VI
6 – Un pasticciaccio a via Merulana (10.11.2013)
a mia moglie Angela che mi ha amorevolmente assistito
I lettori romani riconosceranno
certamente la strada di questa foto (da
Google Earth): la famosa via Labicana all’incrocio con la via Merulana,
ancora più celebre per il romanzo “Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana” del 1957 dell’ing. Carlo Emilio
Gadda e per il film “Un maledetto imbroglio” che Pietro Germi ne ha magistralmente tratto
qualche anno dopo.
Il 6 novembre, quattro giorni fa, verso le 10 del mattino, appunto nei pressi di via Merulana, sono stato
vittima di un bruttissimo incidente che desidero raccontare ai lettori delle Vierordt News non come banale fatto di
cronaca, ma per i risvolti scientifici (fisiologia
di Vierordt) che ne ho potuto e che forse se ne potranno trarre.
Temendo di non fare in tempo a
salire sul tram fermo in banchina con le porte aperte – e soprattutto credendo di avere ancora vent’anni! – ho accelerato
il passo: imprudenza che mi ha fatto inciampare, perdere l’equilibrio e cadere
di botto, e malamente, sul marciapiede. Nell’intontimento iniziale pensavo di
avere solo qualche dente rotto e un labbro spaccato, tanto da non aver escluso
la possibilità di proseguire il mio viaggio in centro (dove ero diretto), poi per fortuna ha prevalso il buon senso e ho
deciso di far ritorno a casa prendendo, come al solito, l’autobus 87.
Aspettando questo autobus mi
sono appoggiato, con l’indolenzita mano sinistra, alla palina gialla dell’ATAC
(vedi foto), ricevendo una sensazione
stranissima e che mi ha allarmato. Sulle prime mi sembrava che tale palo fosse
malfermo, traballante, ma afferrandolo con la mano destra risultava perfettamente
saldo sul terreno. Ripetuto, sempre più esterrefatto, l’esperimento del mio “arto fantasma” (o meglio della sua “mobilità apparente”), la prensilità della mano
sinistra sembrava normale, ma se provavo a scuotere la palina magicamente (…e apparentemente) ci riuscivo con
estrema facilità!
Non provando nessun dolore
ipotizzai la rottura di qualche legamento e decisi che invece di tornare a casa
in autobus era molto più saggio andare, a piedi, al Pronto Soccorso del vicino
ospedale San Giovanni (dove mi hanno
riscontrato fratture alveolari e alla testa omerale, oltre a lussazioni varie,
e dove mi hanno ricoverato fino al 8 novembre alla Divisione Chirurgica
maxillo-facciale).