BE 34 – L’elettrometro di Beccaria (13.2.2008)
Nella BE 30, sulla scorta e a margine di [Battistini 1930], ipotizzavo che il noto
elettrometro di Henley (a sinistra), utilizzato per oltre un secolo
in elettrostatica, fosse una derivazione, in ordine cronologico, dello gnomone
di “Vichman”, dell’elettrometro di “Elmsley” e infine di quello di Beccaria (a destra). Dopo l’attenta lettura di [Beccaria 1776 e] e [Priestley
1772] occorre approfondire e rettificare molte cose.
Battistini, a causa della poca cura
di Beccaria per i nomi (Elmsley, Elsmley, Pryestley, Aauksbein, ecc.) non riuscì a reperire, neanche con
l’aiuto di un esperto bibliotecario della Nazionale di Torino, la
recensione [Elsmley 1772] che
invece ho rintracciato io, riportandola nella BE 29. Tale “scoperta” mi autorizzava a
presentare (nella citata BE 30) un elettrometro, quello di Elsmley appunto,
che molto probabilmente non esiste! Infatti, anche se parrà strano, Beccaria,
pur nominando, sia in [Battistini
1930] che in [Beccaria 1776 e],
l’elettrometro di “Elmsley”, in realtà, poiché cita [Priestley 1772], intendeva sicuramente
quello di Henley! Inoltre, a complicare
ancora di più le cose, menzionando lo gnomone di “Vichman” in realtà voleva riferirsi a quello di Richman (vedi BE 33)! Fatta chiarezza in questo garbuglio o
pasticcio di nomi passiamo a ciò che conta veramente, alle considerazioni
tecniche.
Beccaria segnala almeno tre
difetti dell’elettrometro di Henley e
ne indica la correzione:
1) Il pendolo di Henley, costituito dal pallino di sughero e dal fuscello di segala A imperniato in B, non è sollecitato solo dalla forza repulsiva del gambo C dello strumento, ma anche da quella
del quadrante di avorio, il che fa perdere al sistema “alcuna coserella della sua mobilità”;
2) L’elettrometro di “Elmsley-Henley-Richman”, essendo a semplice quadrante (cioè un solo quarto di cerchio - vedi
disegno in BE 30),
“opererà inegualmente sul pendolo sospeso
ad angoli diversi” per la limitazione dell’elettricità (linea AO) e l’asimmetria del sistema;
3) È difficile che lo strumento si possa
collocare nel vero “centro della forza
elettrica”. Infatti il pendolo diverge di più se è vicino a corpi “stranieri”, e di meno se si trova “più contrariato da un’atmosfera elettrica
analoga”.
Il primo difetto si corregge inserendo il pendolo
tra due quadranti di cartone perfettamente paralleli e così si è sicuri che la
loro elettricità, se c’è, non disturba il sistema, perché agisce in sensi
contrari (l’illustrazione al centro ne dà
un’idea approssimativa, ma efficace).
Il secondo difetto si elimina raddoppiando il
quadrante da 90° a 180°, cioè usando come scala un
semicerchio (cosa per la verità fatta dallo stesso Henley).
Il terzo inconveniente si aggira introducendo un
secondo pendolo e un secondo semicerchio speculari ai primi (a destra). Le rispettive misure saranno
certamente diverse (campo elettrico non
omogeneo), ma la semisomma dei due angoli darà un valore più esatto “dell’elettricità”.
Per la “comparabilità”
degli elettrometri e altri importanti dettagli rimando a [Beccaria 1776 e], mentre per i
miglioramenti degli elettrometri vanamente tentati da Volta il testo più affidabile è certamente [Hackmann 1978 b].
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