Questo
Atomo AG 4 è un’operazione di
salvataggio, anche nel senso informatico del termine, per fornire uno strumento
di lavoro, complementare e tuttavia indispensabile, a chi un giorno, dopo decenni
di indegno abbandono e di “circostanze esterne” sfavorevoli, darà a Mario
Lucidi “quella risonanza cui per il suo valore poteva aspirare” (Belardi,
cit.).
Circa
dieci anni fa un tentativo del genere lo feci io, dopo essermi imbattuto, quasi
per caso, nel frammento postumo di Lucidi sulla tensività ed averne
tratto non solo la ferma convinzione della rivoluzionaria scoperta che altrove ho chiamato della bistabilità della
lingua, ma anche, in virtù dell’analogia elettrica e dinamica lasciata intravedere
da Lucidi, la concreta possibilità di una verifica strumentale. Per
imprevedibili difficoltà di ogni tipo (indisponibilità
degli inediti, reticenze varie,
inerzia degli accademici, problemi personali,
ecc.), ma soprattutto per
imperdonabili sopravvalutazioni delle mie capacità, il tentativo è naufragato,
malgrado l’S.O.S. che qui
riporto, e che era in realtà destinato a Tullio De Mauro - che ha taciuto -
e non già al Presidente Cossiga - che, peraltro, mi ha usato la cortesia di una
risposta.
Dopo
questi sconfinamenti e impantanamenti in cose troppo alte, io resto nel mio
orto elettrico, o in ricerche meno tempestose, ed affido a questo
opuscolo/scialuppa - o, forse, messaggio nella bottiglia - il compito di fare
sopravvivere Mario Lucidi, almeno, tramite i ricordi di Ascioni,
Ballarani, Barducci, Bausani A., Bausani
M., Belardi, Buratti, Cardona, Carpitella, Ciufoli, Coccia, Corneli, Corradini,
Corsini, Cubeddu, D’Anna, D’Angelo, D’Avino, De Mauro, Di Lello,
Di Rienzo, Filippani Ronconi, Fiorentino, Gambarara, Lucidi A.,
Lucidi F.,
Lucidi M. T.,
Maggi, Morpurgo, Naimi, Panicali, Paroli, Santa
Maria, Vacca.
Si
tratta di 34 interviste, mediamente della lunghezza di una pagina, da me
raccolte con l’originario intento di un’utilizzazione e destinazione più degna
ma che, se non altro, mi auguro possano servire a stimolare altri e più validi
contributi su Lucidi. Ho ritenuto di lasciare, di norma, la tessitura originale
in modo da conservare il più possibile il carattere orale e informale,
sfrondando però pazientemente i riferimenti personali inessenziali o non
pertinenti. Ciò che pubblico non è certo sufficiente a lumeggiare Mario Lucidi,
né tanto meno le sue scoperte, ma assolutamente non è inutile, sia perché anche
l’aneddoto apparentemente più banale può portare notizie integrative - e in
ogni caso è preferibile al silenzio e al delittuoso oblio - sia per le
interviste più importanti, specie la prima e l’ultima. Purtroppo non ho potuto
raccogliere la testimonianza di Walter Lucidi, di cui ho peraltro anche il
ricordo di mia moglie Angela Cladini, che dal ‘69 al ‘72 insegnò, anche
lei!, in quel crocevia culturale che fu l’Istituto Lucidi.
Gli
intervistati non hanno visionato le bozze e quindi gli eventuali e involontari
travisamenti sono da addebitare solo a me.
Questo
Atomo si conclude con pochissimi cenni
biobibliografici su Mario Lucidi.