86
– Un funerale rimosso
Oggi è
raro imbattersi in un corteo funebre “appiedato”
perché, per non aggravare il già intasato traffico delle grandi città, i morti
si spediscono velocemente alle loro destinazioni. Gli unici cortei o
assembramenti promossi o tollerati sono quelli delle manifestazioni politiche o
sindacali. Invece in tempi lontani, e più tranquilli, un funerale, anche nelle
grandi città, era quasi un “evento”.
Ho nitidi
ricordi della mia gioventù, negli anni ’50 del secolo scorso, quando i
capannelli di gente che si formavano spontaneamente nella piazza principale di Termini Imerese indicavano che da lì a
poco sarebbe passato un “accompagnamento”,
ossia un funerale. L’importanza del morto si desumeva dalla quantità di gente,
dal numero di “orfanelli” in testa al
corteo, dalle autorità presenti, dai musicanti e soprattutto dal “lusso” della carrozza e dal numero dei
cavalli che la trainavano.
Stando a
questi parametri l’accompagnamento di Buccola di un secolo fa a Palermo fu senza dubbio
di “prima classe”, con un tiro a otto
cavalli, due in più del funerale di Marconi!
Come si legge nelle cronache dell’epoca
(vedi Buccola News 17, 57 e 85) per trasportare il feretro
dalla stazione a S. Domenico il corteo durò un’ora e
mezza e percorse quasi
Malgrado
ciò Buccola e il suo memorabile
accompagnamento sono stati quasi “rimossi”
dalla memoria, anzi dalla “coscienza”
e dall’immaginario collettivo degli italiani. Basti pensare che, tra le
infinite cose che in quindici anni di ricerche, come documentato in questo
sito, non mi è riuscito di rintracciare c’è anche una fotografia del funerale
di Buccola (quella qui sopra è una immagine di repertorio, pescata in internet).
Pur
amaramente prevedendo che neanche questa News
sensibilizzerà qualcuno, aggiungo che sarò grato a chi potesse rintracciare e
favorirmi la foto in questione, come pure quella della cappella del “palazzo Buccola” di via Lincoln (punto blu nella
mappa) (vedi AG
2), di cui ho lo sbiaditissimo ricordo di quando, negli anni ’60,
studente di ingegneria, vi passavo davanti per andare nella vicina via Archirafi.