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– Il sounder francese
Credo di far cosa meritoria, e soprattutto utile nel
prosieguo delle nostre indagini sulla “telelinguistica” (telegrafia della lingua), riportando
integralmente dal trattato di telegrafia del Blavier (traduzione italiana del 1874) la pagina
dedicata al sounder francese, un po’ diverso da quello americano, inglese o italiano.
(in Francia il sounder o parleur è
stato poco usato, anche se più dell’Italia).
Lettura mediante il
suono – Ripetitori (Parleurs)
Allorché la leva di un apparato
Morse batte contro gli arresti che limitano il suo movimento e servono alla
traslazione, produce un suono che differisce a seconda che il contatto è più o
meno lungo, e che permette di distinguere se la sua durata corrisponde a un
punto o ad una linea. In tal modo si possono riconoscere le diverse lettere
dell’alfabeto, od abituarsi a ricevere i dispacci senza bisogno di decifrarne i
segnali sulla striscia, purché però la leva produca un rumore sufficientemente
distinto.
In Francia e in molti altri luoghi
si ricevono in tal modo soltanto le chiamate e qualche segno regolamentare,
esigendo la lettura dei dispacci sulla striscia, onde poter esercitare un
controllo efficace sulle trasmissioni.
Ma in qualche Stato, specialmente in
America, negli uffici importanti, serviti da impiegati abili e pratici, si
ricevono i telegrammi ad orecchio, e soltanto negli uffici secondari è ammesso il
ricevimento sulla striscia.
Non vi è più senza dubbio
possibilità di controllo, ma pretendono molti che questo non sia che un sistema
repressivo, ed illusorio il più delle volte, e che gli errori sieno più rari
ricevendo ad orecchio, come sotto dettatura, piuttostochè dover portare gli
occhi alternativamente sulla striscia e sul foglio.
La lettura mediante il suono esige
necessariamente che la trasmissione sia moderata. Con una velocità di 25 parole
al minuto, possibile ad ottenersi sulla striscia in condizioni speciali,
l’orecchio non potrebbe afferrarne i segni, mentre che si può facilmente
leggere con una velocità di 15 o 16 parole al minuto, che di rado viene
oltrepassata.
Quando l’apparato è semplicemente
destinato a ricevere ad udito, può essere notevolmente semplicizzato,
sopprimendo tutta la parte meccanica, restando un semplice relais come nella figura di sinistra.
Vi si applica però una leva un poco
più massiccia, per ottenere un maggior rumore quando batte contro gli arresti e
lo si colloca sopra un piedistallo in legno, assai sonoro. A tale apparato così
ridotto si dà il nome di ripetitore (parleur).
In Francia non s’impiega tal
apparato che in casi speciali, dandogli la forma della figura di destra.
L’elettrocalamita non ha che una sola bobina (zoppa, N.d.R.).
Un braccio K, sostenuto dalla colonna
indipendente A’, è munito di una vite
H, e di una lamina di acciaio fissata
nel punto C, la quale sostiene l’armatura V. La vite H fa le veci di una
spirale di richiamo e si può con questa render più o meno flessibile la lamina.
L’estremità dell’armatura oscilla
fra i bracci dell’elettrocalamita, toccandone il ferro dolce e la vite m,
fissata sopra una sbarra trasversale, sostenuta dalle due verticali B e B’ le quali unitamente all’elettrocalamita son poste sopra un piedistallo
vibrante Q, destinato ad aumentare il
suono.
Il filo dell’elettrocalamita A
fa capo ai bottoni T ed L, ad uno dei quali corrisponde la terra e
all’altro la linea, ossia il tasto. Inoltre, affinché l’apparato possa servire
come traslatore, il pezzo K è isolato
dalla colonna A’, mediante una
piastra d’avorio e comunica col bottone esterno M.
……
I ripetitori non sono ordinariamente
apparati sensibilissimi, per cui si adoperano raramente come traslatori.