MA 12 – Il “ricevitore” Magrini (8.5.2007)
Con l’aiuto delle cognizioni fin qui acquisite
possiamo finalmente entrare nei dettagli del telegrafo di Magrini,
cominciando a descrivere il ricevitore o “apparecchio
di lettura”. Le altre numerose parti non seguiranno a ruota, ma
gradualmente, dopo aver presentato quel che ci servirà per la retta
comprensione. D’altra parte è bene ribadire ancora una volta che queste News non vogliono essere semplice “storia” della telegrafia, ma soprattutto
“sostegni” alla telelinguistica.
Abbiamo già detto che il telegrafo di Magrini non è menzionato, né ancor meno
descritto, nei trattati di telegrafia. Per fortuna però esso figurava, assieme ad
altri antichi e nuovi strumenti esposti dall’Istituto di Fisica dell’Università
di Padova, alla Exposition Universelle
di Parigi del 1881, che aveva
invitato le varie nazioni a presentare, oltre alle ultime conquiste della
scienza e della tecnica, anche una rassegna retrospettiva.
La funicella di
comunicazione afferiva ad un grosso tavolo contenente tre bussole di Marianini intorno alle quali
erano incise 20 lettere alfabetiche (vedi disegno). Poiché l’apparato di Magrini permetteva 24 “combinazioni non
equivoche”, ciò induce a pensare che forse si trattava di una ricostruzione
dell’apparato originale, risalente a quasi mezzo secolo prima (1837).
Ogni bussola, come una specie di rosa dei venti,
dava due deviazioni a ponente e due a levante, secondo il verso e la “vigoria” della corrente. Ad esempio (vedi disegno a destra, del Magrini):
I = deviazione di circa 10° a sinistra, ottenuta
con una pila debole
L = deviazione di circa 80° a sinistra, ottenuta
con una pila forte
M = deviazione di circa 10° a destra, ottenuta
con una pila debole
N = deviazione di circa 80° a destra, ottenuta
con una pila forte
Naturalmente per completare l’alfabeto bisognava
ricorrere a movimenti composti e simultanei di due o di tutti e tre i
galvanometri, scelti, come nei Wheatstone
ad aghi (un cenno in MO 107), con una disposizione che “addestra l’occhio e lo rassicura da ogni
equivoco”. Magrini, descrivendo
come trasmettere la parola ANNUNZIO,
assegna alla Z, come esempio, le
deviazioni deboli di levante (simultanee)
degli indici o “diti” delle tre
bussole.
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