57 – Il Bug o chiave
semiautomatica
Per cercare di recuperare quei telegrafisti afflitti da
malattie professionali come il “glass arm” (braccio di vetro, vedi News 41), e per far fronte all’incalzante
sviluppo commerciale che implementava il traffico Morse, verso i primi del ‘900 Horace Martin si impegnò
nella progettazione e realizzazione di una chiave telegrafica in grado di
produrre i punti in modo autonomo, lasciando tuttavia all’operatore la
possibilità di variare i tempi e la lunghezza delle linee, in virtù della
necessità di trasmettere il Morse americano che prevede questo tipo di
soluzione.
Dopo aver sperimentato e brevettato l’Autoplex,
il sistema a bobine elettromagnetiche descritto nella News 40, per questioni pratiche ed
economiche, Martin passò alla realizzazione di una chiave interamente meccanica
che tuttavia conservò il nome di “Bug” derivatogli dal caratteristico ronzio
emesso dalle bobine dell’Autoplex quando queste erano in funzione.
Il Bug presenta una solida e pesante base di forma
rettangolare, su cui viene montata una sovrastruttura composta dalle varie
parti che lo andranno a comporre. Nello specifico: Mainframe (A),
Braccio centrale (ARM), Damper (G), Torrette dei
contatti (B-E).
L’estrema semplicità meccanica ha senz’altro contribuito al
successo di questa chiave, che tenteremo ora di analizzare nelle sue parti.
Mainframe: È la struttura centrale che provvede ad “ospitare” tutte
le parti del “movimento” e a mantenere l’allineamento e la registrazione del
braccio centrale e dei punti di presa dei quali si servirà l’operatore.
Braccio centrale (ARM): È il cuore del movimento, caratterizzato da una robusta
configurazione meccanica. Questa parte, e naturalmente anche il fondamentale Damper (G), sfrutta molti principi di fisica e di
meccanica che ne garantiscono il funzionamento.
L’accesso ai registri C e D, permette
di calibrare l’escursione del braccio e di approssimarlo opportunamente al Damper (G).
I registri visibili in
prossimità dei riferimenti B e E, permettono la
registrazione dei contatti delle linee (B) e dei punti (E).
I registri J e H permettono
mediante delle molle elicoidali la registrazione della durezza di
funzionamento.
Per mezzo della pressione da parte
dell’operatore sul lato sinistro dell’impugnatura, il braccio (ARM) lascia la
sua posizione di quiete gestita dal punto D, per raggiungere il finecorsa al
punto C. Il raggiungimento del suddetto punto innesca la vibrazione della parte
rimanente del braccio che permetterà al contatto E di generare i punti.
Se viene applicata da parte
dell’operatore una pressione contraria, una parte del braccio “collassabile” a partire dal punto A, permetterà di chiudere
il contatto B consentendo all’operatore di generare le linee.
Da notare che la lunghezza e i tempi
di “legatura” delle linee sono gestiti direttamente dall’operatore per i motivi
sopra esposti.
Intervento di Lorenzi
(30.6.04)
Il termine bug sta
per “coniglio” e deriva dalla caratteristica forma delle due palette dei
punti e delle linee.
Intervento di Gaeta (2.9.04)
L