Agenda Buccola
Nonostante
l’apparentemente ricca bibliografia della sezione precedente un lavoro
specifico ed esauriente su Buccola non esiste, anzi questo autore, fuori da una
ristretta cerchia di studiosi, per lo più storici della scienza, è
completamente ignorato e persino nelle biografie specializzate, con meraviglia
ad esempio di Staub [280] o
Guarnieri, il suo nome non compare. Già alla morte di Buccola, sull’onda
emotiva del cordoglio che si propagò in tutto il mondo scientifico, era stata
annunciata in Morselli [188] la pubblicazione dei manoscritti inediti, mentre Tamburini [284, 196]
annunciava un numero speciale della sua rivista interamente dedicato a Buccola,
ma, come venti anni dopo lamentò Francesco Paresce, che di Buccola era stato compagno di scuola e di lotta,
“il libro che dovea dire all’Italia qual tempra di pensatore ella ebbe e
perdette in Gabriele Buccola non fu più composto” [203][1] e gli inediti furono dimenticati e dispersi.
Non
avendo elementi sufficienti a chiarire le cause di queste gravissime omissioni
e, volendo rimanere, sulla scia di Buccola, nel dominio dei fatti senza
perdermi tra le nebbie e le astrazioni delle ipotesi e dei ragionamenti, mi
limito a registrare, con un certo compiacimento, l’interesse, sia pur fioco,
che da qualche anno sembra appuntarsi sul Nostro, per esempio, con la ristampa
del suo capolavoro [89] o il Convegno di Palermo e Mezzojuso del 1986 (SB).
Ma la critica non è unanime: da un lato moderati estimatori, forse epigoni,
anche se inconsapevoli e alla lontana, dei moltissimi adulatori che Buccola
ebbe in vita[2];
dall’altro denigratori, magari non dichiarati, che non capendo né i risultati
né i fini perseguiti da Buccola, ne sottovalutano i metodi, i campi e gli
strumenti di ricerca, giungendo persino a considerarlo pazzo, anche in questo
caso continuando opinioni o voci ormai secolari, ovviamente del tutto infondate[3].
Per
portare il mio contributo ad una valorizzazione, o riscoperta, del Buccola
unicamente e imparzialmente basata sui fatti[4] e sull’approfondimento dei suoi scritti, ritengo utile
aggiungere in questo primo repertorio un elenco di cose, anche spicciole, che,
a mio avviso, bisognerebbe prioritariamente fare allo scopo di invogliare ad
uno studio serio e non preconcetto di questo scienziato. Tale agenda, in
pratica, raggruppa gli strumenti di lavoro senza i quali sarebbe infecondo o
azzardato mettere mano a saggi biobibliografici di carattere scientifico e
ancor meno formulare giudizi ponderati sulla sua produzione, sulla legge da lui
scoperta ed enunciata[5] e, soprattutto, sulla strada di ricerca che stava
percorrendo e additando al mondo intero quando la natura, forse “gelosa di
essere investigata nei suoi più delicati segreti da sì ardita e penetrante
pupilla” [Filippi, 131], troncò con la morte “le sue ricerche
assolutamente geniali” [194].
Solo
con questi strumenti, e dopo aver raccolto le armi di coloro che come il Nostro
sono caduti in battaglia[6], si potrà proseguire la lotta per la scienza e si potrà
compiere il vaticinio di Tamburini, per il quale “il nome di Gabriele Buccola è di
quelli che sono destinati a risplendere di luce assai più viva quando tempo e
non breve sia trascorso dall’occaso di loro esistenza” [284].
Ecco
dunque, in dettaglio, un elenco orientativo per questa “Agenda Buccola”:
[a]
Ricercare notizie o
conferme di una presunta recente edizione critica ad Harvard delle opere di
Buccola. Vedi Sprini in [138], p. 57;
[b] Mettere a stampa il carteggio [127] da sessant’anni
donato e abbandonato nella Biblioteca Comunale di Palermo, il quale, a
prescindere da Buccola, resta, secondo l’autorevole giudizio di Brigaglia, un’insostituibile miniera di notizie storiche. Ritengo
però che per far decollare il progetto, già in passato fallito (probabilmente
anche per beghe o gelosie accademiche), si dovrà rinunciare all’idea
di corredarlo di un adeguato apparato critico. In seguito, e se non ce ne sarà
il tempo sarà compito di altri (la dottrina dell'eredità docet....), si
potrà criticare, annotare, valutare, comparare, opinare e trarre conclusioni,
ma al momento il lavoro meritorio e veramente scientifico deve essere quello di
mettere a disposizione dei vari e veri studiosi le lettere di cui disponiamo,
così come sono;
[c]
Rintracciare i pregevoli
scritti letterari non firmati pubblicati dal giovane Buccola in disperse
riviste siciliane dell’epoca, ad esempio Il
Momento e Pensiero ed Arte.
Quest’ultima rivista (PA, n. 2560 della bibliografia
ESMOI) risulta alluvionata alla Biblioteca di Firenze e non l’ho trovata né
nelle biblioteche di Roma né in quelle di Palermo, però la marchesa Degna
Marconi, sposata con un figlio[7] di Francesco Paresce (il direttore di PA),
mi ha cortesemente detto, anni fa, che in una biblioteca “minore” di Palermo
dovrebbe esserci molta roba dei Paresce e quindi forse la rivista a cui
collaborò Buccola;
[d] Raccogliere il maggior numero possibile di altri lavori
in cui si parli estesamente di Buccola, integrare i dati di questa prima
edizione (1.0) del repertorio
bibliografico buccoliano e, indi, pubblicarlo in riviste di larga diffusione;
[e]
Scandagliare i lasciti dei
principali corrispondenti di Buccola (Seppilli, Morselli, Tamburini, Cervello, ecc.) per cercare lettere di Buccola o altre preziose
notizie[8];
[f]
Cercare negli archivi del
Ministero della Pubblica Istruzione documentazione sulla vexata quaestio della cattedra contesa (e negata, forse, per paura
che egli avrebbe sovvertito il tradizionale insegnamento della psichiatria).
Vedi anche [271];
[g]
Cercare negli archivi
storici del Comune di Palermo le carte della forse non minore contrastata
delibera sulla tumulazione dei resti di Buccola nel Pantheon di Palermo, dopo
oltre venti anni di oblio in un cimitero di Torino;
[h]
Documentarsi, per motivi
per i quali rimando ad AG, 2, sulla storia dell’orologio
del palazzo delle Aquile in piazza Pretoria
a Palermo;
[i]
Recuperare i manoscritti
inediti smarriti negli anni cinquanta dal Bruno o nella Biblioteca Comunale di
Palermo. Vedi AG, 2;
[j]
Accertare la natura
dell’“incarico ufficiale” all’estero per conto dello Stato italiano di cui si
limita ad accennare Staub [280];
[k]
Lavorare sui numerosi
corrispondenti tedeschi del Buccola e sui loro lasciti[9];
[l]
Cercare la relazione
elogiativa di Gudden a cui accenna Morreale [183, 184];
[m] Indagare,
su documenti possibilmente di prima mano, circa la mortale malattia di Buccola
(leucemia, avvelenamento, pazzia, incidente durante
esperimenti tipo elettrochoc su se stesso, suicidio o una banale angina
pectoris come sostengono alcuni discendenti);
[n]
Indagare altresì sui tempi
e luoghi di tale malattia (Monaco di
Baviera o Torino?) e sulla
presunta drammatica autodiagnosi della stessa[10];
[o] Fare ricerche il più possibile a tappeto sul soggiorno di
Buccola a Reggio Emilia, a Torino (fu in contatto con Galileo Ferraris, lavorò all’importantissima Esposizione Nazionale del
1884?), a Monaco (con Kraepelin), a Vienna (con Obersteiner), ecc.;
[p] Sottoporre i lavori di Buccola ad analisi linguistiche
computazionali (occorrenze);
[q] Rintracciare eventuali tesi di laurea su Buccola o su
autori a lui vicini. Una, molto pregevole, degna di pubblicazione, è Lo Iacono [177], relatore Dazzi;
[r]
Mettere in qualche modo in
più stretto contatto gli studiosi di varia estrazione che si stanno occupando,
direttamente o meno, di Buccola o di psicologia sperimentale[11];
[s]
Fare indagini sistematiche
sugli antenati e sui discendenti di Buccola;
[t]
Recuperare e studiare nei
dettagli gli strumenti progettati da Buccola: l’osmometro, l’estesiometro,
l’ingegnoso dispositivo universale di “interfaccia” col cronoscopio di Hipp e magari quelli a
cui avrà lavorato prima di morire. Inoltre potrebbe essere utile saperne di più
sulla tecnologia
telegrafica a quei tempi dominante
e su quegli artigiani, in genere umili ma non per questo meno ingegnosi, che li
hanno costruiti: penso a Corino, il meccanico di Mosso, al prof. Manuelli dell’Istituto
Tecnico (Cappelli?) di Reggio Emilia, al dott. Trebbi del San Lazzaro,
all’ing. Livi, allo stesso Matthaeus
Hipp, e sicuramente ad altri, anche tedeschi;
[u]
In ultimo, ma non ultimo, cercare di far luce sulla
marea di dati psicometrici tenacemente raccolti dal Nostro nella sua breve,
intensa e tormentata esistenza e che, secondo alcuni, non solo non sono serviti
a nulla ma non erano affatto attendibili, vuoi per difetto di metodo, vuoi per
intrinseci errori strumentali, vuoi infine per gli errori insiti nelle
rilevazioni dello stesso sperimentatore[12].
Chiaramente questo è un punto, anzi il punto chiave della esegesi buccoliana
che dovrà essere chiarito rivedendo, per cominciare, la critica demolitrice di Kulpe [Dazzi, 122] o di Aliotta [103] alla scuola di Wundt a cui Buccola faceva riferimento; sfruttando
le infinite migliorie apportate dalla tecnologia dopo oltre un secolo alla
strumentazione psicometrica[13];
ed eliminando poi, sempre con l’aiuto della moderna tecnica, tutti i possibili
errori soggettivi.
[1]Non
si può escludere che questa denuncia sia rimasta senza eco anche per
interferenze politiche, perchè Paresce, come ricorda Brigaglia [108], fu bersagliato da Giovanni Gentile.
[2]Le
notizie sui rapporti tra Buccola e il mondo accademico, come si evince dai
seguenti punti [f] e [j], sembrerebbero piuttosto oscure. Io comunque propendo
per l’opinione del medico che gli contese la cattedra di psichiatria a Palermo.
Vedi Salemi-Pace [271, 272].
[3]Come
dimostrano, ad esempio, alcune defezioni al citato Convegno buccoliano.
[4]Per
alcune “leggende” rimando invece ai miei Spunti
su Gabriele Buccola in AG, 1995, 2.
[5]“La
legge del tempo nei fenomeni del pensiero”
[89], che sin d’ora proporrei di denominare legge
di Buccola.
[6]Mi
piace ricordare qui il nome di Mario Lucidi.
[7]Gabriele
Paresce, forse così
battezzato dal padre Francesco in ricordo dell’amico Gabriele.
[8]Tra
le carte di Buccola ho trovato minuziosi elenchi di persone o riviste a cui
mandava estratti dei suoi lavori. Scusandomi per le inevitabili imprecisioni,
ma certo di fare cosa utile, li trascrivo: Adamkiewicz, Adriani, Angiulli, Annali di medicina, Archives de
Nevrologie, Ardigò, Baccelli, Battaglia, Beaunis, Bechterau, Bertolami, Biffi, Billot, Binswanger, Biologisches Centralblatt, Bizzozero, Bonfigli, Bonghi, Bordoni Uffreduzzi, Borzolo, Brain, Buonomo, Burresi, Cacopardo, Canestrini, Carapezza, Cervello, Chambard (èncephale), Cipolla, Claus, Coppola, De Dominicis, De Giovanni, De Lanessau, Di Cagno Politi, Diritto, Donders, Du Bois Reymond, Ellera, Emminghaus, Erlenmeyer, Espinas, Eulemberg, Exner, Fano, Fasce, Federici, Filippi, Fornaciari, Franco, Fubini, Giacchi, Giordano, Giornale Internazionale, Giuffrè, Gnauck, Herzen, Journal of mental scient., Kraepelin, Krafft-Ebing, La Manna, La Scola, Lanessan, Latino, Leidesdosf, Lombroso, Luciani, Lussana, Maisano, Mansfield, Mantegazza, Marzocchi, Mattrolo, Maudsley, Mendel, Menzalora, Mind, Moeli, Moleschott, Morgagni, Morselli, Mosso, Muller, Muller Franz, Nuova Antologia, Obersteiner, Oehl, Paladino, Panizza, Pantaleo, Paresce, Peschel, Pflugen (Univ. Bonn), Pick, Poussiè, Preludio, Psilogisch Centr, Puglia, Randacio, Rassegna settimanale, Reinhard, Renè, Revue de sciences med., Ribot, Ricca Salerno, Richet, Riva, Rivista Clinica, Romiti, Rosenthal, Rumpf, Russo A., Salemi Pace, Sander, Schiattarella, Schule, Seppilli, Sergi, Severini, Siciliani, Sirena, Solfanelli, Solivetti, Spallanzani, Sperimentale, Stefani, Stricker, Tamassia, Tamburini, Tebaldi, Tenerelli, Trezza, Unverricht, Verga A.,
Vierordt, Vigna, Vignoli, Vincenzino, Vintschgau, Virgilio, Vizioli, Wernicke, Westphal, Wille, Wundt, Ziino.
[9]Questo
filone di ricerca, sicuramente molto fecondo, mi è precluso perchè purtroppo,
tra gli altri ostacoli, non conosco il tedesco.
[10]Secondo
notizie, sia pur vaghe, di cui sono debitore alla professoressa Gori Savellini, Buccola sarebbe
entrato in crisi per essersi reso conto che anche i suoi tempi di reazione
erano alterati, come quelli dei pazzi da lui studiati.
[11]Recentemente
alcuni storici della psicologia mi hanno fornito o promesso collaborazione.
[12]Secondo
voci, su cui sarebbe auspicabile e necessario qualche riscontro, lo stesso
Buccola, prima di morire, potrebbe aver avuto un sospetto del genere;
[13]A
cominciare dalla modifica apportata, credo, dallo stesso Kulpe al cronoscopio di Hipp.