VI
11 – Il “riposo” del cavallo (7.12.2013)
„Beginnen wir das Gleichgewicht zu verlieren,
also nach vorn überzufallen, so
nimmt natürlich der Druck, den die Sohlenhaut des stützenden Beines zu tragen
hat, ab; dagegen steigt der Druck
auf der Sohle des vorgesetzten Beines. Wir merken deshalb sogleich, dass der
gemeinsame Schwerpunkt des ganzen Körpers in der Richtung nach dem vorgesetzten
Bein verschoben worden ist“ (K. Vierordt)
Quest’estate, in Abruzzo, ho
avuto agio di osservare l’abitudine dei cavalli di sollevare l’una o l’altra
delle zampe (specie quelle posteriori)
appoggiando sul terreno solo la punta dello zoccolo (vedi foto) in un modo che ricorda vivamente la posizione di “riposo” militare, in cui il peso del
corpo si scarica tutto sulla irrigidita gamba sinistra, mentre la destra,
leggermente piegata al ginocchio, è posata un po’ più avanti (vedi statuetta, da internet).
I francesi chiamano “hanchèe” questa posizione perché, come
chiarissimamente si vede dall’annesso disegno (Paul Richer, Anatomia artistica del corpo umano, da internet), l’anca dell’arto portante (stützenden Beines) è più alta dell’anca
dell’arto pendulo (vorgesetzten Beines).
Questi fenomeni di “lateralizzazione” di bipedi e quadrupedi
sono espedienti naturali e inconsci per rendere meno faticosa e più comoda la
stazione eretta e, a ben riflettere, sono connessi con l’alternanza tra gamba
portante e gamba oscillante durante la deambulazione (un cenno in DA 15).
Nella “Fisiologia dell’uomo” di Karl
Vierordt (vedi VI 18) non
solo vi sono delicati e decisivi esperimenti per dimostrare che le oscillazioni
della testa sull’“attenti” (militare o ginnico) o nella posizione
eretta simmetrica (in cui entrambe le
gambe sono contratte sotto lo sforzo del peso del corpo) sono molto
maggiori delle oscillazioni in posizione asimmetrica di riposo o “hanchèe” (in cui invece, come abbiamo detto, il peso del corpo si scarica da un
solo lato), ma ne viene anche additata la spiegazione scientifica (forse quella stessa su cui lavorava Gabriele Buccola
prima che la morte lo strappasse alla scienza - vedi VI 1), che ora
“provo” a riassumere (anche grazie alla collaborazione degli amici
Roberto Bragastini, Domenico Cramarossa e Nicola Squicciarino che mi hanno
aiutato a tradurre il passo del Vierordt riportato in apertura di questa News).
Si tratta di una specie di feedback per cui quando cominciamo a
perdere l’equilibrio, cioè a cadere in avanti (überzufallen), la pressione sulla pianta del piede portante
diminuisce, mentre aumenta (più
sensibilmente) quella sulla pianta dell’altro piede ed è questo che “avverte” e fa intervenire i muscoli del polpaccio
che riportano indietro il baricentro del nostro corpo, limitando al minimo,
come già detto, le oscillazioni di tronco e testa.
Mi piace chiudere con una nota
di colore: la “mostruosa” cultura di Mario Lucidi si ripercuoteva nella sua
particolarissima andatura sbilenca, forse esacerbata dalla sorta di “scoliosi” contratta in una vita passata
seduto a tavolino a studiare.