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- La telegrafia di Manisco
Tempo fa l’amico Urbano Cavina mi
comunicò di essersi imbattuto nel manuale del Capitano del Genio Giovanni
Manisco (Hoepli,
1929) e di aver finalmente trovato riscontro, in un testo “professionale”, alle
mie famigerate mnemoniche (vedi Newsletter
N. 4).
Poiché io conoscevo benissimo tale testo
ne nacque un fitto e fecondo scambio di opinioni che credo utile riportare
integralmente in questa sede, anche per dar modo a chi vuole di intervenire e
dire la sua, in particolare, sulla querelle “occhi aperti / occhi chiusi”.
Intervento di Cavina
Non conosco la tecnica della manipolazione ad uncinetto, con
oscillazioni laterali e non verticali, però mi sembra inconcepibile. Mi
piacerebbe conoscerne di più per sapere come funziona.
1)
nella posizione del pollice che, invece, va posto sotto il bordo. Proprio
perchè permette una manipolazione controllata direttamente senza dover essere
vincolata ai tempi di ritorno della molla. Il movimento unico dall
2)
mano che oscilla da destra a sinistra? che ricorda la
mano che lavora all
3)
il tasto a 20 -
Intervento di Gaeta
Peccato
che lunedì scorso al “meeting” con Claudio, Lino e Tony (tre cavalli di razza,
indubbiamente) tu non c’eri! Io facevo una premessa: parlate come si parla
all’asilo, i vostri discorsi per me suonano come l’università della telegrafia,
non posso seguirvi, ecc.
Lo stesso
vale per te: il 90% di quello che mi scrivi io non lo capisco (e la tragedia è
che sono consapevole che altrettanto deficitaria è la tua comprensione nei miei
confronti…), per esempio: essere etichettato in frequenza per me è arabo! Idem
camuffamenti, spersonalizzazione, imitazione degli altri, ecc. Sono cose tutte
che mi affascinano, ma se vogliamo costruire qualcosa dobbiamo andare con i
piedi di piombo, con pazienza, con umiltà e iniziare dalle fondamenta.
Cominciamo
da una cosa terra terra: se lo noti (fotografia in
alto a sinistra), il soldato usa un tasto da esercitazioni, senza fili
elettrici e sovrastrutture varie. Ebbene, tutto quell’apparato mostruoso prodotto dalla tecnica – basta
vedere le attrezzature di Claudio – maschera le cose fondamentali, che
invece emergono da questo semplice tasto senza fili, grazie ai
due rumoretti microscopici degli urti delle incudini
anteriore e posteriore (vedi News 20).
Intuisco
– da teorico e da curioso – che il vincolo della molla di ritorno del tasto
deve avere un ruolo importante, cerca di spiegarlo meglio per favore.
E infine
una domanda concreta: con un tasto “apparente” ossia senza sbraccio (tutto
serrato) o semplicemente facendo finta, mettiamo, che un pesante calamaio sulla
tua scrivania sia un tasto, tu sapresti manovrarlo lo stesso?. Io azzarderei di
si……
Intervento
di Cavina
Il Manisco è
molto interessante, ma non sempre attendibile. Lo si evidenzia anche da alcune
imprecisioni che dimostrano una certa superficialità nel suo scritto.
Le imprecisioni più evidenti:
a)
Definizione SOS che intende come “save our souls”. Assolutamente falso.
b)
Dicitura Moyday invece di Mayday
c)
Data della prima linea telegrafica 1844 e non 1842
d)
L’informazione sulle trasmissioni del dirigibile “Italia” captate dalla nave
“Città di Milano” è completamente diversa, direi opposta. Ma questo può
imputarsi ai tempi troppo ravvicinati fra la pubblicazione e il tragico evento
del dirigibile polare ITALIA.
Perplessità, tante:
1)
Vi sono spesso allievi costretti a cambiare indirizzo professionale per
l’impossibilità (?) (nota personale: meglio dire limiti fisiologici) di progredire nella trasmissione (n.p. meglio ancora “nella ricezione”, inconveniente a parer
mio non eliminabile proprio perché, appunto, fisiologico)
2)
La manipolazione va fatta solo col movimento della mano (n.p.
NON va fatta solo col movimento della mano - che serve quasi esclusivamente per
l’impugnatura - bensì col movimento principale del polso)
3)
Il movimento della mano non deve essere eseguito in senso verticale (n.p. con questa sua logica il tasto orizzontale lo si
dovrebbe usare con movimenti verticali, he he!…molto improbabile
4)
Il pollice leggermente appoggiato sul bordo posteriore del pomello del tasto (n.p. non credo proprio. Se così fosse, come si potrebbe
aiutare la molla di ritorno a staccare il contatto se il pollice non è posto
sotto il pomello. Pomello che deve essere alzato in modo indipendente dai tempi fisici che la molla
richiederebbe?)
5)
Il tasto a 20 –
In questo modo, solo in questa posizione,
si possono esercitare la cadenza e il ritmo che sono caratteristiche della
manipolazione militare italiana facilmente identificabile, vale a dire riconoscibile.
Scrivevo in proposito sul mio Marconisti
d’Alto Mare”:
“Alice Mitchell, (con la quale,
malgrado la sua età avanzata, sono tuttora in contatto) wireless-operator
del WRENS, ...ricorda:
“The Italian operators had their own
distinctive fists, and the Wrens got to know most of the operators by name. Not so with
the Germans... ”.
In pratica, gli operatori diventavano essi stessi
strumenti inconsapevoli d’informazione del nemico. Con elementari accorgimenti
quali l’addestramento a diverse tecniche di manipolazione (meno arzigogolate) o
l’uso di trasmissioni su zona perforata (già note fin dai primi anni ‘10), in
molti casi venivano evitati, o quantomeno ritardati, inconvenienti di questo
genere. … al contrario degli italiani, i tedeschi fossero difficilmente
catalogabili per il regolare stile robotiano della
loro manipolazione…)
- WRENS Women Reserve Naval
Service
La necessità di cadenzare con l’avambraccio
ben poggiato al tavolo rende la trasmissione gradevole (non sempre)
all’orecchio ma certamente distinguibile dalle altre e facilmente catalogabile.
(Ogni operatore, per tramite della sua “calligrafia eterica” veniva catalogato
con una sigla che lo legava alla nave (una volta identificata) da cui
trasmetteva. Perciò non c’era bisogno di decifrare il nominativo della nave
intercettata, bastava scorrere l’elenco per sapere in un attimo da che nave
provenivano detti segnali. In alcuni casi, si distinguevano altresì dalla nota
dell’apparato trasmittente. Insomma per mascherare la nave sarebbe occorso di
spostare gli apparati e gli operatori da una nave all’altra abbastanza spesso.
Cosa forse troppo complicata per certuni hehe!) In
compenso inorgogliva il pensare d’aver una bella e arzigogolata manipolazione.
Un po’ come quelle calligrafie piene di riccioli e svolazzi. Tutto qui.
Che la riconoscibilità
della manipolazione costituisse un grave problema in caso di guerra lo sapeva
bene anche il Manisco quando ci dice:
“La scuola deve
mirare a far produrre i segnali morse nel modo più perfetto possibile, …i
radiotelegrafisti in tempo di guerra sanno che il corrispondente può essere
riconosciuto da chi lo ascolta…” pag 112
6)
Infine, che nella trasmissione col verticale “in sei mesi si possano
raggiungere 150 caratteri al minuto” è molto, ma veramente, molto improbabile; nemmeno in sei anni.
Si tratterebbe comunque di casi eccezionali ai quali io non credo proprio.
Io, personalmente, che nei test di
trasmissione verticale ho sempre viaggiato a livelli di 30 trentesimi (nei
militari si usavano i 20 ventesimi; non cambia niente), nei momenti migliori
superavo di poco i 140. Ogni tanto si sente qualcuno che dice d’aver trasmesso
oltre i 150, i 160, ne ho sentito uno parlare anche dei 170. Vorrei vederli coi
miei occhi. Ne ho visti e sentiti veramente tanti di colleghi trasmettere,
tutti ben lontani dal raggiungere queste velocità.
P.S. Il tasto fig 30 e 31 è senza fili? Si parla solo di impostazione e
impugnatura, i fili non credo che siano importanti.
La caratteristica principale delle
manipolazioni verticali militari, che conosci (punto e linea con un solo
spostamento del polso verso il basso non saprei come spiegartela. Potrei solo
mostrartela - spero un giorno – così come te l’ho fatta sentire in sequenza
quando eri da Claudio, la prima volta). Se non hai il tasto regolato per
trasmettere realmente, non la puoi certamente simulare a contatti serrati o su
di un calamaio, come tu mi chiedi. Al massimo puoi simulare una manipolazione
come potresti farlo poggiando un gomito o un piede e pestare l’alfabeto morse.
La manipolazione a braccio sollevato è simile a quella in uso in GB dove, invece,
il tasto è tenuto a bordo tavolo. I britannici sanno (sapevano) benissimo che
in situazioni d’emergenza o nel campo d’operazione (bellica in particolare)
godere dello spazio per poggiare l’avambraccio comodamente è a dir poco
improbabile (certi operatori nostri senza la postura classica non riescono
manipolare hi!).
Ragion per cui la loro (GB) scuola è di
trasmettere col braccio sollevato e, ti garantisco, lo fanno bene e in modo del
tutto spersonalizzato, vale a dire non riconoscibile, “come se trasmettessero
in stampatello hi!”. (Ho una cassetta di alcuni anni fa dove gli operatori di
GKL – mi pare – lanciano il messaggio d’addio, chiusura definitiva della
stazione radio, manipolando in questo modo. Dovresti vederla per capirne
l’abilità).
A proposito, nessuno di voi sa come
si trasmette in stampatello? (è una battuta con una spiritosa risposta)
Queste informazioni anche se interessano
prevalentemente te, gentile Gaeta, contrariamente alle precedenti, le inoltro
per conoscenza ad alcuni colleghi (che saluto cordialmente). In tal modo,
mi rendo disponibile a possibili diversità d’opinione.
Intervento di Gaeta
Dall’
immagine inserita si capisce certamente l’impostazione diciamo “britannica” del
braccio “volante” (non appoggiato), ma su questo non mi pronuncio, hai
senz’altro ragione tu. Insisto però a far notare che si tratta di tasti da
esercitazione (dummy, in certo senso e misura
quasi finti quanto un pesante calamaio, come ti scrivevo…) privi di
collegamenti elettrici (l’amico Eliseo conosce
benissimo quelli famosissimi del Forcieri ) e che solo con questi tasti – senza il mascheramento
derivante dalle sovrastrutture elettriche, elettroniche e informatiche – si
possono analizzare i più sottili fenomeni fisiofisici
del Morse.
Per
dare un senso a queste mie osservazioni, oltre a rimandarti ai pochi accenni
dei miei scritti alla pressività Morse, posso aggiungere, caro Urbano,
che credo di aver fatto una importante scoperta relativa al “primo
Morse”, quello da lui presentato nel 1835. Per il momento è prematuro
aggiungere altro.
Sull’SOS, dirigibile Italia, date ecc. mi inchino alla tua
autorità, ma queste distrazioni non infirmano il bellissimo libro del Manisco; semmai al contrario lo arricchiscono perché,
secondo me la troppa meticolosità, l’eccesso di purismo può dar fastidio.
Circa la manipolazione “ad uncinetto” insegnata nelle scuole
militari (o tra i ferrovieri o tra i postelegrafonici…) tu ne parli come di una
cosa sbagliata, o quanto meno con malcelato sprezzo, con una punta di
superiorità che io – estraneo e super partes – non
posso accettare. Chi l’ha detto che è migliore la manipolazione dei marconisti
di bordo? In base a quali elementi obiettivi tu, e in genere, a quello che mi è
capitato di sentire, tutti i “marconisti” della telegrafia senza fili
bollate gli infiniti “morsisti” della
telegrafia coi fili, che tra l’altro vi sono stati maestri?
P.S. – Dalla
immagine allegata (foto in alto a sinistra) si vede benissimo che l’operatore
manipola il tasto ad occhi chiusi. Questo è un dettaglio
importantissimo.
Intervento di Cavina:
Caro
Gaeta, le tue certezze mi disorientano. Sei sicuro che si vede
benissimo che l’operatore manipola il tasto ad occhi chiusi? E che
questo sia un dettaglio importantissimo?
Potrebbe
anche essere che sta leggendo. Tanto più che la posizione della
mano sinistra è "rattrappita" sul foglio di lettura ben
evidente sul tavolo. Tuttavia ognuno è libero d'interpretare la
figura come vuole, l'importante è "crederci" nelle cose. I
conti, poi, bene o male, si fanno sempre quadrare. Come quando affermi che
"in un libro le approssimazioni sono distrazioni che arricchiscono
perché la troppa meticolosità e l’eccesso di purismo possono dar
fastidio". Non te la prendere se sorrido.
Le tue affermazioni mi lasciano sconcertato. Sovrastrutture
elettriche? non capisco. Ma cosa ci vuole ad attaccare due fili a un
tasto? quali sovrastrutture? e poi che cosa cambiano nella manipolazione?
davvero non ti capisco. Il Forcieri? No comment, non
lo conosco.
Inoltre, per favore, evitiamo le considerazioni
personali prive di riscontri oggettivi. Quando mai ho detto tutte le fesserie
che mi attribuisci? (superiorità dei marconisti di bordo; manifestazioni
di malcelato disprezzo per i maestri morsisti; per la
manipolazione a uncinetto (?) - che cos'è quella che con movimenti
orizzontali, della sola mano, manipola un tasto verticale? andiamo, dico solo
che per quel po' di esperienza professionale che possiedo (che tu non
hai), non ci credo! - ecc..
Infine, se riscontri alle mie critiche ci sono, per
maggior chiarezza, richiamali punto su punto. Ed evitiamo
di cadere in considerazioni dovute a impressioni personali.
Da buon fisico dovresti sapere che perfino i sensi spesso distraggono dalla
realtà, figuriamoci se si tratta di percezioni.
N.B.
Dire "marconisti della telegrafia senza fili" nel nostro caso è come
dire "telegrafisti del telegrafo". Salvo che non si considerino
telegrafisti anche gli addetti al telegrafo di macchina.
Intervento di Gaeta
Ti do
atto, Urbano: forse il nostro amico sta leggendo – non avevo notato né mano
sinistra né foglio. Forse però fa entrambe le cose, prima legge una certa
sequenza di lettere, poi se la trasmette e se la risente “propriocettivamente”,
attraverso la sua stessa mano, non con un ritorno acustico, o meglio non col
comodo ritorno elettroacustico della “nota” a cui voi “marconisti” siete sin
troppo abituati!
Certezze?
Magari ne avessi! Credo di essere cauto e stai certo che – almeno nelle
intenzioni – prima di dire o scrivere una cosa ci penso più volte.
Ultima
cosa: i tasti di esercitazione (vedi News 28) non hanno affatto serrafili
e collegamenti elettrici. Almeno su questo puoi dar fiducia alle migliaia di
libri che in 11 anni di ricerche ho consultato?
Intervento
di Giudici:
Obiettivamente
nel disegno il soldato sta leggendo, ma ciò non toglie il fatto che per
aumentare la concentrazione si fissa un punto oppure si chiudono gli occhi.
Parecchi operatori quasi sempre tengono lo sguardo su un punto fisso. Nella
ricezione non riscontro nessun tipo di problema, forse perchè la "lingua
telegrafica" ormai è ben radicata nel cervello, mentre al contrario
la manipolazione prevede un allenamento manuale continuo, ergo una
concentrazione che deriva dalla necessità di gestione delle dita sul
manipolatore, quasi come il croupier del casinò ovvero il prestigiatore che
necessita di un allenamento continuo nelle mani per poter svolgere al meglio la
sua attività.
Intervento
di Gaeta
Il
confronto delle due immagini in testa a questa Newsletter può essere illuminante.
Il
“disegno” a destra raffigura un soldato che si esercita alla ricezione.
Poiché “copia” i segnali che “vede” dalla cuffia evidentemente i
suoi occhi devono essere aperti, e non si può stare a sindacare se il
disegnatore li ha raffigurati aperti o chiusi.
La
“fotografia” a sinistra invece riprende un soldato che si esercita alla trasmissione
e ha gli occhi chiusi perché questo, come è stato fatto notare più sopra, molto
verosimilmente aiuta la sua concentrazione.