciare dal
centralino del S. Lazzaro (Manuelli, 1878),
certamente manuale, che abbiamo
citato, o dalla prima centrale automatica vaticana (Marzi, 1886), che permetteva di interconnettere ben 10 telefoni e
funzionava con contatori elettromeccanici simili a quello della Morse News 110.
Da qualche decennio dalle centrali telefoniche i relé sono
spariti, sostituiti da dispositivi “a stato solido” (senza parti in movimento) e
da sistemi informatizzati, la cui teoria matematica è tuttora in pieno
sviluppo. Non bisogna dimenticare però, come insisteva Ronchi, che la matematica si
riferisce a “cose perfette” che in natura non esistono, e che il progresso fa
perdere di vista, come spesso ripetuto, cose essenziali e solo apparentemente
banali.
In questa News ne ricorderemo alcune, appoggiandole ai dati
di due preziosi libri: M. Busca, La pratica della telefonia automatica, Roma 1929, p. 5÷21; e E.
Mazza, Il relé telefonico,
Milano 1957, p. 10÷14. Si tratta di opere poco comuni, sinossi tecniche
destinate principalmente all’addestramento di maestranze e frutto di lunga e
diretta esperienza maturata sul campo. Naturalmente non avrebbe senso
recuperarle in questa sede se queste minuzie tecniche, in genere ignorate nella
manualistica ufficiale o accademica, non avessero una valenza non dirò attuale, ma “più generale” e
“filosofica”.
La telefonista commutatrice (foto a sinistra) è un organismo incaricato di
stabilire le comunicazioni fra le varie linee di abbonati che fanno capo alla
centrale stessa. Le sue funzioni specifiche, necessarie e
sufficienti, e che debbono essere eseguite con la massima prontezza e precisione, sono:
1)
percepire il segnale di chiamata;
2)
mettersi in comunicazione con
l’abbonato chiamante per sentire il numero che desidera;
3)
prendere la linea del chiamante e
metterla in comunicazione col richiesto;
4)
rimettere le linee a posto a
conversazione finita.
Le centraliniste, per quanto fossero professionali, erano
però esseri umani che si stancavano, erano lenti, facevano errori, si
irritavano. Chi non ricorda gli alterchi (Signorina,
è sorda? Ha dormito bene?...) e l’insofferenza per le attese interminabili
per avere la comunicazione!
Poi per fortuna fu
inventato il selettore
Strowger (foto al centro) che non solo faceva le
quattro operazioni della signorina in carne ed ossa, ma funzionava con una maggiore prontezza, precisione
e segretezza. Questo importantissimo apparato,
che in gergo veniva chiamato “la
signorina di metallo”, faceva tre movimenti
(sollevamento, rotazione, disinnesto)
e conteneva molti complicati componenti (preselettori,
elettromagneti, ruote, cilindri, arpioni, motorini, lampade colorate, molle,
nottolini, commutatori, ecc.).
Esattamente però come
gli esseri umani, si badi bene, i relé della signorina di metallo non erano infallibili, si stancavano e
invecchiavano anche loro, abbisognavano di manutenzione, riparazioni e sostituzioni.
Il paragone non è gratuito, non foss’altro perchè rinforzato dalla terminologia
tecnica, secondo cui un relé diseccitato si dice in posizione di riposo mentre quando è eccitato (energizzato, magnetizzato) è in posizione
di lavoro.
In particolare, il
punto debole dei relé era costituito dalle molle o dal “pacco molle” (fino a 28) che doveva muovere e dai contatti
elettrici su tali molle. Queste con l’uso si allentavano, perdevano un po’ di
elasticità e bisognava sostituirle o “ricaricarle” col piegamolle (precarica, pretensionamento), misurando la distanza dei
contatti (con lo spessimetro) e la
pressione di contatto (col dinamometro di
precisione, disegno in basso a destra),
parametri importantissimi per evitare instabilità e “microfonicità”. Le molle erano di
materiale antimagnetico ed elastico (bronzo
fosforoso) e spesso avevano contatti gemelli (doppio contatto), per una
maggior sicurezza contro le probabilità di interruzione per contatto imperfetto. Ardisco aggiungere che
l’allentamento di una molla non è troppo dissimile dall’allentamento
dell’attenzione umana.
Lungi dal fare un trattato di impianti elettrici elenco di
volo altri problemi: polvere, ossidazione, riluttanza o “pigrizia”, tempi di
attacco e distacco dell’ancoretta, magnetismo residuo, amperspire statiche,
amperspire dinamiche, scintillio, extracorrente (sfiammata per arco elettrico), camicie, manicotti e spire di
ritardo, perdita di sensibilità, eccesso di sensibilità, molle motrici, molle
fisse (ma che si muovono…),
contromolle, contatti di scambio, contatti di testa, contatti trascinati, corti
circuiti, logoramento per percussione o sfregamento, forza di attrazione, forza
di tenuta, sovratensione, preeccitazione, ecc.
In conclusione: anche nei relé, come nel campanello elettrico,
il ruolo capitale spetta alle molle e tutti i relativi aggiustaggi o regolazioni sono empirici o, al più, derivano da calcoli teorici “a posteriori”.
Intervento di Gaeta (15.2.05):
Può essere utile questa bella immagine del dinamometro di
precisione inviatami dall’amico Chiarucci: