RE
51 – Reuleaux “costruttore” (17.9.2012)
Più vado avanti nello studio di Reuleaux (da un paio d’anni le mie ricerche sono focalizzate intensivamente e
principalmente su di lui e sul Daidone) più mi tornano in mente le parole
di Giovanni Polvani
a proposito di Beccaria: “I suoi
libri ricordano le opere di geometria: periodi brevi e secchi, definizioni e
teoremi sperimentali, continui rimandi, sicché il discorso risulta tutto una
catena logica…. senza
alcuna prolissità, senza una parola di più dello stretto necessario. Ne balzano
fuori una schematizzazione logica che avvince, uno scrittore che persuade. Par
quasi di vedere un muratore che, calmo e sicuro del fatto suo, vada collocando
i mattoni l’uno sull’altro per fabbricare una casa, una bella casa” (vedi BE 3).
In particolare questa immagine di Reuleaux “muratore” viene
fuori non solo dall’agile Die Festigkeit der Materialen già presentato nella RE 9, ma anche dal contemporaneo e
ponderoso Constructionslehre für den Maschinenbau di cui
presento due frontespizi (oltre,
naturalmente, che dal Lehrbuch der Kinematik, il suo capolavoro in due volumi usciti,
presumibilmente come da programma, rispettivamente nel 1875 e nel 1900 – vedi RE 38). Non
solo le antiche mie conversazioni col Bragastini,
ma soprattutto la lettura della sua benemerita tesi (vedi RE 3),
credo che rinforzino alquanto la sensazione netta di un Reuleaux certosino “costruttore”
dell’edificio del suo “Costruttore” (vedi FO 53) e teutonico “architetto” della sua “Cinematica” (vedi FO 58).
Le radici di quanto detto probabilmente affondano nella stessa
cultura dei tedeschi e nel loro modo di far didattica. Sembrerebbe infatti, dall’esame degli indici (962 pagine solo la prima parte!) e delle date di pubblicazione di
volumi, tomi, sezioni e “dispense” (Lieferung) del Constructionslehre, che Reuleaux avesse pronto tutto sin dal 1854, ma che abbia centellinato le
uscite per almeno cinque anni, fino al 1859.
Solo nella sterminata, ma difficilmente reperibile (almeno in Italia) e obsoleta (nel
senso di “archiviata”) biobibliografia reuleauxiana
(mi pare di ricordare che esiste anche
qualcosa del coautore del Constructionslehre, il Moll) si
potranno trovare delle risposte.
In
riferimento a quanto scrivo ne “Il
manuale di Colombo” (vedi RE 9), vero è che il Festigkeit era un libriccino di 60 pagine, ma è anche vero, come è
specificato nella Premessa (Vorwort) che all’epoca non avevo letto (o avevo frainteso per le mie gravissime
lacune della lingua tedesca), che questo opuscolo era solo il primo
capitolo del Constructionslehre für den Maschinenbau, e che
fu pubblicato anche a parte (e in
anticipo di un anno) per la sua importanza e per portarlo alla conoscenza
di un pubblico più vasto di quello dei soli costruttori di Macchine.