ME 41 – Un “tavolo” abbandonato (25.3.2007)

Nove mesi fa, quando mi occupavo dell’esploditore Breguet (blasting machine), mi capitò tra le mani un apparato surplus con due bei strumentini a zero centrale. Fedele alla filosofia che “non si butta mai niente” mi venne l’idea di farne una sorta di dimostratore o “tavolo Gaeta” (vedi foto, dell’esterno e dell’interno), a indegna somiglianza, per capirci, del “tavolo Buccola” (vedi MO 72).

Si tratta di due circuiti elettrici identici ed elementarissimi: generatore di f.e.m., ottenuta avvicinando o allontanando una bobina (prelevata da un vecchio relè) da un magnete permanente (ex freno elettromagnetico del disco di un contatore di energia elettrica), e “carico” costituito da un circuito “aperto” sulla bobina del voltmetro oppure chiuso in “corto” mediante un interruttore. Per assicurare all’azionamento dei due generatori un minimo di regolarità e comparabilità ne ho sistemato le bobine sulle due leve simmetriche ben evidenti nella foto. La sola differenza è che l’escursione della leva di destra permette l’attrazione completa e il contatto fisico magnete-nucleo, mentre quella di sinistra agisce “a distanza”, perché lascia un sottile “traferro” (intravedibile nella foto) o intercapedine anti attaccamento (sticking) tra la calamita e il nucleo.

L’apparecchio permette di sentire “con mano” l’attrazione elastica, pulita, conservativa della leva di sinistra e, di contro, l’attrazione bruta, schiantata, dissipativa della leva di destra. La differenza tra questi funzionamenti, regolare e “a stratte” (strattoni, strappi), si coglie anche nelle indicazioni dei voltmetri, ed anzi avevo anche previsto un’uscita per un oscilloscopio o un computer, per esaminare meglio e con calma i dettagli della istantaneità o “fuggitività” di questi due tipi di f.e.m (correnti indotte o faradiche).

Con molta concentrazione – sia per l’esiguità del fenomeno, sia soprattutto per la realizzazione casereccia dello strumento – lo sperimentatore può anche avvertire una differenza sensoria nella manovra della leva a circuito aperto e in cortocircuito.

Infine, e soprattutto, lo strumento serve a concretizzare o fare almeno intuire, in attesa di strumenti più esaustivi, la dicotomia lucidiana estensa-intensa, nonché quella punto-linea alla base della mia telelinguistica.

 

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Con la prossima scheda (ME 42 – Il sounder-pendolo), che pubblicherò domani, si concludono queste Melloni News. Subito dopo le raccoglierò e le pubblicherò nei miei Atomi (vedi copertina in calce) e indi darò inizio ad una Nuova serie, sperando in una accoglienza meno fallimentare.

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