DA
15 – Italia, Avanti March! (14.3.2013)
Nelle mie vecchie Buccola
News dedicate al tandem di Javal
o al suggestimetro di Binet (vedi BU 62
e BU
64) accenno a Silvio Ceccato –
il grande e scomodo pensatore “rimosso” dalla cultura accademica italiana
– e alla sua macchina “filosoficida”
(vedi BU
63). In questa scheda presento invece la “mia” macchina filosoficida, sia pure allo
stato embrionale (disegno a sinistra),
da troppo tempo rimandata nella lunga attesa di un suo, difficile ma non
impossibile, perfezionamento (sia
teoretico che pratico).
L’acclamata elezione di ieri
sera del nuovo Pontefice appare certo opera dello “Spirito Santo”, mentre è il “Buon
Senso”, suo equivalente laico, ad essere stato, con tutta evidenza, l’“ispiratore” del
recente travolgente successo elettorale del Movimento Cinque Stelle. Voglio
dire che Beppe Grillo e i milioni di
italiani che l’hanno votato – il voto
(vedi DA 11) è
un vero “giudizio” (quasi universale,
in certi casi) – hanno dato voce e soprattutto riportato in luce il “male oscuro” da troppo tempo, più o meno
consapevolmente, rimosso dalla o “nella”
coscienza degli italiani.
Questa “malattia” italiana però, come da sempre ripeto, non è solo una
faccenda di corruzione, di ladri di polli, di auto blu, di finanziamenti ai
partiti, di spread o, ancor meno, di venialissimi peccati sessuali. No, si
tratta di una anomalia, di una “abnormità”
ben maggiore e che è sotto gli occhi di tutti (compresi, anzi soprattutto, gli stranieri): la ventennale
contrapposizione tra Silvio Berlusconi
e una parte della magistratura (Ingroia,
Boccassini, il secondo Di Pietro, ecc.), conflitto, da tempo trasceso e
dilagato in vero e proprio “odio” politico,
che per semplice comodità (didattica)
chiamerò tra “destra” e “sinistra”. È principalmente (oserei dire “solo”) questo odio ciò che mina troppo, e da troppo tempo, i
rapporti di pacifica e democratica convivenza, inceppando la vita e lo sviluppo
economico della nostra industria – in una
parola la “marcia” dell’Italia intera.
Da una parte politici,
magistrati e filosofi che, arroccati sulle loro posizioni di predominio, “reagiscono irrigidendosi in un protezionismo concettuale e metodologico che tanto
assomiglia al vivere nel deserto dei
tartari” – rubando, con qualche
licenza, la bellissima frase premessa da Walter Fornasa a “La linea e la striscia”,
Milano 2008, il prezioso libro di
Silvio Ceccato e Pier Luigi Amietta che sto attualmente leggendo, anzi
studiando – e dall’altra Berlusconi
e il suo (silenzioso, ma vero e proprio)
“popolo” (dei votanti) della “libertà”.
Hanno ragione coloro che si fanno forti dei “Sacri Testi” (Codici,
Costituzione, ecc.), dai quali sono “sicuri”
di trarre le “verità”, oppure coloro
che usando l’intimo e innato “Buon Senso”
e pur non compulsando maree di “carte”
– ma intuendo ciò che tutti i linguisti
sanno o dovrebbero sapere, e cioè che i “significati” non sono appiccicati alle
parole (neanche a quelle dei Codici!)
ma, come insegna per esempio Ceccato, “si attribuiscono” via via e caso per
caso – sono ugualmente (o forse
meglio) in grado di “giudicare”? In sintesi, ha ragione la sinistra o
la destra? (Richiamo l’attenzione
dei lettori sul valore lucidiano e “prosodico” delle
parentesi, delle virgolette e dei corsivi da me usati e inoltre mi permetto di rimandare di nuovo alla DA 11: in democrazia gli elettori possono e devono
essere considerati giudici o “giurati” a tutti gli effetti)
La risposta, sempre in sintesi,
può solo essere: “Hanno ragione entrambi”! Ma attenzione, non mi rintano nella trita scorciatoia del cerchio
e della botte, ma alludo alla principale specificità degli umani, il loro
essere “bipedi”, il poter cioè
camminare “solo” usando (alternativamente) la gamba “destra” e la gamba “sinistra” (si veda, se ce ne
fosse bisogno, il “sinistro
incidente” descritto nella DA 14). A livello per così dire “ontogenetico” a nessun individuo verrebbe
in mente di fare lo sgambetto con la gamba sinistra alla sua gamba destra (sarebbe il maggior peccato, come ricordava
ieri sera Roberto Benigni, commentando il XIII canto dell’Inferno dantesco,
quello dei suicidi), ma ciò è purtroppo accaduto, e ahinoi, continua ad
accadere a livello “filogenetico”
tutte le volte che popoli fanno la guerra ad altri popoli, o partiti ad altri
partiti.
Ma cosa c’entra in concreto la
deambulazione, la marcia (militare,
atletica, musicale), il mancinismo, ecc. con Berlusconi, Grillo, Bersani e i malanni d’Italia? La risposta si
trova in quella “bipedità” (ritmo nascosto, bistabilità, ecc.) della
lingua scoperta (e formalizzata) da Mario Lucidi (vedi “I numeri di Lucidi” in AG 13 –
Etica e Fonetica; “La conta di
Lucidi” in AG 14 –
Telegrafia e Lingua; e, in generale, la “Telelinguistica”
illustrata ne Gli
Atomi, passim) e intuita
anche da Silvio Ceccato, con la sua
finissima analisi attenzionale del PUNTO e della LINEA (vedi immagine a
destra, da “Il maestro inverosimile”, Milano 1972, p. 79, nonché il libro
citato all’inizio di questa News).
Per concludere, il vero motivo
per cui, mettiamo, Ingroia e Berlusconi e un’infinità di esseri umani
“non si prendono” e remano l’un
l’altro contro (per così dire “contropedalano” – vedi disegno a sinistra) è unicamente
di natura linguistica: spesso non ci si capisce, anche se, in buona fede, si è
convinti del contrario, e la comunità umana, che è ben lungi
dall’aver raggiunto la perfezione della “macchina”
– in senso reuleauxiano
(vedi Reuleaux
News) – deve e può “iniziare
a marciare” solo attivando la completa coordinazione (motoria e sensoria) di tutti i suoi arti, destri e sinistri.