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24 – Rea Silvia (12.2.2006)
Romolo e Remo, del Rubens. A sinistra Rea Silvia, la madre dei
gemelli.
Caro Cimino,
la Sua disponibilità ad accogliere nella
prestigiosa Physis l’inedito di Buccola “La psicologia come scienza sperimentale” e la mia Agenda
Buccola mi riempie di orgoglio perché mi ripagherebbe della infinita
sequela di umiliazioni subite. Lei è uno dei pochissimi amici che conosce bene
le incresciose vicende in cui mi sono cacciato, ma la gran maggioranza di
accademici (e non) ha di me un’idea ancora
distorta, e ciò forse potrebbe vanificare l’efficacia o sminuire l’“impatto” delle prospettate
pubblicazioni. Ma prima di arrivare al dunque di questa lettera, mi consenta,
all’unico scopo di esemplificare tale “distorsione
di immagine”, di rinvangare brevemente la faccenda della tesi della
dott.ssa Degni.
Ho l’abitudine di prendere nota dei fatti
significativi che mi accadono. Ebbene, il 30 settembre 2004, da un colloquio
del tutto casuale con la prof.ssa Pasqua
Leone, venni a sapere di una importantissima
tesi su Buccola che da qualche anno
circolava in “semiclandestinità”.
Seguendo il consiglio della Leone mi rivolsi
al relatore prof. Giovannipietro Lombardo
e questi, con malcelato fastidio, mi presentò l’autrice della tesi, la dott.ssa
Silvia Degni, insieme alla quale (nell’aula VIII) stava facendo esami. Sia
io che la Degni siamo stati molto
sorpresi di questo improvviso incontro: io sapevo solo di una S. Degni chissà dove in Italia, Silvia invece al sentire il mio nome (evidentemente “rimosso”) quasi “trasalì”,
mostrando grande e sincero imbarazzo. Da questi elementi, ma soprattutto dal
diniego della Degni, di Lombardo e, parzialmente anche Suo, caro
Cimino, a farmi visionare la tesi io
mi convinsi che la magagna consisteva in un plagio del mio lavoro. Solo dopo
tre mesi, e moltissima insistenza,
potei vedere la tesi, capire che non c’era nessun plagio e porgere le mie scuse
a Silvia (vedi BU 6).
Però, a tutt’oggi, dopo un anno, io non so se queste scuse sono state accettate
o meno, perché sia Degni che Lombardo non mi hanno detto niente e
continuano a negarsi alle mie urbane richieste di incontro.
Questo, caro Cimino,
è solo un esempio della “considerazione”
di cui godo. Ecco perché, e concludo, mi prendo l’ardire di chiederle qualche
riga, premessa alle pubblicazioni di cui sopra, che le raccordi agli altri miei
contributi su Buccola (su T&M) e che
al contempo, e autorevolmente, “raddrizzi”,
per così dire, la mia distortissima immagine.
Cordialmente. Andrea Gaeta
P.S. – Il titolo è una dedica alla Degni, non più nelle vesti di “rea”, ma della vestale “Rea Silvia”.