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– Una illusione audiovisiva
Più tecnicamente l’esperimento che sto
per descrivere si potrebbe chiamare “sinestesia”
o “suggestione” audiovisiva, ma
scarto entrambi questi termini perché il primo comporterebbe sforzi etimologici
che non tutti i miei lettori sarebbero in grado di compiere, mentre il secondo,
forse, potrebbe essere correttamente inteso solo dagli psicologi sperimentalisti. Meglio dunque usare il termine più volgare
“illusione”.
Dopo aver sperimentato con molti metronomi elettronici autocostruiti, più o meno
complessi, tra cui uno progettato dall’amico Crapella, mi risolsi,
tanti anni fa, a comprare quello tradizionale meccanico di Maelzel, a pendolo invertito (vedi foto). Ricordo,
in particolare, che cercai di esaminare, col noto programma Wave Studio, la forma d’onda del suono prodotto, per discernere le
differenze tra i due beat dell’asta,
a destra e a sinistra, in pratica tra il tic
e il tac. Questa discriminazione, come è facile arguire, mi interessava vivamente per avere
lumi su quella simile dei sounder o
martelli sonori, e cioè down stroke e
up stroke (vedi AG 14 e AG 16).
Il computer, con mia sorpresa, mi fu di scarso ausilio
perché non riusciva a evidenziare alcuna differenza
tra le due forme d’onda. Decisi allora di ricorrere a metodi più spicci e
cominciai a smontare l’apparecchio per rendermi conto, almeno, della differenza
dei “movimenti” che producevano i due
suoni. Con ulteriore, anzi maggiore sorpresa, vidi che il meccanismo era estremamente semplice e, soprattutto, che produceva un solo suono, non due come avevo fino ad allora
fermamente creduto!
Senza entrare in dettagli tecnici, che ci porterebbero
troppo fuori dallo scopo di questa News, dico solo che il suono delle “martellate” dello scappamento interno è mono-tono a condizione che il metronomo
sia perfettamente livellato, altrimenti nasce un ritmo “realmente” binario e simile, per capirci, al rumore del treno o
delle vecchie “littorine”.
Dopo questa “scoperta”
volli verificare se anche gli altri cadevano in questa
trappola percettiva. Facevo vedere il metronomo in funzione e chiedevo ai miei
“soggetti” quale rumore, quello di
destra o quello di sinistra, secondo loro fosse più
forte. Con questo trucco psicologico, o depistaggio alla Binet (vedi Buccola News 61),
nessuno mi diceva, o sospettava, che i due rumori gli sembravano identici.
Successivamente facevo ascoltare lo stesso metronomo,
però nascosto da uno schermo alla vista dei soggetti, e chiedevo di confrontare
i suoni di un’altra sorgente sonora (imprecisata).
Sistematicamente, in questo caso, l’orecchio non era ingannato dalle
interferenze visive (sinestesie) e
tutti dicevano che il suono era monotono
(tic – tic –
tic …), come per esempio i moderni
orologi al quarzo da parete.