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28 – Il codice Phillips (18.2.2006)
Il manualetto qui raffigurato (a sinistra) è l’edizione (cosiddetta “blu”) del 1945 del noto Phillips Code che ogni operatore Morse teneva in tasca per poter consultare
qualcuna delle migliaia di abbreviazioni (ad esempio “
In sostanza si trattava di un metodo di
stenografia (shorthand) o meglio
stenotelegrafia (vedi LU 28)
basato su abbreviazioni o sigle (shortcuts)
formate da una lettera, due lettere o da contrazioni
di parole. Poiché con questo codice la velocità aumentava parecchio il messaggio non poteva essere decodificato in tempo reale e
veniva ricevuto e registrato su un sistema automatico simile al Wheatstone (vedi MO 67) per essere successivamente riportato in
chiaro da più operatori che lavoravano in tandem.
Traduco qui di seguito, da Morsum Magnificat n. 76, 7/8 2001, l’articolo di Don deNeuf
(WA1SPM) “Velocità telegrafica e scorciatoie”.
L’introduzione, a cavallo del secolo XIX, del tasto Morse
semiautomatico (bug)
e della typewriter (mill),
velocizzò parecchio il traffico telegrafico rispetto a quando
si usava il tasto verticale e si trascriveva a mano. Erano soprattutto le
agenzie di stampa a premere per guadagnare sempre più in velocità.
Ma ben prima dell’avvento di bug e mill questo obiettivo fu perseguito da Walter Phillips, un eccellente telegrafista dell’Associated Press. Egli ideò un insieme di abbreviazioni e le pubblicò, sin dal 1879, nel suo “Phillips Code”, che negli USA e in
Canada divenne il codice di abbreviazioni standard per la trasmissione di
notizie stampa.
Abili (skilled)
operatori ricevitori riuscivano a stare dietro alle altissime velocità dei
colleghi trasmettitori battendo facilmente in chiaro (type in full) abbreviazioni come queste:
AB
= about
BC
= because
CCN
= conclusion
WIT
= witness
RKZ = recognize, ecc.
POX era il codice per “police”.
Un dispaccio di agenzia una volta faceva riferimento
ad una epidemia di vaiolo (smallpox)
sviluppatasi da qualche parte. Un operatore con “mente assente” (automaticamente)
trascrisse: un’epidemia di piccola polizia (small
pox).
Mentre molti operatori ebbero dimestichezza col suo codice di abbreviazioni, pochi seppero che nel 1914 Phillips aveva ideato un codice Morse modificato (vedi riquadro a destra; tra parentesi il
vecchio codice) che riteneva non violasse il feeling preferenziale verso il preesistente codice. Allo stesso
tempo egli pensava che questo suo codice avrebbe eliminato gli svantaggi dei “punti spaziati” presenti nelle lettere C O R Y Z e quelli della linea
extralunga della lettera L (vedi AG 14).
Malgrado i saltuari errori provocati dalla
inaccuratezza (distrazione) dei
trasmittenti che usavano il codice americano originale (seen per son, sheep per shop, tease per lease, ecc.) la proposta di Phillips
non ebbe mai seguito: l’abitudine è difficile da cambiare e alcuni operatori
sostennero con forza che le lettere con gli spaced-dots
permettevano una trasmissione alquanto più veloce di quella del codice
proposto.
Se Phillips fosse
stato capace di presentare la sua proposta qualche tempo prima forse il suo nuovo codice sarebbe stato adottato internazionalmente per
sostituire il Morse originale, che non era adatto per l’Europa per due motivi:
gli spaced-dots non erano pratici sui
“pigri” ricevitori ad aghi (vedi MO 107) e nella telegrafia sottomarina; eppoi il
codice non era predisposto per le lettere diacritiche usate nelle lingue
europee.
A causa di questi problemi nel
Malgrado l’uso del codice internazionale nei
cavi sottomarini e nella TSF, il Morse originale rimase lo standard per la
telegrafia landline nel Nord America
fino al 1930, quando cominciò ad essere dismesso con l’introduzione delle
telescriventi in sostituzione della telegrafia Morse manuale.