Dr. Andrea Gaeta  via G. Mantellini 10 - 00179 Roma - Tel. 06. 7857083     e-mail andrea.gaeta@fastwebnet.it

 *  Gli Atomi  - Collana di studi grafici, fonetici ed elettrici – http://www.bitnick.it

                           

Al Prof. Mario Morcellini

Direttore Dipartimento Sociologia e Comunicazione

Università La Sapienza - Roma

   

         Roma, 16 maggio 2004

 

              Chiarissimo Professor Morcellini,

prima di riscontrare, punto per punto, la nota di avantieri, di cui La ringrazio, desidero puntualizzare che non sono ingegnere e che la mia invenzione è denominata Bitnick e non Bitnik: non si tratta di pedanterie, ma di osservazioni funzionali o propedeutiche a quanto dirò nel prosieguo.

Anche se la mia qualifica ufficiale di “professore di elettrotecnica” è in pratica equipollente a quella di ingegnere, io sono laureato in fisica, ma soprattutto, come dovrebbe esserLe noto dai miei numerosi scritti e da autorevolissimi, benché rari, riconoscimenti, sono uno studioso di problemi di comunicazione in senso omnicomprensivo (linguistica, telegrafia, ecc.).

La corruzione Bitnik, purtroppo ricorrente, è una spia eloquentissima – se mai ce ne fosse bisogno! – della sottovalutazione del Sistema Gaeta, insomma è qualcosa che più che alla etimologia esatta “Bi-time-nick” rimanda a Diabolik o simili.

Desidero premettere anche un cenno alla ricucitura dei rapporti col prof. Tullio De Mauro. La Sua opera mediatrice – che Le sollecitavo nella email del 11 marzo scorso e di cui naturalmente La ringrazio – è stata efficace e mi ha permesso un paio di incontri col grande linguista, incontri che se hanno lasciato, come inevitabile, divergenze sulle reciproche posizioni dottrinali (Lucidi, telegrafia, ecc.) hanno di contro fatto chiarezza sulle incomprensioni relative al Bitnick e, soprattutto, sulle mie pregresse intemperanze verbali.

Entro ora nel merito della Sua nota. Io non avevo chiesto una “collaborazione” con la Facoltà di Scienze della Comunicazione ma semplicemente un’attenzione, una presentazione, una “raccomandazione” alla Rai per il mio “Bitnick incompreso”. È stato Lei – forse incautamente, come Le scrissi avantieri nella email privata – a fare le “cose in grande”, per così dire: mi mandò dall’ingegner Del Giudice per l’esame tecnico e poi mi invitò al Corso di Alta Formazione.

La Sua nota è tutta pervasa da una stonatura: Lei è un sociologo e invece le Sue argomentazioni – queste si, gracili! – ruotano quasi tutte sull’aspetto “tecnologico”. Il Bitnick sarebbe datato e perdente rispetto alle meraviglie della multimedialità, in particolare della nuovissima televisione digitale terrestre, basata sul famigerato “ritorno” (del segnale) via telefono.

Se Lei avesse ascoltato - intendo ascoltato veramente - le mie parole al “seminario” del 10 marzo scorso, saprebbe che la forza - e non la debolezza! - del Bitnick è proprio la sua bassa tecnologia, che significa: costi irrisori, risparmio energetico, disinquinamento elettromagnetico. Quindi, se competizione ci deve essere con le “tecnologie alte”, la vittoria è del Bitnick. Il discorso ovviamente sarebbe lungo, ma non vi insisto, invitandoLa a guardare o riguardare il mio sito e a leggere con più attenzione i miei ampi, benché sparpagliati, scritti in merito.

Il Bitnick è poi – e soprattutto, badi – vincente come format, cioè come programma televisivo assolutamente originale, di gran lunga più “educational” di quanto passano le reti generaliste – pubbliche e private - e di un sicuro impatto sul pubblico che a mio giudizio può avere come termine di paragone solo il successo dello storico Lascia o Raddoppia. Mi sarei aspettato una Sua critica da sociologo, non da ingegnere, un’analisi o una previsione su come la “casalinga di Voghera”, o altre fasce di pubblico televisivo, accoglierebbero il Bitnick e soprattutto il talk show Count-down, il programma in seno al quale funziona e ha senso il Bitnick. Non pensa Lei che lo “gusterebbero”, per usare una Sua espressione, più di grandi e piccoli fratelli?

Lei definisce l’attenzione che ha prestato al Bitnick (al Bitnick e non già, come osservato anche al format) “doverosa” per un Dipartimento universitario degno di tal nome. Ma forse con tale “doverosità” Lei intende una specie di dovere d’ufficio, un atto dovuto, un italianissimo perder tempo e prendersi in giro; sono certo che altrove, per esempio in America, si sarebbero buttati a capofitto e con entusiasmo in ricerche sperimentali e concrete sulla psicologia e sociologia del Bitnick, come ho altre volte scritto in questi dieci anni di battaglia contro i mulini a vento.

Concludo con una replica al Suo sconforto per le mie allusioni “dietrologiche”. Ribadisco quello che Le scrivo in privato: non fantastico nessun complotto, solo credo che i pregiudizi sono duri a morire e i silenzi non aiutano. E a Lei, carissimo Morcellini, rimprovero non certo un disinteresse o menefreghismo che dir si voglia, ma una più o meno giustificabile disattenzione per il Bitnick, che dopo dieci anni, è ancora – e forse di più – “incompreso”.

Cordialmente. Andrea Gaeta