37 – L’orecchio-microfono di Reis

                                         

Tanti, soprattutto dopo la recente News delle “dita parlanti”, mi hanno chiesto delucidazioni sui vari microfoni “a contatto” accennati nei miei scritti e che trasmetterebbero la parola semplicemente con un apri e chiudi (make and break) simile a quello di un banale tasto telegrafico. Spero che questo articolo su uno dei primi microfoni ideati e realizzati da Reis possa chiarire qualcosa.

William H. Vanderbilt died suddenly at his house on Fitfth-avenue yesterdey. He is said to have been worth two hundred million of dollars. Anche se parrà strano questa frase di 23 parole, relativa alla morte improvvisa del magnate Vanderbilt, è stata “telefonata” e perfettamente compresa usando il “macinino” o “tramoggia” di Reis, che altro non erano che sensibilissimi “tasti Morse” (vedi Morse News 46, Lucidi News 41 e l’articolo di E. J. Houston in The Electrician, July 9, 1886).

Nella sua memoria del 1860 “Sulla telefonia mediante la corrente galvanicaReis confessa che già nel 1851, a 17 anni, affascinato da letture scientifiche relative, per esempio, alla “musica galvanica” di Page, si poneva il problema della riproduzione a distanza della parola, e con ingenuità e baldanza pensava che sarebbe stato facile risolverlo sfruttando le meravigliose potenzialità dell’elettricità.

Come racconta S. P. Thompson in Nature del 7.6.1883 (da cui sono tratte le immagini qui riportate) Reis crescendo maturò le difficoltà dell’impresa, senza però riuscire a scacciare dai suoi pensieri quei suoi vagheggiamenti giovanili. La questione cardinale era: come può un singolo strumento riprodurre le azioni totali di tutti gli organi che cooperano nel linguaggio umano? Un giorno, per caso, gli capitò di porsi la stessa domanda in altro modo: come può il nostro orecchio rendersi conto (take cognizance) delle vibrazioni totali di tutti gli organi del linguaggio che operano simultaneamente? In altri termini, come facciamo a percepire le vibrazioni di parecchi corpi che emettono suoni contemporaneamente?

Fu così che gli venne la genialissima idea di costruire un microfono che utilizzasse lo stesso meccanismo (timpano, ossicini, incudine, staffa, martello, ecc.) dell’orecchio umano. Intagliò un pezzo di quercia (immagine al centro e a sinistra) e come timpano vi incollò un pezzo di vescica animale su cui applicò con una goccia di ceralacca una minuscola leva (vedi dettaglio a destra) che si muoveva in corrispondenza ai movimenti della vescica, a loro volta dipendenti dalle rarefazioni e condensazioni dell’aria durante la fonazione o il canto.

La cosa importante era che il contatto non fosse brusco, ma progressivo e loose. Questo l’ottenne con delicatissime molle o, in certi modelli, utilizzando l’azione antagonista della gravità. La forza del colpo di martello sul timpano (o più esattamente l’inversa, dell’incudine sul martello) variava, tra l’altro, in funzione del periodo di riposo più o meno lungo tra un colpo e un altro, quindi era in qualche modo simile al Morse (telegrafo acustico). Questi colpi dinamici si traducevano (o “trasducevano”) in scosse elettrofisiologiche impartite al nervo acustico che, come è noto, ha il compito di portarli alla nostra coscienza. (Per avere un’idea, sia pur grossolana, di questo funzionamento vedi l’animazione nella Lucidi News 22).

Con questo trasmettitore (a leva poco curvata, come nell’orecchio) Reis riuscì non solo a riprodurre melodie con stupefacente esattezza e singole parole del parlato (meno distintamente della lettura), ma anche a trasmettere le inflessioni di sorpresa, comando o interrogazione della voce.

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