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– Il diagramma cartesiano
Pubblico la seconda parte
dell’ultimo capitolo di AG 16 L’iposema di Lucidi,
che era saltata per i motivi spiegati nel testo.
Le manifestazioni più eccelse dell’esprimere e
dell’intendere non risiedono nei segni naturali, ma nei segni linguistici artificiali, artefatti, artistici i
cui ingredienti sono gli iposemi,
ovvero le parole, per capirci. È grazie a questa arte o tecnica[1]
che possiamo avere documenti artistici e documenti scientifici, entrambi figli
di un “meccanismo”.
I linguisti che conoscono Saussure sanno bene cos’è il meccanismo
della lingua, e quando un testo, un componimento è per qualche motivo in panne lo sanno riparare, da provetti
meccanici, ridandogli la lucidiana comunicabilità[2], ossia funzionalità[3].
Ora, parafrasando Vignini
a proposito della meccanografica (Buccola News 51),
ben difficilmente possono chiamarsi “macchine”
le ruote delle carrette o un’accozzaglia di parole sciolte, in libertà, quando
non soddisfino ai criteri di utilità,
di rapidità, di funzionalità, e soprattutto di vantaggio.
Un piccolo e semplice esempio di macchina vantaggiosa, almeno fino all’avvento
della computergrafica, potrebbe essere, a mio parere, il tecnigrafo (foto a sinistra)
o, più in generale, il diagramma
cartesiano. Qui i segni lasciati, i grafici
appunto, sono analizzabili (analisi
statica) nelle loro componenti (ascisse
e ordinate), la cui coordinazione
facilita, velocizza e soprattutto funzionalizza
sia il loro tracciamento che la loro percezione, azioni che si possono considerare
lo stadio embrionale, rispettivamente, della scrittura e della lettura.
Un meccanismo simile al tecnigrafo
è quello della “Scimmia addestrata”[4]
(figura a destra), una calcolatrice
giocattolo, o meglio un ingegnoso abaco
(molto noto ai ragazzi di area anglosassone, almeno fino all’avvento, anche in
questo caso, dei computer) con cui si trova immediatamente il prodotto di due numeri. Dopo averli impostati, con due zampe dell’animale,
su un regolo, si legge il risultato
nella finestrella indicata dalla scimmietta sapiente con le altre due zampe.
Chiaramente questo dispositivo è simile al regolo calcolatore analogico che gli ingegneri della mia
generazione ostentavano dal taschino della giacca, ma in più ha un’uscita discreta[5]
e un ingegnoso sistema di leve[6]
che ne fa una macchina (da calcolo) embrionale, ed è proprio
questo meccanismo che, nel giocare,
fa memorizzare le “tabelline”.
Ora, si badi, nella meccanica
rientrano anche tutti i moti
vibratori dell’acustica[7],
ma più particolarmente quelli dei corpi
elastici che si manifestano più nettamente, “possono essere assoggettati a calcoli matematici”[8]
e possono essere analizzati.
[1] Etimologicamente, come risaputo, ars corrisponde a τέχνη.
[2] Vedi il Ricordo di
Mario Lucidi scritto da A. Pagliaro (Lucidi News 46).
[3] Il risultato non sempre sarà una filante Ferrari, come, mettiamo, la Divina Commedia; il più delle volte
bisognerà contentarsi di pseudoscritture,
paragonabili ai proverbiali “carrettini a
mano” di Petrolini.
[4] Su internet si trovano buone descrizioni, e anche una simulazione, della Educated Monkey.
[5] La finestrella da cui si leggono i numeri prestampati
(solo quelli composti), a mo’ di
tavola pitagorica.
[6] Che fa sopprimere alcuni movimenti superflui. Vedi Cap. 11.
[8] A. Artom, Corso
di Telefonia, dispense litografate, circa 1915, p. 8.