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– Un gancetto da 500 €
Il 26 giugno dell’anno scorso, dopo aver trovato in rete
l’articolo di Tom French sul “dot stabilizer” – ed
essermene subito innamorato – mandai all’amico
Il bug, questa
“protesi” della mano dell’operatore, è un caso specialissimo in cui la funzione
delle molle, su cui tanto abbiamo finora insistito, è basilare,
imprescindibile. Nella foto a sinistra, un dettaglio di un tipico bug, la freccia rossa indica il braccio del pendolo (elastico, non di gravità), quella gialla i contatti platinati che fanno (make) il punto Morse (dot), quella verde la relativa molla ad U, quella blu la molla a lamina del braccio oscillante. Durante il
funzionamento, specie alle alte velocità e se il tasto non è perfettamente
regolato (esistono fino a 17 punti di adjust),
possono nascere interferenze o moleste interrelazioni tra le numerose parti del
sistema, in particolare tra le due molle citate e lo smorzatore o damper (si veda lo schema completo e
l’animazione della Morse News 57).
Il “disturbo” più frequente e fastidioso è quello che si
producano punti strisciati, graffiati o “screcciati” (split dots, scratchiness)
a causa di un contatto incerto, instabile o imperfetto: per eccesso o
difetto di forza di battuta o picchiata del contatto molleggiato su quello
fisso (freccia gialla), per
sfregamento eccessivo, per rimbalzi, per cattivo allineamento dei due contatti,
per sporcizia, per durata di contatto inadeguata, ecc. Theodore McElroy,
in una versione DeLuxe (del 1938, dai collezionisti pagata fino a 500 €) dei
suoi famosi bug, risolse questo
problema con un piccolo gancio che teneva precaricata o pretensionata la molla
ad U.
Il fatto che questo piccolo “trucchetto”
non sia stato adottato nella stragrande maggioranza dei bug, che continuano ad essere adoperati (e costruiti) senza dot stabilizer significa certo che non
tutti gli operatori “apprezzano” (o riescono percettivamente ad apprezzare) i
benefici di questa soluzione tecnica. I più per il regolaggio si affidano
all’esperienza, e alle proprie preferenze; alcuni più smaliziati rendono più deciso il contatto indurendo la molla a
U ficcandovi dentro pezzi di carta o gomma (vedi Morsum Magnificat 16, 1990, p. 7); altri magari ad
un lindore asettico preferiscono un po’ di sporcizia nel suono (ffft o pffft).
Spesso, mi chiarì Claudio, il
difetto (sia al make che al break) è più accentuato quando si fa il primo punto, mentre per i punti
successivi sopperisce la forza viva acquistata dal braccio. In ogni caso il braccio centrale deve venir
sottoposto a sollecitazioni inerziali
blande in modo che il damper scarichi
più facilmente la vibrazione della molla (o delle molle) quando esso torna
nella posizione di riposo, e così il sistema (Bug) è in grado di
supportare manipolazioni più rapide e che
permettono di avere punti più puliti e più
ascoltabili (leggibili)
dall’interlocutore.
Pur desolato di non poter
valutare, per durezza d’orecchio, queste finezze acustiche e meccaniche (o
articolatorie), sono convinto che esse hanno un corrispettivo nella
manipolazione col tasto verticale, nonché nella manoscrittura e fonazione
umana, stante le osservazioni fatte nelle Lucidi News 12 e Lucidi News 13.