DA
7 – Il mio voto libero (4.2.2013)
…
nasce il sentimento
nasce in mezzo al pianto
e s'innalza altissimo e va
e vola sulle accuse della gente
a tutti i suoi retaggi indifferente
sorretto da un anelito d'amore
di vero amore
…
Questi sono alcuni versi de “Il mio canto libero”, una delle toccanti
ed eterne canzoni che Lucio Battisti
(al centro) ci ha lasciato in eredità
(prima di proseguire la si riascolti
cliccando sulla foto a sinistra).
“Battisti non era interessato dalla politica; eppure, a partire
dal 1972 si iniziarono a diffondere delle voci mai provate secondo le quali
Battisti sarebbe stato fascista e avrebbe finanziato organizzazioni di estrema
destra, circostanza smentita da Battisti e giudicata da Mogol improbabile data
la sua proverbiale accortezza in campo economico. Riguardo alla mancanza di
fonti sicure, Pierangelo Bertoli dichiarò che «negli anni settanta si sapeva
che Battisti stava a destra e che era vicino al MSI. Non c'era bisogno di
prove, lo si sapeva e basta»” (da Wikipedia).
Una volta Lucio, stanco delle chiacchiere, delle maldicenze e degli
atteggiamenti sospettosi e soprattutto “astiosi”
– evidentemente da parte dei
“sinistrorsi”, che arrivarono a interpretare come saluti romani le braccia
alzate della copertina de “Il mio canto libero” (che secondo Mogol rappresentavano semplicemente un inno
alla libertà) – ribadì di non essere un cantante politicamente impegnato e,
troncando bruscamente il discorso, chiese al pubblico: «Sono tre ore che state a parlare e non si è concluso niente! Io
propongo delle cose: vi emozionano, vi piacciono, sì o no?». Dopo aver
ricevuto un coro di «Sì» cantò “Il tempo di morire” e “Fiori rosa, fiori di pesco”, dimostrando
ancora una volta la sua avversione per le discussioni e i pettegolezzi e il
desiderio di essere giudicato solo per la sua musica. Non
solo Lucio Battisti non si
interessava assolutamente di politica, ma diceva di “non capire” cosa
volevano la destra e la sinistra. E quindi non voleva né fare, né parlare di
politica, desiderando solo dare alla gente “emozioni”
a prescindere dal fatto che fosse politicamente di destra o di sinistra (da Wikipedia).
Due foto “politicamente scorrette”, di Tullio
De Mauro e di Silvio Berlusconi,
incautamente da me pubblicate anni fa (vedi
AG 13
e AG 30), hanno attirato sulla mia persona un “astio” simile, atteggiamento aggravato
dal fatto che le cose (scientifiche)
di cui mi occupo io non suscitano le “emozioni”
insite nelle canzoni di Lucio Battisti
o nei film di Alberto Sordi, altro
sommo spirito indipendente e super partes (e partigianerie di ogni risma). Ecco
perché anch’io non voglio essere etichettato “qualunquista” – né tantomeno
“nazifascista”! – e voglio che il mio canto, il mio pensiero e il mio “voto” siano
“veramente” liberi.
A chi poi non andassero giù
queste virgolette di “veramente”
ricordo che, almeno in Italia, la libertà e la democrazia che ci siamo a
carissimo prezzo conquistati sono ancora imperfette e non saranno del tutto “libere” fin quando alligneranno – sì, anche nella civilissima Italia! – le
intolleranze, le strapotenze e i fondamentalismi di quelle politologhe
minoranze (o financo di quelle
maggioranze!) che non rispettano e non si inchinano al responso delle urne
(come scrivevo in PO 19,
alle elezioni americane il candidato
sconfitto non esita a chiamare “Suo Presidente” il vincitore, dando, specie a
noi italiani, una lezione non tanto di stile ma di civiltà) o che
non si fanno scrupolo di “bandire”
dalla scena pubblica galantuomini scomodi della statura, ad esempio, di Filippo Mancuso o Francesco Cossiga. Fino ad allora possiamo solo dire “Che Dio ci aiuti!” (foto a destra).