20 - L’incudine di Forcieri

 

 

 

Abbiamo già avuto occasione (Newsletter N. 17) di accennare al tasto da esercitazione di Pietro Forcieri, incaricato telegrafico a Sarzana verso la fine dell’ottocento, tasto che aveva destato tra l’altro la curiosità di finissimi storici della telegrafia come Carlo Pria ed Enrico Franciosi (vedi Morsum Magnificat, 1996, n. 49).

Il nome di Forcieri è poi noto, soprattutto tra i collezionisti, per un altro tasto, munito di una paletta particolare e adatto per i cosiddetti circuiti Morse “in corrente continua” (o all’americana, per semplificare). Su questo tasto e su tali circuiti avremo occasione di tornare in un futuro articolo.

A Forcieri infine dobbiamo una preziosa Guida di Telegrafia elettro-tecnica (Loescher, 1883) da cui togliamo le seguenti norme per il maneggio del tasto Morse (pagg. 127-131).

In queste pagine si fa riferimento alle incudini anteriore e posteriore del classico tasto verticale, particolari che pur essendo notissimi a tutti i telegrafisti e radiotelegrafisti, possono riuscire ostici a lettori non specialisti. Avvalendoci della fondamentalissima analogia (vedi News N. 19) tra leva del tasto e leva del sounder rimandiamo a quest’ultimo (vedi foto, tratta dal catalogo eBay) per dare la percezione immediata delle predette incudini. Se immaginiamo la leva come un martello essa batte nell’incudine inferiore (che corrisponde a quella anteriore del tasto) quando la sua “armatura” è attratta dall’elettromagnete e in quella superiore (che corrisponde a quella posteriore del tasto) quando viene rilasciata. Diamo ora la parola a Forcieri:

Il primo esercizio da farsi sul tasto è quello diretto a produrre sulla striscia una serie di punti. Questi si ottengono abbassandolo e immediatamente sollevandolo, successivamente, per molte volte, imitando i battiti di un orologio da tasca. La celerità di questi movimenti si regoli in modo da farne circa 25 ogni cinque minuti secondi. Se la detta celerità si regola talmente che in cinque secondi si facciano 12 o 15 di detti movimenti, facendo un po’ di sosta nell’abbassare il tasto, si otterrà sulla striscia una serie di linee.

Si badi che in tutti questi movimenti il tasto non si deve mai abbandonare: lo si impugni perciò appoggiando, per esempio, il dito indice e medio sulla testa del suo bottone e il pollice sotto, badando di non toccare la parte metallica della leva.

L’attenzione che bisogna usare affinché i segnali riescano esatti ed equidistanti è di eseguire i detti movimenti in tempi rigorosamente uguali: è perciò che abbiamo proposto di seguire i battiti dell’orologio. Per abituarsi a questo isocronismo osserviamo che il tasto abbassato e sollevato fa sentire due colpetti, uno sull’incudinetta davanti, nel momento che viene abbassato, e l’altro sull’incudinetta posteriore, quando ritorna allo stato di riposo. Chiamiamo con la sillaba ti il primo colpetto, e con la sillaba ro il secondo; se si accompagnano i movimenti del tasto pronunziando molte volte, senza interruzione o pausa, la parola tirò, in modo da formare una successione di suoni tiròtiròtirò… ecc., abbassando il tasto ad ogni ti e sollevandolo ad ogni ro, ed imitando il tic tac dello scappamento di un orologio, si otterrà così sulla striscia la serie di punti.

Pronunziando poi la stessa parola, ma facendo pausa sull’i e non sull’o, in modo da pronunciare tjro invece di tirò, si otterranno le linee. Un poco di esercizio e di orecchio farà ottenere ben presto risultati soddisfacenti.

Dopo questo esercizio se ne farà un secondo consistente in trasmettere separatamente dei gruppi di punti e di linee, da uno sino a cinque e viceversa: per ogni punto pronunzierassi la parola tirò e per ogni linea tjro, allungando un po’ l’j, e badando di separare un gruppo dall’altro, facendo una piccola pausa. Si avranno così le due serie:

   • •   • • •   • • • •   • • • • •

• • • • •   • • • •   • • •   • •  

ugualmente per le linee si avranno le altre due serie:

   ▬ ▬   ▬ ▬ ▬   ▬ ▬ ▬ ▬   ▬ ▬ ▬ ▬ ▬

▬ ▬ ▬ ▬ ▬   ▬ ▬ ▬ ▬   ▬ ▬ ▬   ▬ ▬  

Per terzo esercizio s’incominceranno a combinare insieme i punti con le linee, formando prima una di queste ultime e quindi facendola precedere e poi seguire da uno a quattro punti, nel modo seguente:

   • ▬   • • ▬   • • • ▬   • • • • ▬

▬ • • • •   ▬ • • •   ▬ • •   ▬ •  

Una speciale attenzione meritano le quattro seguenti lettere, la formazione delle quali riesce un po’ difficile al principiante: esse sono

A    • ▬                  N   ▬ •                    R      • ▬ •                  C   ▬ • ▬ •

Tale difficoltà nasce dal non dare la conveniente distanza ai punti dalle linee. È evidente difatti che, se formare ad esempio la A  • ▬  si separa di molto il punto dalla linea     ▬ , hassi non più una A, ma un E e un T; così pure, allontanando uno dei punti della R si avrà una E e un N, oppure una A e una E. Dicasi lo stesso del segnale C, per il quale possono succedere molti equivoci a cagione dei molti elementi che lo compongono.

Regola generale: per ogni punto che si deve trasmettere si accompagni il movimento del tasto pronunziando mentalmente la parola tirò e per ogni linea tjro. Per i segnali risultanti dalla combinazione di punti e linee si formi una sola espressione composta di tante volte tirò, quanti sono i punti, e tante volte tjro, quante sono le linee, e si pronunzi tutta di un fiato senza pause.

Per la R risulterà tiròtjrotirò, per la C tjrotiròtjrotirò, e così tutte le altre.

Quando si è giunti a far con prontezza i precedenti esercizi si passerà a fare uno per uno tutti i segnali per la corrispondenza, dalla A sino alla fine, ripetendoli finché si sarà acquistata sufficiente franchezza e speditezza. Si badi che nell’abbassare il tasto i colpi riescano secchi e non indecisi, al fine di stabilire un sicuro contatto con l’incudinetta sottoposta.

Per ultimo esercizio si passerà a trasmettere le parole: a tal effetto si prenderà un libro o manoscritto qualunque e se ne trasmetteranno i periodi coi rispettivi segni d’interpunzione. Questo esercizio deve essere prolungato fino a rendersi padrone del tasto, facendo speciale attenzione affinché i segnali riescano a dovute distanze. Queste sono tre: tra segnale e segnale della stessa lettera, tra una lettera e l’altra, tra una parola e l’altra. Per la prima basta muovere il tasto con regolarità ed isocronismo giacché essa viene prodotta dalle piccole pause tra un abbassamento e l’altro. La seconda si ottiene facendo una piccola pausa tra una lettera e l’altra. La terza facendo una pausa un po’ più lunga della precedente.

Per maggior comodità dello studioso riportiamo qui sotto per ordine gli esercizi che dovrà fare.

 

(vedi p. 130 del testo citato)

 

Gli esercizi di trasmissione di testi qualunque debbono essere fatti sia leggendo sia non leggendo, trasmettendo cioè dei brani che si sanno a memoria. Abituarsi a questo modo di trasmissione è pure necessario, perché alle volte occorre dover corrispondere senza che si abbia nessuno scritto sotto gli occhi.

È indispensabile anche saper, sin da principio, discernere ad orecchio alquanti segnali, come per esempio le chiamate, il capito, l’aspettare, l’interrogativo, ecc. al fine di poter capire a primo colpo il senso del segnale, e quindi procedere secondo il bisogno. Abbiamo detto fin da principio, giacché dopo un esercizio un po’ prolungato si acquisterà l’abitudine di distinguere ad orecchio e capire qualunque segnale.

Per chi potesse disporre di un apparato Morse sarebbe cosa ottima eseguire con l’aiuto del medesimo tutti i sopradetti esercizi, e ripeterli finché i segnali riescano chiari, netti, a conveniente distanza e perfettamente leggibili. Si avrebbe così la comodità di esercitarsi anche alla lettura dei telegrammi mano mano che la striscia si svolge; si abituerebbe cioè a ricevere, altro compito indispensabile all’impiegato telegrafico; giacché non basta saper trasmettere, ma si deve anche saper ricevere.

A qualcuno saranno sembrate forse una vera pedanteria e perdita di tempo le minuzie alle quali siamo discesi per guidare il giovane telegrafista al maneggio del tasto; una parola, ci si potrebbe dire, di un maestro nell’arte telegrafica basta più che ogni scritto. La riflessione è giusta, ed ogni animale ragionevole è capace di farla: solamente essa suppone che tutti potessero o volessero avere un maestro, una guida. Non tutti però si trovano in tale condizione; ma chi vi si trova, salti pure a piè pari il nostro articolo, il quale è scritto per quelli che non hanno mezzi, comodità o anche volontà di profittare dei consigli di un maestro.

 

Intervento di Cavina

Il telegrafista è cosa diversa dal radiotelegrafista (RT). N.B. ho detto diversa e non inferiore.

Per questo motivo le parole TIRO e TJRO da pronunciare per i punti e le linee come il Forcieri suggerisce, non valgono per i RT. Infatti questi sono allenati ad ascoltare il solo suono dell'incudine anteriore che è poi quello il cui contatto provoca il suono in cuffia.

Ragion per cui il TIRO diventa TI e il TJRO diventa TA (TJ). Es. A = TIRO TJRO = TI TA

(Un po' come per il dattilografo è il suono della macchina da scrivere dove l'asticella col martelletto rimbalzando dopo la battuta provoca un doppio effetto acustico. Diverso dal suono semplice provocato dalla tastiera del telescriventista o soft del PC). 

In questo modo il suffisso RO provocato dall'incudine posteriore è inconsapevolmente percepito quanto del tutto ignorato dai RT. Una sorta di semplificazione come avviene negli esercizi di matematica.

Malgrado ciò, anche gli RT sanno ricevere (meno abilmente perchè meno allenati) al solo ticchettio del tasto. Credo di poter dire che la stessa cosa vale anche per il SOUNDER, malgrado non lo abbia mai potuto verificare di persona. E questo per via degli allenamenti cui sono sottoposti al solo rumore del tasto.

Quanto alla lettura della zona, certamente più semplice sotto il profilo sostanziale, richiede comunque e forse ancor più esercizio per essere fatta in tempi analoghi a quelli della trasmissione. Leggere punti e linee esige impegno e attenzione, a parer mio, superiori al trasmettere dove, invece, la tecnica la fa da padrone.

Comunque, condivido lo scritto del Forcieri le cui considerazioni finali, peraltro, mi trovano completamente d'accordo.

Infine, avrai notato che, come io sostengo, al contrario del Manisco il Forcieri suggerisce il pollice sotto il pomello del tasto.

 

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