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– Fisiofisica della scrittura
Ho già detto (in Vignini) che la rassegna
organica dei lavori fisiofisici sulla scrittura su
cui mi sono formato attende in un Atomo messo in cantiere, e purtroppo anche
in quarantena, giusto tre anni fa. Rimandando gli interessati della mia telelinguistica alla bibliografia sommariamente lì elencata mi
limito ad esporre in questa News alcuni concetti
chiave ispirati da L. Lurcat, Etudes de l
Due parole manoscritte possono
essere o apparire formalmente identiche nella loro fissatura
grafica (mettiamo “jour”), anche se il “ductus” (percorso) della
penna che le ha tracciate è stato parzialmente o diametralmente opposto (movimenti destrorsi, sinistrorsi, distali,
prossimali, adduttivi, abduttivi, mancini, litografici o a specchio, ecc.).
Vi può poi essere certamente anche una “cinematica” del ductus – quella un tempo insegnata
dai professori di calligrafia – più corretta di un’altra, ma l’essenza del
fenomeno grafico va ricercata non semplicemente in ambito cinematico,
ma in ambito “dinamico”. Basta pensare che il segno grafico è solo una
“traccia” statica, in genere semplice
e solo bidimensionale, di un
“movimento” complesso e tridimensionale, che oltre al “colpo di
penna” (stroke) manifesto include
anche gli stacchi di penna o “percorsi aerei” invisibili (vedi Buccola News 15).
Come ha genialmente osservato Buccola “l
Delle tre dita – indice, pollice e
medio - che servono alla “manipolazione” della penna, qualunque sia lo stile di impugnatura e di scrittura, l’unico che ha funzione
spiccatamente “motrice” è in genere l’indice, mentre gli altri due integrano le
funzioni sensomotorie della mano. Amanuensi, scrivani
di professione e copisti si può dire che lavorano,
meglio lavoravano, con rendimento ottimale, in regime inerziale, senza sforzo e senza “forza” (a vuoto, in senso elettrotecnico),
esattamente come i loro colleghi telegrafisti. Solo con questi ultimi però può
impostarsi uno studio dinamico (pistoni,
bielle, manovelle, ecc.) pienamente e veramente scientifico, sia perché i
segni sono solo i due elementari (e
fondamentali) punto e linea, e sia perché in questo caso alle
articolazioni di falangi, falangette, polso, ecc. è più facile applicare la legge di Vierordt.
Mi rendo conto che queste righe sono
estremamente scarne, ma spero che i numerosi rimandi
bibliografici aiutino. Si può leggere anche, con qualche utilità, il mio
vecchio articolo La parola idolatrata e l’ottimo opuscolo
illustrato La scrittura ("Fare scuola/6",