GA 43 – “Rifiuto e vado avanti!” (14.3.2006)
Chiarissimo Cimino, rispondo alla Sua
cortese, e purtroppo evasiva, email del 3.3.06.
1) Premetto che ho la netta impressione
che Lei non apprezzi abbastanza i miei meriti e che il suo giudizio è involontariamente
condizionato dalla mia polemica col De Mauro. Altrimenti, sono certo, Physis
sarebbe fiera di ospitare un decisivo e inedito contributo sulla denominazione
del “secondo” e su un equivoco linguistico (non una semplice curiosità!) in cui
è incappato uno dei nostri più geniali scienziati, Vasco Ronchi;
2) l’Agenda Buccola va pubblicata così
com’è, perché fa parte integrante dell’articolo pubblicato nel
3) è semplicemente “scandaloso” che la mia
bibliografia buccoliana – quanto di più completo e scientifico esista su questo
autore – sia stata ignorata da Degni, Cavadi e Sprini;
4) altrettanto scandalosa o comunque
inspiegabile è l’indifferenza verso l’inedito di Buccola. Vero è che non si
potrà presentare secondo i consueti standard filologici, ma nondimeno il nome
di Buccola e la preziosità dei contenuti non dovrebbero essere ancora sottratti
alla Scienza, e dovrebbero invece far passare in secondo piano il rigore
filologico;
5) Lei non mi dice nulla sulle parole di
presentazione (sdoganamento) che le avevo chiesto;
6) attendo ancora il cortese incontro con
Silvia che presumo si sia rimessa dall’influenza;
7) Le ricordo la cortesia della ricucitura
con Luccio.
Molto cordialmente, Gaeta
Chiarissimo Cimino,
sono
costretto, mio malgrado, a rendere pubblica la email del 6.3.06 qui riprodotta e a ribadire, facendo mio il motto degli
intrepidi “pacchisti” d’Italia (vedi foto), che non posso accettare la
Sua pur lusinghiera offerta di pubblicarmi l’Agenda Buccola “a condizione di apportarvi profondi rimaneggiamenti”. È la stessa
situazione, che Lei certo ricorderà e che preferisco risparmiare ai pazienti
lettori di questa News, del
pretestuoso rigetto del mio lavoro sul cronoscopio di Hipp (vedi AG
13, § 2.3). Mi corre
l’obbligo però di ricordarLe che non solo il compianto Mucciarelli,
nel 2000, pubblicò i miei scritti con entusiasmo e senza cambiarvi una virgola,
ma addirittura Renzo Titone, nel
1992, volle pubblicarmi il primo lavoro su Lucidi
nella veste dichiaratamente provvisoria in cui glielo avevo mandato (vedi AG
9).
Se queste
pubblicazioni, pur prestigiosissime, sono rimaste senza eco e “lettera morta”, penso mi sia lecito
ipotizzare che la stessa sorte toccherebbe a quelle su Physis. Ma Lei, caro professore, potrebbe ribattermi che questa è
la sorte della stragrande maggioranza degli articoli delle riviste scientifiche
e forse potrebbe anche aggiungere quello che io, ingenuo ed estraneo
all’Accademia, sto scoprendo solo adesso e cioè che lo scopo principale (o unico?) delle pubblicazioni è
l’accumulo titoli per la carriera.
Come Lei ben
sa io la mia carriera l’ho ormai bell’e fatta e le mie motivazioni sono, se mi
consente, ben più nobili: divulgare le scoperte di Buccola, di Lucidi e del
sottoscritto (sul Morse). E se poi Lei, più o meno ironicamente, mi obbiettasse
che le ardue sentenze spettano ai posteri mi permetterei di ribattere che nel
mio caso all’inerzia e all’ostracismo fisiologici verso le novità si somma la
pessima reputazione di cui purtroppo godo, a causa delle pregresse e
inopportunissime polemiche col De Mauro.
Anche se
questi screzi sono del tutto rientrati la gente li
percepisce ancora in atto e quindi
debbo ancora e con più forza ribadire il mio ravvedimento. Il mio errore, la
mia ingenuità sono stati il giudicare una colpa il disinteresse del De Mauro verso Gaeta e verso Lucidi,
mentre invece, giustissimamente, nessuno può sindacare le scelte delle persone,
tanto più se queste godono di un più che meritato prestigio. Ora, poiché
nessuno mi ha assolto da questa colpa ne continuo a pagare a carissimo prezzo
le conseguenze: parafrasando il famoso detto siciliano “Fatti ‘a fama e curcati!” potrei amaramente dire “Fatti la nomea e …futtiti!”.
Concludo,
chiarissimo Cimino, ringraziandoLa
del garbo con cui in questi anni mi ha trattato e soprattutto pregandoLa di
considerare il mio rifiuto non un affronto alla Sua persona, né tanto meno una
sfida o uno schiaffo morale all’Accademia, ma solo un umano gesto di dignità.
Cordialmente, Gaeta.