ME
3 – Romagnosi e il tifo scientifico (9.1.2007)
All’uscita di ME 1
un amico, a proposito delle mie dichiarazioni d’intenti su Oersted, mi suggerì, se non ho frainteso, di non dimenticare almeno
un cenno a Gian Domenico Romagnosi. Forse,
nell’immaginario collettivo di noi italiani non si può non associare
automaticamente l’invenzione del telefono al nome di Meucci (vedi GA
52), né la scoperta dell’elettromagnetismo al Romagnosi!
Ovviamente né io, né i lettori di queste News, ignoriamo il “nome” di questo dotto, né ancor meno le annose, anzi ormai le “secolari” polemiche sulla priorità della
scoperta, ma un conto è la nozione (o il
nozionismo), e un altro un giudizio di merito sull’intera faccenda,
giudizio che, volendo, ci si può formare leggendo non tanto, o non solo le fonti,
ma almeno le esegesi più autorevoli (come
in questo caso quelle del Govi, da cui proviene il
disegno), le più recenti o semplicemente più reperibili (come il documentatissimo
saggio di Stringari, vedi in rete), o infine quelle che lo
scrivente, come già annunciato, ha in cantiere (sia su Oersted che su Melloni).
In questa News sarebbe infecondo, anzi prematuro,
entrare nel merito della scoperta di Oersted
e dire “ha ragione Tizio o ha ragione
Caio; le barriere tra elettrostatica ed elettrodinamica sono antiscientifiche;
ecc.”. Il mio scopo invece, come chiaramente espresso dal titolo, è
ribadire, anzi “riprovare” ancora una
volta e ancora di più i gratuiti campanilismi, i “partiti presi”, le “partigianerie
o sudditanze scientifiche”, che potremmo definire la brutta copia del tifo
sportivo e forse anche, con qualche indulgenza, la bella copia delle faziosità
e degli “ordini di scuderia” o “squadrismi” di tutte le politiche.
Nella scienza, che istituzionalmente è aperta,
super
partes, apartitica, non ci deve essere
posto, come il nostro Ronchi
mi ha e ci ha insegnato (vedi MO 36),
né per il “principio di autorità”, né
per l’accettazione acritica di cose imposte dall’alto, né, soprattutto, per battaglie
che non siano squisitamente e nobilmente scientifiche – scontri che, per
continuare la metafora sportiva, finiscono sempre in pareggio, e mai con la sconfitta
o, ancor meno, con la sopraffazione dell’avversario – come ad esempio la
disputa tra Melloni e Faraday della quale avremo occasione di
parlare presto e a lungo.