ME
26 – Il filo equivalente (16.2.2007)
Negli antichi gabinetti di fisica le pile (ad esempio la celebre “italiana” qui al
centro) funzionavano sia unendo i due poli con un conduttore (a sinistra), sia con la messa a terra (a destra), ma questo secondo modo, di
matrice “elettrostatica”, veniva
considerato solo un “surrogato” del
primo.
Successivamente, con la pratica, confrontando il
funzionamento di un circuito telegrafico prima tutto metallico (filo di andata e filo di ritorno) e poi
col “ritorno” via terra (vedi MO 102), i telegrafisti e gli ingegneri
scoprirono che in questo secondo caso il rendimento della pila era ben maggiore
(circa il doppio), perché c’erano
minori cadute di tensione.
Da questi inoppugnabili dati di fatto discende
che è improprio, se non del tutto erroneo, considerare la terra “equivalente” al filo di ritorno (vedi ME 23), mentre al contrario, si badi molto
bene, è il “filo”
(prescindendo dall’andata e dal ritorno)
ad essere “equivalente” alla terra, a
surrogarla.