GA
46 – Provando e “riprovando” (19.3.2006)
Considerato che la Crusca tace o mette
addirittura all’indice – per mio tramite, o forse per mia colpa, se avessero
ragione il Gambarara, il Bertinetto o il De Mauro (vedi GA 40) – Mario Lucidi, il De Saussure
italiano, provo a bussare ad un’altra nostra gloriosa Accademia, quella del
Cimento (vedi insegna). So già che
anche in questo caso non avrò nessuna risposta, perché questo alto tribunale
scientifico, custode del metodo sperimentale o galileiano, non esiste più, ma
almeno avrò la certezza e la tranquillità che le mie parole non urteranno le
suscettibilità dei viventi.
Paragonare Lucidi
a Saussure è, non dirò “riduttivo”, ma sicuramente poco
efficace, in quanto, ahimé, il grande pubblico neanche sa chi è Saussure. Per far capire la statura di Lucidi e delle sue scoperte – ad esempio
quella che ho definita “effetto Lucidi”
(vedi AG 14) – bisognerebbe ricorrere ad
accostamenti più noti, come ad esempio Einstein
o Marconi. Ogni “scoperta”, poi, per essere scientificamente accettata richiede,
ovviamente, una sistematica verifica sia sperimentale che strumentale, deve
essere cioè sottoposta, secondo il motto dell’Accademia, al vaglio o cimento
del “provando e riprovando”.
Nel caso di Lucidi
io ho più volte “provato” le sue
scoperte, ma per la, diciamo, “riprova”
occorrono verifiche più rigorose e più obiettive che naturalmente non posso
fare con i miei mezzi e, soprattutto, senza collaborazione. Non avendo ottenuto
ascolto, sono stato indotto, se non costretto, a “riprovare” nel senso dantesco del termine, cioè a biasimare,
rimproverare i sordi, muti e ciechi – per dirla con l’amico Pigliacampo – a cui ho
avuto la ventura di rivolgermi.
Probabilmente questa mia “riprovazione” è stata fraintesa e mi ha fatto cadere in disgrazia.