114 – Un gancetto da 500 €

                      

 

Il 26 giugno dell’anno scorso, dopo aver trovato in rete l’articolo di Tom French sul “dot stabilizer” – ed essermene subito innamorato – mandai all’amico Claudio Tata la foto qui a destra, tratta da tale articolo, chiedendogli, sicuro di coglierlo in castagna, che cosa fosse quella specie di chiodo a martello, gancio o fermo sulla molla a U del contatto punti (prego i profani di rileggere il tasto Morse semiautomatico o bug). Con mia piacevolissima sorpresa Claudio mi rispose immediatamente e con estrema competenza: ero andato a beccare uno dei tre o quattro radioamatori italiani che lo sapevano! Ne nacque una approfondita discussione, allargata anche a Tom, di natura non solo “tecnica” ma soprattutto “scientifica”, in virtù delle importantissime implicazioni fisiofisiche che vi si potranno cogliere, spero, leggendo i cenni che seguono.

Il bug, questa “protesi” della mano dell’operatore, è un caso specialissimo in cui la funzione delle molle, su cui tanto abbiamo finora insistito, è basilare, imprescindibile. Nella foto a sinistra, un dettaglio di un tipico bug, la freccia rossa indica il braccio del pendolo (elastico, non di gravità), quella gialla i contatti platinati che fanno (make) il punto Morse (dot), quella verde la relativa molla ad U, quella blu la molla a lamina del braccio oscillante. Durante il funzionamento, specie alle alte velocità e se il tasto non è perfettamente regolato (esistono fino a 17 punti di adjust), possono nascere interferenze o moleste interrelazioni tra le numerose parti del sistema, in particolare tra le due molle citate e lo smorzatore o damper (si veda lo schema completo e l’animazione della Morse News 57).

Il “disturbo” più frequente e fastidioso è quello che si producano punti strisciati, graffiati o “screcciati” (split dots, scratchiness) a causa di un contatto incerto, instabile o imperfetto:  per eccesso o difetto di forza di battuta o picchiata del contatto molleggiato su quello fisso (freccia gialla), per sfregamento eccessivo, per rimbalzi, per cattivo allineamento dei due contatti, per sporcizia, per durata di contatto inadeguata, ecc. Theodore McElroy, in una versione DeLuxe (del 1938, dai collezionisti pagata fino a 500 €) dei suoi famosi bug, risolse questo problema con un piccolo gancio che teneva precaricata o pretensionata la molla ad U.

Il fatto che questo piccolo “trucchetto” non sia stato adottato nella stragrande maggioranza dei bug, che continuano ad essere adoperati (e costruiti) senza dot stabilizer significa certo che non tutti gli operatori “apprezzano” (o riescono percettivamente ad apprezzare) i benefici di questa soluzione tecnica. I più per il regolaggio si affidano all’esperienza, e alle proprie preferenze; alcuni più smaliziati rendono più deciso il contatto indurendo la molla a U ficcandovi dentro pezzi di carta o gomma (vedi Morsum Magnificat 16, 1990, p. 7); altri magari ad un lindore asettico preferiscono un po’ di sporcizia nel suono (ffft o pffft).

Spesso, mi chiarì Claudio, il difetto (sia al make che al break) è più accentuato quando si fa il primo punto, mentre per i punti successivi sopperisce la forza viva acquistata dal braccio. In ogni caso il braccio centrale deve venir sottoposto a sollecitazioni inerziali blande in modo che il damper scarichi più facilmente la vibrazione della molla (o delle molle) quando esso torna nella posizione di riposo, e così il sistema (Bug) è in grado di supportare manipolazioni più rapide e che permettono di avere punti più puliti e più ascoltabili (leggibili) dall’interlocutore.

Pur desolato di non poter valutare, per durezza d’orecchio, queste finezze acustiche e meccaniche (o articolatorie), sono convinto che esse hanno un corrispettivo nella manipolazione col tasto verticale, nonché nella manoscrittura e fonazione umana, stante le osservazioni fatte nelle Lucidi News 12 e Lucidi News 13.

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