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– Studi su Vail
“The one thing I want to do now is justice to
Alfred Vail”. Queste
parole, secondo la vedova di Vail,
sarebbero state pronunciate da Morse
nel letto di morte (2 aprile 1872),
alzando e movendo l’indice della mano sinistra per dare più enfasi alle sue
parole.
Sta di fatto che di Alfred Vail (1807 – 1859, vedi foto) ben pochi, specialmente in Europa,
conoscono i meriti, ben superiori a quelli di Morse, circa la nascita e lo
sviluppo del “Telegrafo elettromagnetico
americano”. Prova ne sia che l’omonimo libro di Vail (vedi Morse News 125 e 127), il primo testo organico e veramente scientifico, nonché capostipite di tutti i lavori successivi, e ben
più celebri, sul “Morse”, è stato di fatto ignorato, se non massacrato con
traduzioni approssimative, come quella italiana (Lorenzo Polettini, 1850) e probabilmente quella francese (Hyppolite Vattemare, 1847) e tedesca (F. Clemens Gerke, 1851).
Questo naturalmente andrebbe
verificato con un esame diretto e “filologico” di tali testi, suffragato anche
dai più sicuri lavori storici esistenti sia sul Morse americano che sul Morse
internazionale. Mi piacerebbe per esempio compulsare tutti i libri ottocenteschi da me qua e là citati, la marea degli
scritti originali di Morse, i lavori di Gerke,
gli atti delle varie Convenzioni o Conferenze (Vienna, Berlino, Madrid, Cairo, ecc.) che hanno gradatamente
portato alla lenta standardizzazione (almeno apparente) del o dei “codici”
Morse, ecc., ma con tutta evidenza l’impresa, anche se certamente fecondissima
di frutti, si
presenta ardua.
Non mi resta che sperare nel
“recupero” di Vail da parte delle
future generazioni di studiosi e contentarmi, per parte mia, e per suffragare
la mia “telelinguistica”, delle notizie
frammentarie da Pope, Oslin, Smith (G4FAI),
Pierpont, ecc., che già possiedo – su Steinheil,
Robinson, Gerke, Hipp, Matteucci, ecc., che sono stati i veri “padri” e i
veri responsabili dell’“edulcorato”
(rispetto a quello degli USA e del Canada) Morse che abbiamo conosciuto in
Europa.