30 – God
o Geed ?
Gruppi vocalici |
Morse internazionale |
Morse Americano |
e |
▪ |
▪ |
ee |
▪ ▪ |
▪ ▪ |
o |
▬ ▬
▬ |
▪ ▪ |
i |
▪ ▪ |
▪ ▪ |
Gli amici radioamatori – pochi, ma
ottimi – che si sono prestati per il piccolo esperimento percettivo accennato
nella News precedente si sono
trovati di fronte a due difficoltà:
1) i segnali erano “spurii”,
perché prodotti dai colpi della leva del sounder e
non dalla “nota” (più musicale);
2) il messaggio What Hath
God Wrought era in Morse Americano e non nel Morse internazionale.
Con mio stupore tutti - chi subito, chi dopo parecchi riascolti - hanno superato la prima difficoltà, che
a me pareva la più insormontabile; quasi tutti però, non conoscendo il
Morse Americano, hanno sbagliato a decodificare alcune parole, in particolare
I due alfabeti Morse di cui sopra
hanno alcuni caratteri uguali e alcuni caratteri del tutto diversi, e sarebbe
lungo e fuorviante elencarli tutti in questa News. È meglio invece limitarci
alla vocale e, identica nei
due Morse, e alla vocale o,
che invece nel Morse internazionale, come si sa, è data da tre linee, mentre nel Morse
Americano, come è meno noto, è data da due
punti intervallati da uno spazio (vedi
tabella). Ne nasce allora un’ambiguità diciamo “semantica”: due punti Morse
“legati” possono essere interpretati come o oppure come ee. Ciò spiega perché
Questo però – si badi – si
verifica solo nel caso particolarissimo, come nel nostro piccolo esperimento,
in cui i “soggetti” o i “parlanti” ignorino la lingua (Morse internazionale o Morse
Americano) in cui stanno operando. Nel caso normale le cose si
aggiustano grazie a processi di adeguamento cerebrale, molto ben
intuiti da Vittorio Crapella: “Decodificare un messaggio non é semplice se non hai
allenamento a quel tipo di suono. Ma se al nostro cervello si fa arrivare non
solo quel suono ma lo si istruisce con qualche altra informazione, come il
mostrargli i corrispondenti segni (linea o punto) sulla zona o semplicemente il
testo del messaggio - in questo caso conosciuto a posteriori - allora il
cervello nel riascolto non trova tutte le difficoltà di prima. Se poi quel
suono lo si sente perché lo si trasmette con il tasto, nel giro di poco un
marconista si adegua a quel tipo di
decodifica”.
Malgrado però le giustissime osservazioni
dell’amico Vittorio rimane il fatto che sulla zona il timing delle sequenze morfosintattiche
God e Geed è perfettamente
identico. Per fare un esempio più comprensibile, si tratta della stessa ambiguità
del morfema “amo” che può essere letto (interpretato) come attrezzo per pescare
o come voce del verbo amare, a discrezione del lettore (contesto).
Il problema è che in telegrafia questa
“discrezione” non è ammissibile, l’operatore (l’ufficiale postale, per
intenderci) doveva trascrivere senza entrare nel merito, senza “tirare a
indovinare”, senza sconfinare nella semantica del messaggio! Eppoi, domando ai pazientissimi
amici, come mai nessuno di voi ha commesso l’errore Gid, che – stando al
solo timing – si sarebbe
potuto ugualmente commettere?
Intervento di Giudici (22.05.04)
L'errore non si poteva commettere perchè il
suono era ben definito in due punti "quasi distinti", dico quasi distinti
perchè hanno una caratteristica strana: per un attimo ho immaginato che
l'operatore potesse aver commesso un errore di battitura. I due punti
separati parzialmente hanno dato l'idea di due " e ", anche se
spaziati in maniera non perfetta rispetto al resto del messaggio. Era comunque
assolutamente da scartare l'identificazione della lettera " i ".
Intervento di Cavina (22.05.04)
Scusami se continuo
ad autocitarmi, lo faccio solo con l'intenzione
d'essere più chiaro. Infatti, il mio secondo testo a pag
79 riporta in merito:
...codice Morse-americano (Morse-code).
Spiega T. French:
«Si tratta di un codice basato
sull’applicazione di caratteri molto semplici: punto, linea e linea lunga,
separati fra loro da diversi spazi o intervalli. Questa la loro lunghezza:
Il punto definito “unit” di lunghezza.
La linea corta equivale a
tre unit.
La linea lunga ne vale
sei di unit.
Lo spazio fra gli elementi
di una lettera corrisponde a una unit.
Lo spazio interno alle “spaced letters” a due unit.
Lo spazio fra lettere di
una parola a tre unit.
Lo spazio fra parole a
sei unit.
Le “spaced letters”,
composte solo di punti e spazi, sono
Mentre
Forse già conosci
queste regolucce e, forse, le hai dimenticate. Almeno
così mi pare dalle domande che fai. Ti avevo già accennato - anche se
brevemente e con un po' di confusione perchè davo per scontato che si dovesse
trattare solo di un richiamo - che lo spazio interno alle lettere è
di durata intermedia (equivalente a due punti o unit).
Infatti esso si pone fra quello che separa i punti e le linee (equivalente a un
punto o unit) e quello che separa le lettere
(tre punti o unit). Lasciamo perdere lo spazio che
intercorre fra le parole che per ora non ci interessa.
Segui bene, per
favore, il discorso e ti accorgerai che la risposta alla domanda perchè GEED e
non GID già ce l'hai.
Infatti, noi
"internazionali" siamo molto avvantaggiati nell'uso del morse perchè
gli spazi sono sostanzialmente due e non così importanti/vincolanti
all'interpretazione delle lettere ricetrasmesse. Per
noi lo spazio è semplicemente uno stacco e non è significante per il contenuto
linguistico. Questa la ragione per cui ". ." rappresenta
"EE" al contrario di ".." che si
legge inequivocabilmente "I". Non esistendo più
alcuno spazio intermedio il segno ". ." non può che
leggersi in una doppia E, poiché non importa più la precisione nella
rappresentazione degli spazi che, ripeto, sono valutati solo come
stacco. Poco importa se uno trasmette più o meno appiccicato, basta far
sentire un minimo di spazio fra le lettere.
La sto facendo lunga,
ma ho l'impressione che quel che un telegrafista capirebbe al volo, un profano
pur se d'eccezione e preparato come te, forse richiede più attenzione
nella esposizione.
Poco fa parlavo (in
CW) con Vittorio che mi raccontava delle difficoltà avute nel capire i battiti
del sounder. Mi pare alquanto strano che ciò possa
accadere a un tele-grafista di valore come Vittorio, capace di seguire
trasmissioni radio a oltre 200 lettere al minuto. La mia "facilità"
nel ricevere è dovuta quasi certamente agli allenamenti cui eravamo sottoposti
al solo suono del tasto. Nelle trasmissioni collettive - con un istruttore
in cattedra e una quarantina di allievi che trasmettevano (senza alcun
cicalino) seguendo lo stesso testo - pareva di assistere a un concerto
diretto da un maestro. La minima battuta fuori posto di uno di noi veniva
immediatamente colta non solo dall'istruttore, ma anche dagli orecchi degli
allievi accanto.
Per quanto concerne
la mia esperienza nel decifrare l'esercizio che ci hai sottoposto (che a
quanto pare, dalle parole di Vittorio in particolare, ha fatto scalpore) forse
è meglio che te la ripeta perchè, mi pare non compresa, o meglio, non
sufficientemente spiegata da me stesso. Appena iniziati i battiti del sounder ho letto le prime due parole e ho immediatamente
capito che si trattava della storica frase senza nemmeno seguire i battiti
delle parole successive. Il caso vuole che le prime due parole abbiano le
battute simili in entrambi i codici morse (americano e internazionale) per cui
non ascoltando le successive non mi sono nemmeno accorto che le battute
seguenti erano in morse americano.
Alcuni giorni dopo,
grazie ai tuoi commenti on-line sui risultati ottenuti, mi sono reso conto
della faccenda, e cioè che si trattava di morse americano. Battute che
sono tornato ad ascoltare e ho letto (in morse internazionale) alla
lettera nel modo che ti ho poi comunicato ("what hath geed weieeught").
Insomma tutto ciò per
dirti che nessun valido RT potrebbe leggere GID quel che è trasmesso
come GEED.
Sono stato lungo, lo
so. Spero che ne sia valso la pena, cioè di essere stato chiaro.
Sui miei famosi
libri che dirti he he!
forse hai esagerato un po'. Grazie comunque.
Intervento di Gaeta (22.05.04)
Sono io che ringrazio te, Urbano, e
ovviamente tutti gli altri. Le vostre osservazioni sono assolutamente preziose.
Il mio ruolo è solo quello di stimolare il dibattito. Il vostro quello di
intervenire con la vostra esperienza e soprattutto quello – che finalmente
cominciate a svolgere! - di sforzarvi di parlare a “profani”.
Intervento di Tata (22.05.04)
Interverrei ben volentieri, ma in
tutta onestà non ho nulla da dire, conosco il morse americano solo per sentito
dire e la prima volta che ho avuto occasione di ascoltarlo è stato per merito
tuo (grazie), cosa posso aggiungere? i discorsi che fate sono più grandi di
me.. meglio ascoltare in silenzio.
Intervento
di Cavina (23.05.04)
Lo specchietto d'apertura di questa Morse
News secondo me andrebbe
modificato in questo modo, cioè con gli spazi differenziati, diciamo di tre unit fra le due "E", due nella "O"
(americano) e una nella "I":
Gruppi vocalici |
Morse internazionale |
Morse Americano |
e |
▪ |
▪ |
ee |
▪ ▪ |
▪ ▪ |
o |
▬ ▬ ▬ |
▪ ▪ |
i |
▪▪ |
▪▪ |
Intervento di Crapella
(23.05.04)
Ho
provato a riascoltare quel Geed e mi sono fatto una mia idea che
non so quanto possa essere azzeccata.... Mi sembra che quel modo di fare le O
con due E E possa essere dovuto al fatto che quel
suono del sounder si avvicina di più al suono che con
il morse internazionale corrisponde appunto alla O.
Dico questo
perché io riascoltando e riascoltando sento più un equivalente a linee e non a
punti. Non per niente EED l’ho decodificato come tutto unito
trasformandolo in ---.. cioè 8. Ora mi pare proprio di ascoltare un God e non un Geed e ho la stessa
sensazione anche per
I punti
si sentono e si percepiscono come tali quando sono a spaziatura corretta e più
di uno. Infatti le H sono state le prime lettere da me decodificate
correttamente.
Dopo
questo poco tempo di allenamento nell'ascolto, quello che posso confermare di
certo é che ora non riesco più a decodificare le stesse lettere che ho
percepito al primo momento... Ora mi viene più consono sentire e scrivere
quelle del vero messaggio, anche se un lieve intoppo mi capita sentendo
Intervento di Lorenzi (23.05.04)
La mia formazione
telegrafica è legata strettamente alla percezione del suono e non del
ticchettio; per quest'ultimo sono più addetti i
telegrafisti della zona: alcuni riuscivano a decifrare la ricezione ascoltando
esclusivamente il suono del martelletto.
Intervento di Gaeta
(30.05.04)
Anch’io, caro
Urbano, quando ho scoperto il Morse americano e le sue
incongruenze, pensavo che il tuo specchietto – la temporizzazzione
canonica del Morse – fosse la soluzione, la panacea di ogni dubbio. Dopo anni
di sofferte riflessioni e di “maceramento” sono però arrivato
alle conclusioni che provo ad esporre soprattutto nella News 33 e nella News 34, alle quali ti rimando. Con
una di quelle battute che come sai mi piacciono tanto potrei dire
che non è questione di timing, bensì
questione di feeling.
Per il Geed, in
cui anche tu a quanto pare eri incappato, prova a considerare le ee non come due vocali ma come una specie di dittongo, che tra l’altro (ma
forse è solo un caso) in inglese si pronuncerebbe i.
Ho molto
apprezzato il cenno ai “concerti” e alle “stecche” durante il tuo addestramento
Morse: spero che capiti l’occasione per farmi
raccontare più particolari.
Sugli spazi “non
così vincolanti all’interpretazione delle lettere ricetrasmesse”
non posso essere affatto d’accordo. Secondo me tu sei “troppo
alfabetizzato” e inconsciamente cadi nella trappola di equiparare la sequenza
temporale del Morse con la corrispettiva sequenza “spaziale”
di punti e linee: è nella scrittura (specie a stampatello) che ha relativa
importanza lo spazio tra lettere o tra parole; nella telegrafia invece gli “stacchi”
sono essenzialissimi. Ma il
concetto non è per niente agevole: anche qui puoi trovare qualche chiarimento (purtroppo
forse troppo piccolo) nelle News citate.